Guess what: il futuro è ecologico!
L’uomo è in perenne evoluzione. Forse. Si spera. Così dovrebbe essere. Non che la cronaca e l’attualità lo dimostrino, ma questa è la speranza.
Di certo, gli studiosi sono fiduciosi: nel 2030 i consumatori cambieranno
altamente.
Secondo i dotti, infatti, la pandemia e il conseguente lockdown hanno messo la quinta ai cambiamenti comportamentali degli esseri umani nei confronti degli acquisti. Pare, più precisamente, che i risultati ottenuti in questo biennio, in termini di ragionamenti ponderati dietro lo shopping, si
attendessero non prima di altri 5 o 10 anni.
E invece eccoci qua – si vocifera – parsimoniosi e oculati, attenti a noi, agli esseri viventi e al pianeta che abitiamo. Secondo le analisi di mercato focalizzate su varie porzioni di quest’ultimo, gli acquirenti ormai non pensano più soltanto all’oggetto del quale vogliono entrare in possesso, ma
anche all’azienda che lo produce, alla vision che la identifica, all’impatto che ha sugli animali e sull’ambiente e al modo in cui tratta i suoi dipendenti.
Si sta cercando, perciò, di applicare una notevole dose di etica a ogni acquisto che si desidera fare.
Con la conoscenza della quale oggi possiamo entrare in possesso, grazie alle varie fonti d’informazione che ci sono concesse, si può arrivare a comprendere l’esistenza e la natività di un problema – che sia esso la situazione precaria e disumana di taluni operai, o la ferocia nei confronti di alcune specie animali, o ancora lo sfruttamento ingiustificabile di determinati beni primari – e si può agire per cercare di mitigare una data condizione.
Ormai, l’ignoranza è davvero una scelta e scegliere di ignorare determinati meccanismi significa rendersi complici di peggiorare la situazione già abbastanza precaria del nostro pianeta.
Per questo motivo, un numero sempre maggiore di persone cerca di ridurre quanto possibile il proprio apporto allo sfruttamento del pianeta.
E perciò addio al fast fashion, che è tale perché comporta stipendi irrisori e trattamenti inadeguati dei dipendenti delle multinazionali. E un saluto all’abuso di carne, per la quale vengono sfruttati gli animali e utilizzati quantitativi abnormi di acqua. E ancora attenzione agli INCI, per comprendere l’impatto di un determinato prodotto. E addio ai beni usa e getta, i quali si aggiungono alla ciclopica mole quotidiana.
Gli esseri umani hanno avuto perciò il tempo di stare con se stessi e con le proprie scelte. E tanti hanno scelto di cambiarle.
Se ognuno di noi scegliesse di aiutare il pianeta con quello che può sembrare un piccolo sacrificio, affacciandoci al mondo dell’ecologia e allontanandoci un po’ da quello del consumismo, probabilmente nel 2030 leggeremmo articoli senza sudare le sette camicie di oggi, con qualche grado centigrado in meno, o, almeno, senza troppi gradi in più e con un pianeta ancora in piedi.
Giovanna Iengo
Copertina da Canva
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