L’ippopotamo: un insospettabile “boss” tra gli animali
L’ippopotamo è mastodontico ma, nell’immaginario comune, resta un simpatico e pacifico erbivoro. Ma è davvero così?
Quando si pensa all’Africa e ai suoi grandi predatori, risulta naturale non pensare immediatamente all’ippopotamo. Questo perché esistono i grandi felini africani, ben noti per la loro agilità e per essere dei predatori. Eppure, stupirebbe sapere che l’ippopotamo non deve essere assolutamente sottovalutato.
Con una stazza di tutto rispetto, l’ippopotamo ha una lunghezza variabile dai 3,30 e 3,75 metri, un’altezza al garrese di 1,50 metri. I maschi sono notevolmente più grossi delle femmine, e tutti gli esemplari possono pesare da 1,4 a 3 tonnellate. La loro longevità, anche se la morte tra i giovani è molto elevata, va dai trenta ai quarant’anni.
L’ippopotamo è un animale caparbio: nonostante non sappia nuotare, vive nell’acqua. Non è un caso l’etimologia del suo nome. Il nome di questa specie è una latinizzazione del greco antico: ippopotamo deriva da hippos (cavallo) e potamus (fiume). Pur non sapendo nuotare, infatti, questo animale si “slancia”, galoppando sul fondo per poter poi giungere in superficie e respirare.
Generalmente, però, l’ippopotamo preferisce trascorrere la maggior parte della sua vita in acque poco profonde. Animale molto sociale, vive in gruppi la cui gerarchia è ben stabilita e da rispettare. I combattimenti tra maschi (molto feroci) sono rari, perché solitamente i giovani maschi rispettano la gerarchia.
Tra i rituali di sottomissione più eccentrici in natura, rientra quello della “defecazione di sottomissione”. Il più alto esemplare nella scala sociale incita i giovani maschi a fare questo rito, girando loro intorno e mostrando il muso. Se il giovane maschio comprende la gerarchia, allora spruzza le sue feci sul muso del “capo”.
Per quanto riguarda, invece, la dieta dell’ippopotamo, sappiamo che è erbivoro, e che mangia poco. Il pachiderma consente di evitare gli incendi nella savana, mangiando infatti l’erba rasa al suolo nelle sue zone di pascolo. In più, le sue feci, rilasciate nell’acqua, sono un nutrimento per i pesci.
Ma veniamo al dunque. Questo enorme animale, nonostante l’aspetto pacifico, è considerato uno dei più pericolosi al mondo! Di carattere per nulla docile, l’ippopotamo è un animale estremamente territoriale. Un consiglio, quindi, per i turisti che vanno in Africa: non avvicinarsi mai troppo ai laghi o ai fiumi. La reazione dei pachidermi quasi sicuramente non sarà positiva. Gli ippopotami sono erbivori, ma non hanno praticamente predatori naturali.
Negli anni Sessanta, un ippopotamo uccise un esemplare di squalo Mako, che lo aveva attaccato in Sud Africa, nel fiume Santa Lucia. Gli attacchi da parte degli ippopotami nei confronti degli umani sono, si stima, 500 all’anno. Molti di più degli attacchi dei leoni, per esempio.
A proposito di leoni, guardate questo video di un ippopotamo che fa scappare risolutamente dal suo fiume tre giovani leoni maschi:
L‘ippopotamo è un animale interessante perché, pur essendo un erbivoro, ha una dentizione degna di un predatore. I suoi incisivi inferiori e i canini sono molto sviluppati, addirittura i canini inferiori possono raggiungere 50 cm di lunghezza. In più, questi denti sono parecchio affilati. La potenza di un morso dell’ippopotamo è potenzialmente letale: la pressione mascellare è di 1500 psi e la pressione complessiva del morso è di 800 kg forza (ben 8000 N).
In Africa, gli ippopotami fanno più paura dei leoni. Questo perché l’ippopotamo è un animale indomito, molto sicuro di sé, non ha paura di niente. In acqua poi, può raggiungere i 45 km/h, unendo quindi la sua forza alla velocità. Sono i maschi, in genere, ad attaccare chi considerano una minaccia. Le femmine sono molto protettive con i cuccioli, invece. Insomma, per gli animali nel circondario, l’ippopotamo è un animale imprevedibile e da non far arrabbiare. Tuttavia, il nostro pachiderma è utilizzato come “soggiorno” da alcuni animali, come piccoli coccodrilli, uccelli e tartarughe d’acqua dolce.
È bene precisare che l’ippopotamo non è un animale che attacca a caso: lo si ribadisce, è molto territoriale e dominante. Ciò che può trarre in inganno, in più, durante l’attacco, è il fatto che l’ippopotamo si mimetizza facilmente in acqua, sbucando all’improvviso dai fiumi o dai laghi in cui vive.
Allo stato attuale, il pachiderma non risulta essere in pericolo d’estinzione, ma classificato come “vulnerabile”. Questo perché i territori in cui dovrebbe vivere vengono destinati all’agricoltura. Poi, la carne dell’ippopotamo è considerata anche pregiata.
L’animale vive solo in Africa, ma diversi esemplari furono importati in Colombia dal ben noto Pablo Escobar, per poter vivere nel suo zoo privato. Alla morte del narcotrafficante, gli esemplari hanno raggiunto le 80 unità. Il territorio in cui vivono non è il loro, per cui gli esemplari potevano diventare una minaccia per l’ecosistema. Come soluzione, si è deciso di non ucciderli (era questa la prima soluzione), ma di procedere con la sterilizzazione.
L’ippopotamo ci ricorda due cose: 1) non sottovalutare mai nessuno, soprattutto chi ti sembra docile e tranquillo; 2) rispetta il territorio di quell’animale, “altrimenti ci arrabbiamo” (e quanto ci arrabbiamo!).
Aurora Scarnera
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