POV: divorziare dagli occhi di un bambino
Nel lontano 1998, quando i miei genitori si separarono, un atto del genere era considerato nefasto e sacrìlego.
I bambini figli di genitori separati o, peggio ancora, divorziati, erano degli esserini… strani.
Nella mia classe io e solamente un altro bimbo potevamo considerarci legati da questo spettro di gossip che si intorcigliava dietro la schiena.
Eppure era il 1998 e i matrimoni potevano considerarsi “scioglibili” già dagli anni ’70.
Certo è, che con tutta la pressione dei cattolici sull’indissolubilità del citato sacramento, la strada verso l’approvazione del divorzio non era stata semplice, compreso il punto di arrivo.
Si parla di scioglimento, non di altro, quasi come se si avesse paura di dire la verità.
Ma ritornando al 1998, i miei genitori iniziarono il lungo periodo di separazione che poi sarebbe diventato un per sempre, era andata così.
E io?
Al tempo frequentavo le scuole dell’infanzia, scaraventandomi, man mano verso l’età delle elementari.
– Che vuoi tu? Sei figlia di divorziati!-
Mi aveva gridato Antonello M. dopo aver preso le mie figurine e averle buttate nel secchio.
Gli avevo solo domandato il “perché” di quel gesto, ma il mio essere figlia di mamma e papà lo aveva legittimato a ferirmi.
Mio nonno passò a prendermi alle 17.00 e. come da consuetudine, si aspettava dicessi che la scuola era andata bene, ma io non mentii.
Antonello mi aveva insultata dicendo la verità, insultata?
Il nonno guardò nella direzione di quella famiglia, gli occhi si fecero arrabbiati. Proveniva da un’altra generazione, ma generazioni e cattiveria non sono parenti strette.
A casa se ne parlò e io origliaii, capii che a dire quelle parole erano state le bocche dei genitori e non il mio compagno di classe, capii.
Capivo, da quell’istante, che non ero solo Benedetta, ma Benedetta, figlia di una donna che si era permessa di decidere per sé.
Ero Benedetta, figlia di un papà che era andato via di casa.
Tutto quello che aveva detto Antonello era vero, ma non doveva diventare un insulto, ma nel 1999, nel 2000 e nel 2001, io ero ancora Benedetta, figlia di un errore di valutazione.
Il Vaticano concede e, per un periodo ha concesso molto, ai coniugi di sciogliersi per vizi insorti già agli albori del matrimonio stesso.
Si chiama la Rota Romana, ex Sacra Rota, l’organo che dichiara che tra quei due coniugi, nonostante sia nato un pargoletto, nonostate gli anni insieme, non ci sia mai stato nulla e che l’amore era viziato, inutile, senza fondamenti cristiani cattolici.
Ovviamente il servizio si paga, perché il perdono di Cristo non è gratis per tutti.
Oggi ci penso e ricordo, ricordo quando tutti i bambini avevano i genitori alla porta durante le festicciole e ricordo i miei nonni, che erano la coppia unita dell’uscio in ogni porta. Ricordo di averle vissute quelle cose, sentendomi diversa ed essendo, effettivamente diversa da tutti.
Mi ricordo di mia mamma molto triste, perché la chiesa le aveva impedito di prendere l’eucarestia e ricordo anche quel prete, mi ricordo anche il nome, che le disse che non poteva essere una vera fedele se aveva divorziato da suo marito.
Mi ricordo tutto e mi gurdo intorno.
Oggi il divorzio è normale, non necessariamente giusto, ma normale.
Quantomeno, non è socialemente doloroso come prima.
Vedo ancora quelle coppie sull’uscio e, oggi, ho ventisette anni, le vedo davvero.
Una era felice, ma l’altra no, la moglie odia il marito, il marito è stato costretto a sposarsi perché lei era incinta.
Una si tollerava, ma poi si è scoperto che lui aveva una famiglia all’altro capo del mondo, parallelamente.
Una si amava e oggi non si ama più.
E la bambina dai genitori divoriziati, oggi, è felice che esista il progresso, che esistano leggi e strumenti e che esista il cambiamento.
Non avreste dovuto mai dimenticare dei figlie del cambiamento e non dimentichiamoci mai dei prossimi figli, coppie omogenitoriali, poliamore, convivenza, vorrei dirvi quello che dice sempre mia nonna:
basta che stiamo bene.
Basta che stiamo bene più stasera che domani, più domani che il mese prossimo, affinché nessun bambino si senta quello diverso perché sull’uscio dell’aula ad aspettarlo non ci sono mamma e papà.
Per un approfondimento sul tema del divorzio, leggi qui
Benedetta De Nicola
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