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Heartstopper mi ha fermato il cuore

Se vivete a contatto con ragazzi e adolescenti, vi sarà capitato negli ultimi mesi di sentir pronunciare almeno una volta il titolo Heartstopper con entusiasmo e devozione.

Non si tratta di un termine medico né del nuovo singolo di un cantante Gen Z, bensì di una serie tv Netflix che ha fermato il cuore – scusate il gioco di parole – di tutti gli spettatori che hanno deciso di darle una possibilità.

Tratta da una famosa graphic novel creata da Alice Oseman, giovane autrice e fumettista inglese, la serie Heartstopper ha conquistato in pochissimi giorni il cuore dei membri della comunità LGBTQ+ e non solo con la sua semplicità e la sua capacità di trattare con delicatezza e spontaneità temi triti e ritriti quali i primi amori, l’amicizia e la scoperta della propria identità.

Ho conosciuto il graphic novel Heartstopper due anni fa, tardi rispetto a tanti altri, ma meglio tardi che mai! L’ho letto prima in formato di fumetto digitale sulla piattaforma Webtoon, dove l’autrice pubblica mensilmente un capitolo di fruizione totalmente gratuita. Più che letto l’ho divorato in una mattina e poi ho subito ordinato i volumi cartacei per averli sempre a portata di mano.

È nato un amore che con la serie tv si è trasformato in ossessione.

Lo ammetto. Ho premuto il tasto play con timore. Mai gli adattamenti eguagliano la bellezza della materia prima. Mai. E io non ci credo, sono diffidente, parto prevenuta.

Ho premuto play e in quattro ore ho finito la serie, con gli zigomi dolenti per il troppo sorridere e gli occhi a cuoricino che non volevano saperne di smettere di lacrimare.

Non so come sia possibile, ma la serie è anche migliore del fumetto. Il merito è certamente di Alice Oseman, che ha lavorato alla sceneggiatura e al casting personalmente per poter adattare al meglio la sua storia allo schermo.

Heartstopper sulla carta è un dolce rifugio fatto di abbracci e primi baci, di amici e familiari sempre presenti nel momento del bisogno. Non risparmia al lettore le amare verità sul bullismo, il coming-out e la salute mentale, ma lo fa con studiata leggerezza – quella leggerezza che Calvino precisa «non è superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore» – concentrandosi soprattutto sui due protagonisti, Nick e Charlie, senza esplorare troppo a fondo le vite dei personaggi secondari.

Nella serie tv la leggerezza resta, ma il mondo viene espanso e finalmente entriamo un po’ di più nelle esistenze degli amici di Charlie, non più comparse ma protagonisti del loro piccolo mondo, con caratteri ben distinti e vissuti familiari più o meno esplorati. C’è ancora tanto da scoprire, nuovi personaggi creati appositamente per la serie e nuove avventure che ai fedeli lettori sono note, ma chissà se anche stavolta nella serie c’azzeccano!

Il potenziale è enorme. Heartstopper presenta una grande varietà di rappresentazione – dall’etnia alla sessualità all’identità di genere – e regala al pubblico, queer e non, il romanticismo e la semplicità finora riservate solo alle storie etero. Basta drammoni e traumi, sì ai lieto fine e, soprattutto, ai lieti inizi.

Sarà per questo che la serie crea dipendenza. Si avverte più che mai il bisogno di felicità, di leggerezza, di una giornata al mare in compagnia degli amici.

Io ho perso il conto dei re-watch. E voi? Cosa aspettate?

Claudia Moschetti

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Claudia Moschetti

Claudia Moschetti (Napoli, 1991) è laureata in Filologia Moderna. Ha insegnato italiano a ragazzi stranieri e scritto per un sito universitario. È attualmente recensora presso il blog letterario Il Lettore Medio e redattrice per il magazine La Testata. Dal 2015 al 2021 ha collaborato alla fiera del libro gratuita Ricomincio dai libri, di cui è stata anche organizzatrice.
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