Vediamoci al Gambrinus e facciamo quattro chiacchiere, Napoli e i suoi caffè letterari
Luciano De Crescenzo diceva che il caffè non è altro che una scusa per vedersi e chiacchierare, e questo la borghesia napoletana del XIX-XX secolo lo sapeva bene.
Quando in questa città nascono e si diffondono i primi caffè, pasticcerie e gelaterie, questi locali diventano luoghi d’incontro, veri e propri cenacoli di letterati, artisti e giovani rivoluzionari; scopriamo qualcuno tra i caffè storici di Napoli.
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento a Napoli sorsero le prime caffetterie, botteghe, saloni dove bere un caffè in tranquillità accompagnato da dolci e altre prelibatezze; questi locali erano diffusi soprattutto nelle zone più frequentate della città quali via Toledo, via Chiaia, fino all’odierna piazza Dante.
Cominciamo con una caffetteria fondata ad inizio Ottocento nei pressi di Piazza Carità, questo locale conservava l’insegna settecentesca del locale precedente “Bottega del Caffè”.
Fondata da un uomo di nome Vito Pinto, la caffetteria era nota principalmente per la produzione del suo sorbetto artigianale, una sorta di gelato cremoso adorato dalla sua clientela, tanto che per questa sua specialità i Borbone assegnarono al proprietario il titolo di barone.
Tra i clienti della Bottega del Caffè ricordiamo il poeta Giacomo Leopardi che, assieme ad Antonio Ranieri, era anch’egli amante del sorbetto di Vito.
La bottega cambiò gestione nel 1855, quando il locale fu affidato ad Antonio De Angelis, il quale cambiò il nome della caffetteria in “Caffè De Angelis”.
Il caffè era frequentato in particolare da giovani studenti repubblicani che lì discutevano e organizzavano manifestazioni politiche.
Altro celebre locale napoletano, fondato da Giovanni Donzelli nel 1810, fu il Caffè Trinacria, situato nella frequentatissima via Toledo.
La caffetteria si presentava come un luogo estremamente curato dalle pareti bianche con degli specchi e rifiniture in oro, insomma un locale alquanto chic che non poteva non attirare l’alta borghesia partenopea che era solita incontrarsi proprio in questo caffè.
Uno dei clienti habitué del locale fu ancora Giacomo Leopardi, il quale quando abitava a Napoli, amava passeggiare lungo via Toledo e gustare il gelato seduto ai tavolini del Trinacria.
Ma Leopardi non fu l’unico letterato a frequentare il caffè, al Trinacria era venuto anche Alexandre Dumas assieme al giornalista Pier Luigi Fiorentino.
Durante i primi decenni dell’800 un altro celebre caffè era senz’altro il Caffè delle Quattro stagioni, meglio conosciuto come Caffè del Molo.
Questo locale divenne punto d’incontro di giovani intellettuali bohémien e giornalisti, tanto che nel luglio del 1829 il locale divenne sede della redazione di un giornale chiamato proprio Il Caffè del Molo.
Il caffè era famoso soprattutto per essere frequentato da sarcastici epigrammisti; per alcuni anni infatti Raffaele Petra marchese di Caccavone e Francesco Proto duca di Maddaloni, due abili epigrammisti si sfidarono lanciandosi l’un l’altro sarcastici epigrammi sulle avventure d’amore di un certo Don Simone, cliente abituale delle caffetterie di Napoli.
Nel corso dell’Ottocento un altro importante caffè che divenne un cenacolo di artisti fu il Caffè del Commercio, situato nei pressi di quello che oggi è il teatro Mercadante; probabilmente questo locale fu la prima sala da Caffè-concerto napoletana.
Tra i clienti affezionati c’erano Eduardo Scarpetta, Francesco Mastriani, Pietro Mascagni che vi suonò al pianoforte abitualmente per diversi mesi; il locale poteva vantare ottimi spettacoli organizzati al suo interno, attirando importanti artisti come, oltre ai già citati, la cantante lirica Madama Bertini.
