Il primo Tour de France della storia
Il Tour de France è l’evento più famoso riguardante il ciclismo su strada maschile professionistico, che invade annualmente le strade francesi da ben 118 anni.
Si tratta di una corsa a tappe, considerata la più importante dei tre Grandi Giri – composto anche dal Giro d’Italia e dalla Vuelta a España – e anche la più importante dell’anno.
Il Tour de France – chiamato anche Grande Boucle o, in italiano, Il Giro di Francia – è stato ideato da Henri Desgrange nel 1903.
Il primissimo Grande Boucle si è disputato con la tappa Parigi – Lione, con un totale di 6 tappe svolte dal 1° al 19 luglio e per un percorso di 2428 km, il cui vincitore fu Maurice Garin.
Dei 60 corridori che iniziarono la competizione, soltanto 21 riuscirono a concludere il Giro.
Dal 1° Luglio 1903, questo grandissimo evento iniziò a svolgersi ogni anno nel mese di luglio, ad eccezione dei periodi della Prima e della Seconda guerra mondiale.
Nonostante il percorso sia diverso di anno in anno, l’arrivo non cambia: i ciclisti dovranno raggiungere Parigi sugli Champs-Elysées.
Le origini del Tour de France si possono ricondurre all’affare Dreyfus, scandalo politico che divise la Francia per svariati anni al termine del XIX secolo riguardo l’innocenza di Alfred Dreyfus, un ufficiale accusato di aver venduto dei segreti militari alla Germania.
La situazione iniziò a scaldarsi, e ci furono pareri e dimostrazioni contrastanti.
Tra i manifestanti ci fu il marchese Albert de Dion, proprietario della casa automobilistica francese De Dion-Bouton, che riteneva Dreyfus colpevole.
De Dion venne chiuso in prigione per 15 giorni e fu multato di 100 franchi per il suo ruolo ad Auteuil, quartiere parigino.
Secondo lo storico Eugen Weber, tale incidente fu creato su misura per la stampa sportiva.
In quegli anni, il quotidiano sportivo di maggior rilievo era Le Vélo, il cui editore, Pierre Giffard, riteneva Dreyfus innocente e i principali sponsor di quest’ultimo, tra cui de Dion, non apprezzarono.
Nel 1900, de Dion – insieme ad altri “anti-Dreyfusards” come Edoard Michelin – decisero di finanziare Henri Desgrande per poter creare un quotidiano sportivo rivale al Le Vélo, che venne chiamato L’Auto-Vélo.
Mentre Le Vélo era pubblicato su carta verde, l’Auto-Vélo venne editato su carta gialla dalla quale, qualche anno più tardi, nacque la tipica maglia gialla.
Ma L’Auto-Vélo non ebbe il successo sperato dai finanziatori, e per poter trovare una soluzione alla crisi, venne stabilita una riunione il 20 Novembre 1902 presso la sede del giornale a Montmartre di Parigi.
L’ultimo ad avere la parola a riguardo fu il più giovane in sala, principale giornalista di ciclismo, il ventiseienne Géo Lefèvre, che venne assunto dal quotidiano rivale da Desgrange.
Lefèvre propose di effettuare una gara di ciclismo dalla durata di sei giorni, dove si attraversa la Francia. Le gare di ciclismo su lunga distanza venivano già organizzate per poter vendere più giornali, ma non era mai stato organizzato un evento che durasse così tanto.
Già in precedenza Desgrange cercò di organizzare corse ciclistiche, che copiò dal suo rivale: nel 1901 cercò di riorganizzare, dopo 10 anni di assenza, la Parigi-Brest ma la corsa non ebbe l’attenzione del pubblico sperata.
Inoltre, le gare più lunghe già organizzate duravano generalmente 1 giorno e andavano di città in città.
Ma se una gara lunga sei giorni fosse stata organizzata, l’Auto-Vélo avrebbe battuto il quotidiano rivale e l’avrebbe forse portato al fallimento.
Se da una parte c’era Desgrange dubbioso, dall’altra vi era il direttore finanziario Victor Goddet che si era dimostrato entusiasta del progetto, tanto da lascare a Desgrange le chiavi della cassaforte della compagnia, dicendogli: “Prendi ciò che ti serve”.
Il 16 Gennaio 1903, Desgrange perse il processo in cui si mostrava opposto a Le Vélo, e fu costretto a rinominare L’Auto-Vélo in L’Auto.
Però, dal momento in cui il ciclismo era lo sport re in Francia, questo cambio di denominazione poteva avere effetti decisivi.
Infatti, pochi giorni dopo il processo, il 19 gennaio, L’Auto annunciò l’organizzazione della corsa.
Irene Ippolito
Fonte copertina Pixabay
Leggi anche: I musei sullo sport da non perdersi in Italia