Filippo Timi e il suo Cabaret delle piccole cose
Per la sezione italiana va in scena il 14 e il 15 giugno il Cabaret delle piccole cose, di e con Filippo Timi.
Una candelina cianfrusaglia, un rubinetto piagnone, l’ultima sigaretta prima di smettere di fumare, un sasso innamorato di un altro sasso ma senza bocca per baciarlo: questi sono i protagonisti del Cabaret delle piccole cose. Filippo Timi dà anima e voce a ciò che per natura è inanimato: cose, oggetti comuni, cianfrusaglie senza una vera utilità.
Ho scritto questi monologhi per dare voce a chi voce non ha – spiega Filippo Timi. Si tratta di una drammaturgia che nasce dal silenzio e dalla fragilità di sentimenti che appartengono al mondo. Questi piccoli oggetti, come per magia, prendono il coraggio di strappare i fili dell’ovvietà, e si propongono, in un cabaret a volte surreale a volte melanconico, a volte disperatamente comico.
Nove giovani attori (Erica Bianco, Livia Bonetti, Matteo Cecchi, Francesca Fedeli, Roberto Gudese, Ilaria Marchianò, Viola Mirmina, Marco Risiglione, Federico Rubino) e lo stesso Timi, vestiti da scolaretti, con un naso da pinocchio, prestano la loro voce, i loro sentimenti, la loro umanità alle piccole cose, in un cabaret che ha la delicatezza, la tenerezza e la malinconia di chi non ha mai veramente smesso di essere bambino.
Lo spettatore è calato in una dimensione fanciullesca, aurorale, sognante, vagamente crepuscolare. In questa dimensione le piccole cose, le loro storie, il loro sentire è in fondo quello di ognuno di noi: nelle piccole cose ognuno riesce a trovare se stesso, le proprie piccole tragedie, i proprio umori, le proprie emozioni.
In uno spettacolo che non è semplicemente comico, bensì anche melanconico, tragicomico, dolcemente triste eppure sorprendentemente esilarante, Timi riesce nell’impresa che è poi il senso stesso teatro: stupire, meravigliare, sorprendere. Assistere al Cabaret delle piccole cose è, per lo spettatore, cambiare per un attimo prospettiva, guardare se stesso da un’altra angolazione, guardarsi vivere dall’esterno, guardarsi vivere nelle piccole cose.
È l’autore stesso a invitarci ad entrare nelle piccole cose, a scegliere nel baule delle piccole cose quale ci assomiglia di più, a guardare le piccole cose, così come noi stessi, con rispetto, con clemenza, con umana compassione.
Dunque, il consiglio che La Testata si sente di darvi è: cercatelo, cercate il Cabaret delle piccole cose di Filippo Timi e andatelo a vedere. Ne rimarrete ammaliati, sorpresi, meravigliati.
E cos’è il teatro se non una parentesi di meraviglia?!
Valentina Siano
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