The Umbrella Academy 3: anche questa volta non è la fine
Dopo due anni di attesa gli Hargreeves sono tornati, ritrovandosi nuovamente di fronte a una possibile distruzione dell’umanità.
The Umbrella Academy, la serie creata da Steve Blackman e basata sui fumetti di Gerard Way e Gabriel Bà, è tornata su Netflix con una terza stagione il 22 giugno scorso.
Dopo aver scongiurato già due apocalissi innescate dalla potentissima Vanya tra l’epoca moderna e il 1963, i protagonisti si ritrovano nuovamente nella contemporaneità, anche questa volta prossima alla distruzione. Gli eventi degli anni Sessanta a Dallas hanno destabilizzato la realtà modificando l’andamento naturale della storia.
Il presente in cui si trovano, infatti, è un presente alternativo, una linea temporale in cui l’Umbrella Academy non esiste, anzi, non è mai esistita.
L’azione, quindi, riparte proprio dal finale della seconda stagione, che aveva spiazzato tutti con la scoperta di una nuova squadra di supereroi adottata da Sir Reginald Hargreeves per sostituire i membri dell’Umbrella. Si tratta della Sparrow Academy, composta da 7 membri che portano a 14 il numero degli “speciali”.
Al di là della trama, il tratto distintivo di questa terza stagione è la caratterizzazione dei personaggi, precisa e puntuale come non mai, e l’emergere di ogni singola personalità, plasmata e scolpita dal passato e dagli eventi della vita. Una caratteristica che ci consente di identificare pienamente i protagonisti e di tenerli impressi nella mente, scatenando inevitabilmente un sentimento, che sia di odio o di amore.
Infatti, dopo le parentesi separate della seconda stagione, i sei fratelli si ritrovano riuniti all’Hotel Obsidian facendo sì che il racconto si concentri maggiormente sulle dinamiche interne della famiglia, ponendo l’attenzione sulle singole storie di ognuno di loro.
Attraverso le vicende dei suoi personaggi la serie tocca tematiche importanti e attuali. Primo tra tutti il caso di Vanya, che trova il coraggio di dichiararsi transgender ai suoi fratelli, mutando la propria identità in Viktor e diventando finalmente ciò che ha sempre sentito di essere. Un percorso che rispecchia quello intrapreso dall’attore, Elliot Page, poco prima dell’inizio delle riprese, rendendo ancora più convincente la sua interpretazione.
Ma non si parla solo di identità di genere, anche di razzismo, di perdita, e di complicati rapporti familiari. Allison, in particolare, non riesce ad affrontare il suo dolore, mostrandosi in una veste totalmente nuova: violenta, egoista e sopraffatta dalla perdita, mossa dall’unica volontà di riprendersi la vita che aveva.
Per questo possiamo definirla come la stagione più introspettiva, che porta ad una crescita dei personaggi, che si ritrovano a fare i conti con sé stessi, con le loro paure, i loro desideri e le loro responsabilità.
Klaus scopre un potere che non sapeva di possedere e per riuscire a gestirlo deve affrontare suo padre e le paure che lo avevano traumatizzato da bambino.
Luther grazie a Sloane capisce cosa significa essere amati, e per la prima volta lascia emergere i suoi sentimenti ponendo al primo posto l’amore.
Diego scopre da un momento all’altro che sta per diventare padre, una notizia che lo pone faccia a faccia con le sue insicurezze e fragilità e soprattutto dinanzi a una decisione difficile: quanto è disposto a sacrificare per restare con Lila.
Forse è Cinque colui che, essendo troppo occupato a cercare un modo per risolvere il paradosso e salvare la linea temporale, non ha il giusto spazio per poter cercare sé stesso e il proprio posto nel mondo.
Ma oltre ai sei protagonisti a cui siamo già particolarmente affezionati, come già accennato, questo terzo arco narrativo ci presenta anche i supereroi della Sparrow Academy, personaggi che nei fumetti sono appena introdotti da Way, ma che la serie riesce a sviluppare prima, superando il lavoro dell’autore.
Tra di loro c’è Ben, fisicamente la copia della controparte appartenente all’Umbrella ma l’opposto caratterialmente, mostrandosi come un personaggio scontroso e saccente.
Gli altri sei membri della Sparrow sono Marcus, Fei, Alphonso, Sloane, Jayme e Christopher, con poteri strani e particolari: c’è chi comanda corvi, chi sputa allucinazioni e chi ha le sembianze di un cubo nero parlante.
La presenza della Sparrow Academy è essenziale nelle dinamiche familiari, in cui i membri dell’Umbrella si rispecchiano.
Come nella stagione precedente è mantenuto un equilibrio tra dramma e ironia e la presenza di un apparato musicale che regala vere e proprie scene da applausi, come quella che su uno sfondo di rovine e fiamme vede i protagonisti riflettere sull’imminente fine del mondo sulle note di Bitter Taste di Billy Idol.
L’episodio conclusivo vede scampata un’ulteriore apocalisse, ma lascia anche spazio a una serie di interrogativi che non sorprendono gli spettatori, il contrario sarebbe risultato strano. Una componente illogica ma allo stesso tempo convincente per la creatività e per le idee messe in campo.
Allison si ritrova a casa con la figlia Claire e con Ray, ma dove si trovano? Nel passato o nel presente?
Gli altri fratelli si trovano a un crocevia dove sorgeva l’Hotel Obsidian. Sembrerebbe tutto normale se non fosse che gli Hargreeves hanno perso i propri poteri.
Cosa è successo? E come faranno a riappropriarsene?
Dall’alto il padre li osserva, in compagnia della defunta moglie Abigail.
Cosa significa tutto questo?
Non ci resta che aspettare la quarta stagione per avere tutte le risposte.
Maddalena D’Angelo
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