Politicamente informato: Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese
Luciana Lamorgese è la terza donna nella storia della Repubblica Italiana a ricoprire l’incarico di Ministra dell’Interno, dopo Rosa Russo Iervolino e Annamaria Cancellieri.
Ha assunto la carica il 5 settembre del 2019, nel governo Conte II e, nel 2021, è stata confermata come ministra anche nel governo Draghi.
Ma che cosa faceva prima di diventare ministra?
Il suo curriculum vitae è infinito e non basta un articolo per raccontarlo tutto.
Luciana Lamorgese nasce a Potenza l’11 settembre 1953. Laureatasi in Giurisprudenza con lode, ha iniziato la sua carriera lavorativa come avvocata, per poi prestare servizio presso la prefettura di Varese. La sua carriera politica inizia a decollare quando, nel 2010, viene nominata prefetta di Venezia.
Dal luglio 2013 al febbraio 2017, all’epoca in cui il ministro dell’interno era Alfano, è stata capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, e proprio in questo periodo ha gestito un piano di incentivi per le strutture ospitanti richiedenti asilo e ha contribuito alla creazione dei primi hotspot di accoglienza durante la cosiddetta “crisi dei rifugiati”.
Per evitare che l’accoglienza dei profughi si concentrasse solo in poche città, Lamorgese ha cancellato alcune ordinanze, emanate dai comuni a maggioranza leghista, che prevedevano sanzioni per i cittadini e gli enti intenzionati a ospitare richiedenti asilo.
Fino al 2018 ha poi ricoperto la carica di prefetta di Milano.
E arriviamo finalmente al 2019, quando Lamorgese sostituisce Matteo Salvini nella carica di ministro dell’interno. La sua nomina è stata fortemente voluta sia dal Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti che, per raggiungere l’accordo con il Movimento 5 Stelle, aveva posto come condizione la discontinuità in tema di immigrazione rispetto alle politiche del governo precedente, sia dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Pochi giorni dopo la sua nomina, Il 23 settembre 2019, l’Italia e altri quattro Stati membri dell’Unione europea, Germania, Francia, Malta e Finlandia, hanno concordato un progetto da presentare agli altri Paesi dell’UE su come gestire la crisi dei migranti; in particolare si proponeva di amministrare gli sbarchi con un meccanismo di rotazione dei porti su base volontaria, coinvolgendo quindi solo i paesi aderenti. Tale meccanismo di redistribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo settentrionale interessa non solo chi ha diritto alla protezione umanitaria, ma tutti i richiedenti asilo, ovvero la quasi totalità di chi sbarca.
Dopo più di un anno, tuttavia, il progetto non è stato ancora realizzato e rimane una proposta in discussione, soprattutto perché con lo scoppio della pandemia di COVID-19 agli inizi del 2020, la ministra Lamorgese e l’intero governo Conte II si sono concentrati soprattutto sulle conseguenze di tale pandemia anche per quanto riguarda l’ordine pubblico.
Nadia Rosato
Copertina realizzata dalla redattrice
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