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“Ribut” e la freschezza di una “nuova poesia”

In uscita a fine giugno, questa raccolta di versi sparsi, immagini e suoni nasce dai dolci echi (lontani e vicini) di artisti e poeti.

Grazie al lavoro di quattro autori (Marcello Affuso, Maria Laura Amendola, Lucia Maritato e Manuel Torre), accompagnati dai disegni di Federica Dias e dalle suggestioni sonore di Achille Campanile, “Ribut – Dialoghi, visioni e paradossi poetici” fa presagire col suo titolo la presenza di qualcosa di già noto al pubblico. Ma sarebbe riduttivo dire che ogni poesia è stata ispirata dai testi di autori famosi.

Il progetto di questi giovani artisti è molto più ampio ed articolato. Introdotto dalla prefazione di Silvia Acocella, professoressa di letteratura italiana contemporanea all’Università di Napoli Federico II, si capisce che il primo passo per interpretare questa raccolta è quello di lasciarsi cullare anche dagli echi del passato.

Conoscere l’ipotesto (citato tra parentesi prima di ogni poesia) può rendere la lettura ancora più suggestiva e piacevole. Ma non c’è bisogno di conoscere tutte le poesie di Montale, Caproni e Kavafis per godersi al meglio la raccolta. Basta lasciarsi trasportare dagli autori e dai loro stessi suggerimenti.

Non a caso vi sono titoli demarcativi per ogni sezione. La prima parte, scritta da Marcello Affuso, prende il nome di “Dialisi, ricostruzioni e apparenze” e nasce dalle impressioni suggerite da poeti e poetesse molto noti, come Saffo, Ungaretti, Quasimodo, Bukowski e tanti altri. La reinterpretazione dei versi e delle emozioni che scaturiscono da questi giganti della letteratura ha sortito un effetto insperato: non c’è stata banalità, non c’è stato oltraggio, ma l’esatto contrario. Ci si trova di fronte ad una poesia completamente nuova, capace a sua volta di generare fremiti. 

È originale, ad esempio, la reinterpretazione dei versi della Canzone di Bacco e Arianna, che per l’occasione diventano Chiara Ferragni e Fedez.

Tematiche come quelle della nostalgia, del ricordo, dell’erotismo sono ben intrecciate in alcuni casi anche a denunce di carattere sociale, come nel bellissimo riadattamento della poesia dannunziana “I pastori”, che narra stavolta il dramma dei migranti nel Mediterraneo:

Andiamo.
È tempo di migrare
Ora in terra libica
Umili scheletri di persone
Lascian macerie e vanno verso lo scafo

Ah dio
Perché non sei tu a remare con questi pastori?

La seconda parte è stata scritta da Maria Laura Amendola e il titolo già preannuncia quale sarà la tematica dominante: “Di ciò che più è la poesia, donna”. Tante poetesse come Mariangela Gualtieri, Patrizia Cavalli e Alda Merini hanno ispirato l’autrice, che fa anche un bellissimo omaggio alle tante donne transgender uccise negli ultimi anni. 

La terza sezione, scritta da Lucia Maritato, è diversa dalle altre perché ispirata maggiormente da prosatori, come Flaubert, Dostoevskij e Virginia Woolf. In “Costruzione e disfacimento” nulla è lasciato al caso, ed ogni parola stampata è un omaggio alla letteratura ed ai tanti sognatori che le hanno dato vita:

Lasciate che i sognatori sognino
nella loro mortalità,
loro non hanno tempo per fantasticare,
stanno costruendo paradisi
dove poter vivere da vivi.

L’ultima parte (“Sfumate dimensioni”) è stata scritta, invece, da Manuel Torre. Il suo modo di scrivere e lasciarsi ispirare subisce in maniera più evidente l’influenza di elementi estremamente vicini a noi. Le sue poesie sono in molti casi una denuncia di diversi aspetti della contemporaneità, ignorati dalle persone, spesso indifferenti di fronte a tante atrocità del presente.

Le pagine di questa raccolta non sono costellate solo di versi. Espedienti grafici e visivi accompagnano la parola, come accade con i disegni di Federica Dias, che si ritrovano sfogliando il libro. Una cosa che, però, salta immediatamente all’occhio è la presenza di un QR-code: questo rimanda ad una pagina web dove è possibile ascoltare alcuni dei testi descritti prima, arrangiati e cantati da Achille Campanile.

Scegliere di leggere “Ribut” mi ha fatto riscoprire vecchi autori trovandone di nuovi. Questi scrittori e artisti contemporanei sono riusciti a donarmi impressioni inedite e fresche, attraverso la bellezza immortale del linguaggio poetico.

Elena Di Girolamo

Elena Di Girolamo

(Madda)Elena Di Girolamo, classe ’96, si laurea troppo presto in Filologia Moderna, quando non sa ancora spiegare alla nonna a cosa servono i suoi studi. A mangiare è troppo lenta, ma è ingorda di libri, musica, fumetti, film e serie tv. Oscilla tra la convinzione di poter scrivere un best seller e la consapevolezza che mettere “leadership: 10” sul CV non le farà avere un posto da manager in Mondadori.
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