Femminicidio: quando la storia si ripete
Un fenomeno patriarcale che ha fatto storia in “silenzio”.
Gli storici insegnano che la storia si ripete, nessun altra affermazione è più vera di questa e purtroppo c’è una tematica che ne è la prova evidente, che se ne parli poco o abbastanza, anche a livello storico: il femminicidio.
La storia del femminicidio inizia sin dall’antichità (chi ci dice che non abbia fondamenta già dalla preistoria) e non ha ancora avuto fine. Tante, troppe, storie ne decretano l’effettivo fenomeno, che è in continuo sviluppo, e in questo articolo vi mostreremo solo alcune di queste e soprattutto quelle con il finale peggiore: la morte della vittima.
Il femminicidio è il risultato di un’esigenza dell’idea patriarcale che la donna sia oggetto ed appartenenza dell’uomo: infatti il dizionario definisce il femminicidio come: “qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una santa struttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico e psicologico, fino alla schiavitù o alla morte. Ovvero uccisione di una donna o di una ragazza”.
Fra i molteplici casi di femminicidio possiamo ricordare eventi come la caccia alle streghe e le uccisioni delle mogli di Enrico VIII, ma ora citiamo quelli più famose in ordine cronologico: Ipazia (antica Grecia), Giovanna d’Arco (1431) Isabella di Morra (1520) Anna Bolena (1536) Indira Gandhi (1984) Malalai Kabar (2008). Nomi famosissimi, certo, ma tra questi personaggi si nascondono in silenzio i nomi di Francesca da Rimini e Pia de’ Tolomei che vengono raccontate fra le pagine di uno dei più grandi scrittori al mondo, Dante Alighieri, e come non citare Maria Goretti una bambina di 12 anni che lo Stato Pontefice ha deciso di rendere martire.
Affrontiamo queste storie di femminicidio nello specifico: Francesca da Rimini è la classica donna che viene data in sposa a un uomo violento e geloso perché merce di scambio, ma quando si innamora di un altro, incontra la morte per mano del suo coniuge e viene uccisa a fil di spada.
Stessa storia ma diverso finale per Pia de’ Tolomei che venne assassinata dal marito e spintonata dalla finestra del suo maniero.
Raccontate con estrema dolcezza da Dante, il destino non riservò la stessa dolcezza poetica a Maria Goretti, morta assassinata dopo il tentativo di stupro di Alessandro Santarelli, un amico di famiglia che abitava con la famiglia Goretti, che perdonò poco prima di morire, ma fu la sua incrollabile fede a farle pronunciare queste parole o reale beatitudine?
Io non credo, ma fu uno dei motivi per cui nel 1950 Maria venne canonizzata da Papa Pio XIII, si dice che abbia addirittura fatto dei miracoli. Resta il fatto che Maria era una donna, una ragazzina di 12 anni, come Francesca che ne aveva 14 quando venne data in sposa, che vivrà per sempre con il suo amante nel regno dei morti, così come Pia che cerca la salvezza nel purgatorio, questo perché? Perché qualcuno aveva creduto che queste ragazze fossero di loro proprietà solo per il fatto di essere di sesso femminile.
Purtroppo la storia si ripete e sembra non voler cessare, perché non impariamo, come al solito, dai nostri sbagli e dagli eventi della storia.
Il femminicidio resta uno degli eventi storici che viene affrontato per ogni singolo caso e non nel complesso del suo fenomeno patriarcale.
Il femminicidio è uno dei simboli violenti del patriarcato. Il femminicidio è un dato di fatto e chi lo nega molto probabilmente è un maschilista o una maschilista.
Alice Gallosi