Verso la fine del secolo nell’attuale piazza Municipio era situata la birreria dello Strasburgo, qui, oltre che il caffè, i clienti potevano gustare un’ottima birra godendosi spettacoli e concerti poiché il locale era anche una sala da caffè-concerto.
Trovandosi nei pressi del teatro San Carlo, solitamente, dopo gli spettacoli l’alta borghesia partenopea si riuniva ed intratteneva fino a tarda notte allo Strasburgo; il locale era frequentato soprattutto dai nobili, dai ricchi commercianti, da avvocati ma anche dagli artisti, tra questi ultimi ricordiamo in particolare Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo.
Le sale dello Strasburgo erano particolari anche per la loro decorazione eccentrica, infatti il locale sembrava una sorta di giardino con piante ornamentali e fiori sparsi ovunque.
Il locale ebbe un grande successo, tuttavia, con l’apertura del Gambrinus nel 1890, la maggior parte della clientela abituale della birreria si trasferì al celebre nuovo caffè.
Il primo novembre del 1890 nell’attuale piazza Trieste e Trento, veniva inaugurato nei locali del precedente Gran Caffè, il nuovo Gran Caffè Gambrinus, la cui realizzazione fu affidata all’architetto Antonio Curri e ad un consistente gruppo di pittori.
Il Gambrinus, con la sua apertura, provocò la chiusura di molti altri locali concorrenti: qui vi si concentravano infatti artisti, poeti, nobili, attori, politici e la borghesia napoletana tutta.
Il Gambrinus si trovava in una posizione assolutamente centrale che richiamava gente proveniente da via Toledo, via Chiaia, ma anche dal centro storico e dalla zona portuale.
Oltre alla posizione del locale, a contribuire alla sua fama era sicuramente la bellezza dei suoi interni in stile liberty curati nei minimi dettagli, basti solo pensare alle sue pareti decorate da quadri e rifinite in oro che facevano sentire i clienti come in una galleria d’arte.
Anche il Gambrinus divenne un cenacolo di artisti, tra questi, clienti abituali erano Ernesto Murolo, Libero Bovio, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Enrico De leva e molti altri.
Anche il poeta Gabriele D’Annunzio sarebbe passato per il Gambrinus, si narra che proprio sui raffinati tavolini del Gambrinus abbia scritto la canzone ‘A Vucchella. Secondo un’altra versione della storia invece, la canzone sarebbe stata scritta per una scommessa fatta con Ferdinando Russo nella redazione de Il Mattino e soltanto in un secondo momento copiata dal poeta su di un tavolino del caffè per risarcire il cameriere Ciccillo di alcuni debiti dovuti alle sue consumazioni non pagate.
Il Gambrinus è ancora oggi uno dei locali storici napoletani più prestigiosi e frequentati.
Infine, non possiamo non citare il complesso dell’Eldorado-Lucia, il ritiro estivo dell’élite partenopea.
L’Eldorado-Lucia sorgeva al Borgo Marinari, nei pressi di Castel dell’Ovo.
Il complesso era composto da una zona termale per fare un bagno nelle acque delle sorgenti di Palazzo Reale, poi ci si poteva riposare su delle terrazze lungo le quali c’erano degli chalet decorati dal glicine, c’erano ancora una caffetteria, il teatro e piscine con acqua di mare.
Insomma, un paradiso estivo dove la borghesia e l’intellighenzia napoletana si ritrovava durante i mesi estivi in città.
Il teatro dell’Eldorado-Lucia portava in scena opere e spettacoli vari, a passare di qui ricordiamo in particolare Lydia Jonson, Elvira Donnarumma, Yvonne de Fleuriel e altre, ma anche importanti compagnie teatrali napoletane e non.
Questi caffè costituiscono solo una parte dei locali storici partenopei, ce ne sarebbero molti altri.
Come si è visto, tra l’Ottocento e il Novecento, la vita degli artisti e letterati napoletani che facevano di questa città un importante centro artistico-culturale ruotava anche e soprattutto attorno ai caffè napoletani che fungevano da fondamentale punto di ritrovo se non da veri e propri cenacoli culturali.
Benedetta De Stasio
Copertina: Dissapore
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