Cyberpunk, ribellione letteraria
I “mitici anni ‘80” hanno vissuto sulla propria pelle gli albori della tecnologia.
L’approccio più ravvicinato a strumenti come, per esempio, il computer, ha fatto sorgere i primi dubbi ad alcuni scrittori.
Cyberpunk è un nome che è tutto un programma, perché deriva dall’unione tra cibernetica e punk. Questo genere musicale non è stato scelto a caso. Il punk è ribellione, e il cyberpunk è un genere narrativo indirizzato alla messa in discussione sugli sviluppi della tecnologia (come la clonazione o la realtà virtuale) e i legami con l’essere umano. Il genere narrativo si è affermato negli Stati Uniti, durante gli anni ’80. Il primo romanzo cyberpunk più in voga è infatti statunitense: Neuromancer (1984) di William Gibson. Anche l’antologia di racconti di vari autori, Mirrorshades, pubblicata da Sterling nel 1986, contribuì molto al successo del genere. Varie sono le sue fonti: Metropolis (1927) di Fritz Lang; Il mondo nuovo (1933) di Aldous Huxley; Il cacciatore di androidi 1968 di Philip K. Dick, solo per citarne alcune. Proprio l’opera di Dick è stata il punto di riferimento principale del famosissimo Blade Runner (1982). Il genere narrativo si è poi diramato in vari sottogeneri, divenendo molto popolare anche tra la fumettistica e la filmografia (Terminator, Robocop, Matrix vi dicono qualcosa?).
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