Lovecraft: l’uomo dietro al mito
Potremmo scrivere interi saggi sul contributo letterario e artistico di Howard Philips Lovecraft e avremmo solo scalfito la punta dell’iceberg.
Il solitario di Providence ha infatti rivoluzionato l’intera letteratura di genere, creando una nuova visione della letteratura dell’orrore e della fantascienza.
Ma ben lungi dalla sola influenza letteraria, la sua idea di una cosmogonia malvagia e di puro pessimismo ha formato un’incalcolabile schiera di artisti, dal mondo della musica fino a quello videoludico.
Ma oggi non parleremo delle sue opere, bensì della sua strana vita.
A leggerla in fretta e furia con i semplici riferimenti cronologici e geografici la vita di Lovecraft sembra straordinariamente lineare e piatta, perfino troppo.
Nato a Providence nel 1890, trascorre l’infanzia e la giovinezza scrivendo nella sua città natale, per poi trasferirsi per tre anni a New York assieme a sua moglie. Dopo aver rotto i raporti con lei torna a Providence, dove muore nel 1937 alla sola età di 46 anni per un tumore allo stomaco.
Un matrimonio durato pochi anni, un unico viaggio importante nella sua vita e un’intera esistenza votata alla scrittura nella stessa città dove è cresciuto. Detta così, sembra una vita davvero poco affascinante per un uomo divenuto leggenda. Addirittura noiosa.
Ma in questa vita semplice e all’apparenza noiosa risiedono i germi delle sue tematiche intrise di un pessimismo senza speranza, dei suoi orrori e degli incubi indicibili che perseguiteranno tutte le sue notti sin da quando era bambino.
Iniziamo col dire che il padre di Lovecraft mostrò i primi segni di squilibrio mentale molto presto, per poi morire in un ospedale psichiatrico, lasciando il figlio alle cure di una madre iperprotettiva e fanatica religiosa.
Famoso è il motivo per cui la madre lo convinceva a non uscire troppo di casa. A detta della donna, infatti, il figlio era troppo brutto per stare con gli altri bambini.
Fortunatamente, però, il giovane scrittore fu cresciuto anche da due amorevoli zie e da un nonno che lo introdusse alla letteratura gotica con una sterminata libreria antica. In questi tempi inizia a prendere forma il suo amore per la letteratura come forma di evasione.
Ma le nevrosi per l’eccessiva chiusura della vita domestica non tardano ad arrivare e ben presto si riversano nei suoi sonni sottoforma di incubi. Incubi che descriverà minuziosamente nelle sue lettere. Creature alate e senza volto lo trascinavano lontano, via dal mondo.
E qui incontriamo uno degli aspetti più caratteristici dello scrittore, ovvero la sua grafomania. Secondo accurate stime il solitario avrebbe scritto in tutta la sua vita oltre centomila lettere. E non parliamo di brevi saluti, ma di veri e propri tomi in cui discuteva innumerevoli questioni culturali.
Ed ecco un aspetto che dovrebbe far riflettere. La fitta corrispondenza.
Sarebbe a dire che il solitario di Providence non era poi così solitario.
Difatti, abbandonati gli studi liceali per le nevrosi e mal di testa continui, Lovecraft strinse numerosissime amicizie. Elitarie e molto riservate, ma legate da un profondo affetto.
Ogni persona che lo conosceva concordava nel rilevare in lui caratteristiche a dir poco peculiari, come una cultura sconfinata e una conoscenza geografica e astronomica fuori dal comune nonostante non avesse mai viaggiato. Nel 1905 scoprì addirittura con trent’anni di anticipo l’esistenza di Plutone.
Ma di Lovecraft è purtroppo ben nota anche la visione razzista e ultraconservatrice. Era addirittura convinto che l’America avesse fatto un grave errore a separarsi dall’Inghilterra, per non parlare del suo rapporto molto chiuso con l’altro sesso.
Non può che destare sorpresa, perciò, la sua storia d’amore con Sonia Greene, una modella ucraina. A quanto pare lo scrittore rimase colpito dalle doti letterarie della donna, a tal punto da fare il famoso viaggio a New York.
Secondo molti Lovecraft era misogino e addirittura asessuato, ma la moglie prima del divorzio non mancò di dichiararlo un “amante eccellente’’.
La storia fra i due fu però funestata dai problemi economici sempre più gravi, culminati col divorzio e il ritorno di H.P a Providence. Delle sterminate lettere d’amore da lui scritte non rimane nulla perché Sonia le bruciò tutte.
Comunque la povertà dello scrittore si acuì sempre più, benchè lui non se ne lamentasse particolarmente nelle lettere. Anzi è nota la tranquillità con cui lui parlava della sua dieta settimanale che soddisfava con soli tre dollari, costituita unicamente da cibo piccante e gelato.
Personalità curiosa, Lovecraft. Amante della lealtà nell’amicizia, non avvertì però i suoi amici per evitare di farli preoccupare una volta saputo del cancro allo stomaco. Il famoso scrittore Robert Howard, suo grande estimatore, disse che avrebbe attraversato l’America in ginocchio fino al suo capezzale se avesse saputo prima delle sue condizioni di salute.
Si spense solo in quella Providence che era stata per lui un dolce ovile e una tremenda prigione.
Ancora oggi viene considerato l’unico scrittore capace di rivaleggiare con Edgar Allan Poe e ogni anno migliaia di appassionati si recano a Providence unicamente per rendergli omaggio.
Gabriel Santomartino
Copertina: Pixaby