Sofonisba Anguissola: abbattere il patriarcato a colpi di pennello
Scopriamo la storia dell’unica donna a figurare tra le grandi personalità dell’arte riconosciute nel passato
Prima del Novecento sono pochissime le donne che hanno avuto la possibilità di esprimersi nell’ambito dell’arte figurativa. Generalmente queste sono state incomprese nel proprio tempo e riscoperte nel nostro.
Il caso di Sofonisba Anguissola è particolarmente singolare in questo senso: durante la sua vita, nel corso del Cinquecento, è stata molto apprezzata, al punto che Giorgio Vasari, l’architetto che realizzò gli Uffizi, la cita nel primo libro organico di storia dell’arte, il prestigioso Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori.
Sofonisba è l’unica donna ad apparire nella lista dei più illustri nomi della storia dell’arte cinquecentesca e antecedente.
La sua biografia è tra quelle di Leonardo, Raffaello, Michelangelo e gli altri, eppure nel presente, è tristemente misconosciuta.
Nata nel 1531 a Cremona, da una famiglia nobile di origini Piacentine, dimostrò un talento precoce.
Sin da bambina dipingeva incoraggiata dal padre, un appassionato d’arte che promuoveva le sue attitudini e fu capace di trasformarla in una figura di spicco; il talento della pittrice era noto anche a Michelangelo che la stimava e la sosteneva.
Numerosi e significativi gli autoritratti in cui la donna esprime un doppio ruolo: autrice e musa. Nel Cinquecento questo è un vero e proprio atto politico perché in questo modo la figura femminile si emancipa e non è più solo oggetto e figura passiva. È un soggetto che agisce oltre che ispirare: la donna finalmente diventa creatrice, non in senso materno ma artistico.
Mentre la femminilità era prigioniera nei ruoli obbligati di madre e sposa, Sofonisba convola a nozze solo dopo i quarant’anni, si risposa dopo essere rimasta vedova e non avrà mai figli. La sua sfida alla società è la semplice espressione delle proprie passioni del proprio essere e dei propri desideri, senza sottomettersi agli usi del tempo.
Questa sicurezza si traduce, fortunatamente, nell’accettazione che l’autrice trova all’esterno: la pittrice ha grande successo in tutte le corti italiane come in Spagna.
L’Anguissola ha influenzato Caravaggio che si ispirò a dei suoi disegni per la realizzazione di Ragazzo morso da un ramarro.
La formazione artistica della ragazza prodigio venne affidata a Bernardino Campi, un manierista che ospitò Sofonisba per un paio d’anni allo scopo di darle un’educazione artistica continuativa. Campi venne ritratto dalla pittrice in un’opera di avanguardia.
Il quadro è simultaneamente una raffigurazione del maestro e un autoritratto. Da questa combinazione scaturisce un gioco di sguardi eccezionale: il manierista è nell’atto di dipingere Sofonisba ma rivolge gli occhi verso lo spettatore e quindi verso la vera autrice del quadro. Chi osserva, in questo modo, si identifica nella pittrice che può anche distinguere come soggetto immortalato sulla tela che è dentro la tela.
Quella di Sofonisba Anguissola è una storia a lieto fine, che forse fa meno scalpore di altre, ma è necessario non sia dimenticata.
La donna è morta a Palermo a 93 anni, altro primato per l’epoca, e i suoi quadri hanno un valore inestimabile sia in senso estetico che storico, ma soprattutto perché rappresentano il primo passo compiuto delle donne all’interno della storia dell’arte canonica.
Sara Picardi
Copertina: Sofonisba Anguissola, Public domain, via Wikimedia Commons
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