Rodari: “l’omino di Niente”
A volte respiriamo noia, a volte viviamo nel vuoto dei nostri sentimenti, a volte siamo cinici, a volte siamo “niente” e Rodari nella storia L’omino di niente racconta perfettamente quel momento cinico nella quale respiri profumi inesistenti, quando vivi il vuoto dei momenti e non trovi stimoli.
Se cerchi le parole adatte per questo momento vissuto nel nulla cercale nella storia di Rodari “l’omino di niente”, opera pubblicata nel libro “favole al telefono” adatta sia ad adulti sia ai bambini, perché per il dolore non ha età:
“C’era una volta un omino di niente. Aveva il naso di niente, la bocca di niente, era vestito di niente e calzava scarpe di niente. Si mise in viaggio su una strada di niente che non andava in nessun posto. Incontrò un topo di niente e gli domandò: – Non hai paura del gatto?
– No davvero, – rispose il topo di niente, – in questo paese di niente ci sono soltanto gatti di niente, che hanno baffi di niente e artigli di niente. Inoltre, io rispetto il formaggio. Mangio solo i buchi. Non sanno di niente ma sono dolci.
– Mi gira la testa, – disse l’omino di niente.
– È una testa di niente: anche se la batti contro il muro non ti farà male.
L’omino di niente, volendo fare la prova, cercò un muro per batterci la testa, ma era un muro di niente, e siccome lui aveva preso troppo slancio cascò dall’altra parte. Anche di là non c’era niente di niente.
L’omino di niente era tanto stanco di tutto quel niente che si addormentò.
E mentre dormiva sognò che era un omino di niente, e andava su una strada di niente, e incontrava un topo di niente e mangiava anche lui i buchi del formaggio, e il topo di niente aveva ragione: non sapevano proprio di niente.”
Illustrazione e didascalia di Sonia Giampaolo
L’omino di niente di Gianni Rodari
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