Perché si sciopera il 30 maggio?
Per l’intera giornata di lunedì 30 maggio 2022, i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale del personale della scuola.
Lo scorso 30 aprile 2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n. 36, “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, con il quale il Governo ha deciso di intervenire in materie di salario e carriera del personale docente.
Si parla di “invasione di campo”, perché le decisioni che riguardano cambiamenti in tali ambiti sono prerogativa del Contrattazione Collettiva Nazionale, mentre il Governo potrebbe solo dare indicazioni generali, lasciando alla contrattazione tra Sindacati e ARAN la definizione dei contenuti del contratto. Nel momento in cui il Governo è intervenuto per decreto, ha scelto di scavalcare le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola.
Inoltre, quando le organizzazioni sindacali hanno fatto richiesta per modificare alcuni punti del DL36, si sono trovati di fronte a un muro.
Questo ha portato alla decisione di proclamare lo sciopero.
Ma cosa cambierà con il nuovo decreto-legge?
Ancora una volta la scuola torna ad essere oggetto di tagli. Si prevede la riduzione di circa diecimila cattedre, riduzione delle supplenze e delle immissioni in ruolo, oltre al taglio di 125 euro l’anno dei 500 della carta del docente e dei fondi della legge 440/97 sull’autonomia scolastica.
Ancora una volta si tenta di risparmiare sull’istruzione, recando non solo un enorme danno agli insegnanti e a tutto il personale interno, ma creando un ambiente ostile e non stabile all’interno della scuola stessa, del quale saranno gli stessi alunni a farne le spese.
E non finisce qui.
Il DL 36 prevede l’istituzione di un corso di formazione obbligatorio, della durata di tre anni, non retribuito e da svolgere fuori dall’orario di lavoro. Questo corso di formazione, che non coinvolge anche i docenti con contratti a tempo determinato, prevede esami intermedi e finali, con la possibilità anche di essere bocciati e di dover ripetere l’anno. Solo il 40% dei docenti giudicati “più meritevoli”, alla fine del percorso di formazione riceverà un “premio” in denaro.
Non che i docenti non siano tenuti a formarsi costantemente durante il loro servizio, ma questo percorso formativo, come ogni decisione presa dal Governo senza nessun confronto con le realtà interne al mondo della scuola e dell’istruzione, non tiene conto delle né delle reali esigenze di formazione dei docenti, né delle necessità degli studenti.
L’articolo 33 della Costituzione italiana sancisce che: «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento».
Imporre una formazione del genere, senza tenere conto dei bisogni, differenti per scuole, classi e regioni italiane, ignora completamente le disposizioni della nostra costituzione.
Queste sono le ragioni che hanno portato i sindacati a indire lo sciopero del prossimo 30 maggio e a ricordare che, ogni volta che lavoratrici e lavoratori si sono uniti in maniera compatta verso un fine comune, sono stati ottenuti grandi risultati.
Nadia Rosato
Fonte: Pixabay