Il mago delle comete
Il mago delle comete è una storia, non delle più note, scritte da Gianni Rodari.
La storia è raccolta all’interno del celebre libro “favole al telefono”, pubblicato per la prima volta dalla casa editrice Einaudi nel 1962.
La storia narra di un mago che cerca di vendere comete fabbricate da lui con una macchina di sua invenzione. Purtroppo nessuno dei genitori vorrà che il proprio figlio ne possegga una.
Le comete in questo caso possono rappresentare sogni ed ambizioni.
Il mago delle comete
“Una volta un mago inventò una macchina per fare le comete. Somigliava un tantino alla macchina per tagliare il brodo, ma non era la stessa e serviva per fabbricare comete a volontà, grandi o piccole, con la coda semplice o doppia, con la luce gialla o rossa.
Il mago girava paesi e città, non mancava mai ad un mercato, si presentava anche alla Fiera di Milano e alla fiera dei cavalli a Verona, e dappertutto mostrava la sua macchina e spiegava com’era facile farla funzionare. Le comete uscivano piccole, con un filo per tenerle, poi man mano che salivano in alto diventavano della grandezza voluta, ed anche le più grandi non erano più difficili da governare di un aquilone.
La gente si affollava intorno al mago, come si affolla sempre intorno a quelli che mostrano una macchina al mercato, per fare gli spaghetti più fini o per pelare le patate, ma non comprava mai neanche una cometina piccola così. “Se era un palloncino, magari” diceva una buona donna. “Ma se gli compro una cometa il mio bambino chissà che guai combina.”
E il mago: “Ma fatevi coraggio! I vostri bambini andranno sulle stelle, cominciate ad abituarli da piccoli.” “No, no grazie. Sulle stelle ci andrà qualcun altro, mio figlio no di sicuro.” “Comete! Comete vere! Chi ne vuole?” Ma non le voleva nessuno.
Il povero mago, a furia di saltar pasti, perché non rimediava una lira, era ridotto pelle ed ossa. Una sera che aveva più fame del solito, trasformò la sua macchina per fare le comete in una caciottella toscana e se la mangiò.”
Illustrazione e didascalia di Alice Gallosi
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