Come ci si conosce nel 2022?
Domanda che dovrebbe essere nei Google Trends, perché sento che il disagio esistenziale non è solo mio, ma è di tutti. Datemi torto.
Non voglio iniziare dai soliti discorsi delle lettere mandate oltreoceano e l’attesa spasmodica di una risposta in un arco di tempo che andava dai 15 giorni ai 3 mesi, no.
Non voglio parlare della carta e della penna. Non voglio parlare di mariti che lavoravano dall’altra parte del mondo e donne sempre in fibrillazione per il loro ritorno. Non parlerò di questo. Restiamo nell’arco temporale del nostro secolo e cerchiamo di capire.
Le prassi iniziali di solito sono due:
Caso numero 1: lui chiede “da dove vieni? quanti anni hai? cosa fai nella vita? cosa cerchi qui?” e quando rispondi “senti, ma una frase un po’ più originale non ce l’hai?” lui subito parte con l’insulto “hai mangiato pane e antipatia a colazione?”. Tu a quel punto hai capito che hai già messo a dura prova la pazienza del malcapitato, cancelli la conversazione e finisce lì.
Caso numero 2: nella bio hai già scritto che non ti piacciono le frasi convenzionali, vuoi fare l’originale e ti aspetti che anche dall’altra parte ci sia qualcuno che cerchi di utilizzare qualche neurone in più. E allora partono le frasi ad effetto del tipo “ultimo libro letto? di solito cosa guardi al cinema? cosa ne pensi dell’invio delle armi da parte dell’Italia in Ucraina?”, a quel punto, personalmente, cerco di buttarla sempre in caciara, perché di cominciare conversazioni serie su un’app di dating proprio non mi va, e sicuramente non andrebbe neanche al malcapitato. Poi se si è fortunati, si passa allo scambio del numero e si continua la stessa conversazione inutile da un’altra parte.
Come vedete, non ho neanche minimamente considerato che questo tipo di conversazioni possano avvenire nella real life poiché, da quando mi sono sfidanzata (preferisco la “s privativa” per fare finta di non essere zitella, lasciatemi illudere), non è capitato neanche mezza volta, in otto mesi, che qualcuno, in un bar o in qualsiasi luogo pubblico, abbia approcciato alla sottoscritta.
Ma cosa vi è successo? Il catcalling vi ha terrorizzato? O siamo noi donne che vi spaventiamo in generale? Perché non rischia più nessuno?
La conclusione, a questo punto, è sempre la stessa, non lusingatevi possa uscirne qualcosa di buono, perché così non sarà (sì, in realtà lo sto dicendo a me stessa poiché ancora mi illudo e ci spero).
Se la persona ti piace, e se siete passati su WhatsApp evidentemente è già così, vi date il primo appuntamento. Momento che personalmente aborro, io preferirei passare direttamente ai secondi, che paura ogni volta pensare di non essere come si sembra sui social: “e se pensa che abbia messo troppi filtri? e se poi mi vede e non gli piaccio? e se… bla bla bla” quanti drammi.
Vi vedete, si parla un po’, si fa quello che si deve fare, e credetemi, questo è già un punto di arrivo, e poi dopo un po’ tu smetti di fare il ruolo della menefreghista ‘sì vabbè, prendo le cose come vengono’ (ma cosa vuoi prendere le cose come vengono che ci tieni anche se solo ti dice “ciao”), lui si sente under pressure per chissà cosa e finisce lì.
Insomma, ci illudiamo di poterci adeguare a quello che ci offre la società contemporanea ma alla fine quello che vogliamo tutti sono: attenzioni e qualcuno che ci tenga veramente. Possiamo avere anche mille primi appuntamenti, possiamo sbatterci la testa altre duemila volte, soffriremo, faremo l’ennesimo piantino gridando al cielo “MA PERCHÈ NON MI VUOLE”, eppure ci cascheremo un’altra volta perché non abbiamo via di uscita dal vortice tossico che ci siamo creati da soli.
Lucia Russo
Copertina: agendadigitale.eu
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