Al lago d’Averno, gira a destra. Indicazioni per entrare agli Inferi
Da dove si entra per andare nella selva oscura? Qual è la strada per raggiungere il regno dell’Oltretomba? Sembrerebbe che a fare da filo conduttore ci sia un lago, non lontano da Napoli.
Un locus horridus, impervio, dove è difficile stabilirsi. Un posto dove la vita non riesce a svilupparsi a causa della natura ostile. È per questo che è stato definito a-ornos, luogo senza uccelli. Non a caso, è situato nella zona dei campi flegrei, cioè i “campi ardenti” dove si dice che siano stati sconfitti i giganti che avevano tentato la scalata all’Olimpo.
Molte sono le leggende e le storie che circolano intorno al lago d’Averno. Di origine antichissima e secondo per grandezza in Campania, il lago è collocato all’interno di una depressione di origine vulcanica, tra Monte Nuovo, Monte Grillo e il Monte delle Ginestre. Per la sua posizione strategica fu scelto da Ottaviano Augusto come porto militare, tanto che divenne una delle basi navali più importanti dell’antichità.
Dopo di lui, Marco Agrippa fece costruire un porto, il portus Iulius, che causò il disboscamento della zona limitrofa per procacciare il legname necessario alla flotta, mentre le grotte adiacenti vennero utilizzate come depositi.
Ma non solo: fu creato un canale navigabile che metteva in comunicazione il lago d’Averno con il lago Lucrino e quest’ultimo con il mare. Inoltre furono creati passaggi sotterranei collegati alla vicina Cuma, permettendo così ai soldati di spostarsi velocemente restando inosservati. Ma nel 1538 un’eruzione del Monte Nuovo distrusse il circondario isolando il lago d’Averno dal mare. Anche il porto venne sommerso e dimenticato.
Ma il lago d’Averno è noto sopratutto per il suo legame con la negromanzia.
Si dice infatti che fosse la sede di un oracolo che richiamava i morti, attraverso preghiere e sacrifici a Poseidone ed Era. Poco lontano, la Sibilla cumana divinizzava la grandezza di Roma.
Celebre è l’undicesimo libro dell’Odissea in cui Omero racconta dell’avvento di Ulisse presso il lago d’Averno e il suo incontro con la madre che cerca di stringere a sé tre volte, invano. Anche Enea, l’eroe virgiliano dell’Eneide si recherà al lago per la sua catabasi, per incontrare, un’ultima volta, il padre Anchise. E come loro, Orfeo scende agli Inferi per convincere Ade a rendergli la sua fresca sposa, Euridice. Lo stesso lago da cui si crede che anche Dante sia partito per il suo viaggio nei tre regni ultraterreni.
La Sibilla
Poco distante, la sacerdotessa amata da Apollo prevedeva il futuro.
Sibilla aveva il dono della divinazione, e come al tempio di Apollo a Delfi gli eroi si recavano per conoscere la loro sorte, così a Cuma la Sibilla attraverso il vento sentenziava la vittoria o la sconfitta, la vita e la morte.
In maniera enigmatica, spesso fraintesa.
Sibilla era giovane e bellissima. Apollo se ne innamorò e le diede in dono la capacità di vedere oltre, più la possibilità di esprimere un desiderio. Sibilla, al contrario di Cassandra, accettò l’amore del Dio e chiese di vivere tanti anni quanti i granelli di sabbia che stringeva nella mano. Ma dimenticò di dire che voleva restare giovane per sempre. E così mentre gli anni passavano e la vecchiaia incombeva, Apollo decise di intervenire e preservare la sua amata custodendola in una gabbia, conservando almeno la sua voce.
Quella che ancora oggi, se si ascolta bene, si può sentire nel suo antro.
Maria Rosaria Corsino
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