Quando una religione anticipa la scienza: la fisica nelle filosofie orientali
Diversi studiosi hanno rilevato come molti aspetti della fisica contemporanea fossero già stati intuiti ed interiorizzati da alcune religioni orientali.
“Un seguace di Siddharta Gautama lo sapeva da prima di Einstein”.
Sembra l’affermazione di un pazzo. Eppure è stato capito quanta verità ci fosse dietro la saggezza dei monaci buddhisti. Una lettura imprescindibile è Il Tao della fisica, celebre libro del fisico Fritjof Capra che da più di quarant’anni ha rivelato i nessi esistenti tra queste due realtà, distanti più di duemila anni l’una dall’altra.
La visione meccanicistica del mondo offerta dalla fisica newtoniana, quella con la quale siamo abituati a percepire e spiegare i fenomeni che ci circondano, si discosta molto dalla quantistica. Capra ha mostrato come mistica e scienza arrivassero a conclusioni straordinariamente simili.
Ma non era stato il primo ad accorgersene. Già Bohr, Schroedinger e Heisenberg si erano accorti di queste affinità e di quanto la percezione dell’ego di tipo occidentale fosse qualcosa di ormai superato dalla fisica quantistica, come era già stato fatto parecchio tempo prima in Oriente. Cosa vuol dire?
In sostanza, il paradigma cartesiano-newtoniano della fisica classica prevedeva una “scomponibilità” dei vari elementi della Natura: dal tempo allo spazio, dalla materia alla non-materia. Tutto poteva essere descritto, ogni fenomeno previsto da leggi precise e oggettivamente vere. Si tratta, in sostanza, delle lezioni di fisica che qualsiasi liceale affronta, imparando, ad esempio, a calcolare il moto di un oggetto. Compito di un fisico era semplicemente quello di “osservatore” della Natura, che gli offriva le leggi che lui poi avrebbe dedotto.
Ma negli anni ’30 del Novecento il padre della relatività ha modificato queste leggi intoccabili, mettendo in discussione tutto ciò che era stato fatto in precedenza. Le categorie di spazio e tempo sono molto più complesse e non calcolabili. Einstein è stato un brillante osservatore. E così pure i mistici e gli asceti che avevano già parlato della Natura e del Mondo.
Gli orientali avevano interiorizzato il principio di indeterminazione di Heisenberg, secondo il quale osservatore e fenomeno non possono essere separati, per cui ogni legge classica dipende non dalla Natura, ma dalla nostra Mente. In via teorica, per stabilire una legge realmente oggettiva, Mente e Materia dovrebbero fondersi, tenendo conto dell’Energia continua che pervade tutto l’universo. Questa visione di Mente, Materia ed Energia come inscindibili è molto simile alla triade dell’Induismo: Shiva, il danzatore cosmico, è l’Energia che oscilla continuamente fra la Mente (Brahma) e la Materia (Visnù).
Altra consapevolezza cui si è arrivati nell’ultimo secolo è il fatto che non esistono particelle stabili. Sono state individuate diverse tipologie di particelle subatomiche, ma la fisica teorica attualmente tiene conto del fatto che non si può scomporre e separare ogni cosa per studiarla così come la nostra mente è naturalmente portata a fare, ma bisogna vederla in quanto parte di un Tutto. Tutto è collegato a tutto, in modo istantaneo, non è possibile isolare alcun fenomeno. Questo corrisponde all’affermazione “Tutto è Brahman” o “Tutto è Uno” propria della filosofia indù.
Non esiste, inoltre, il non-essere, il Nulla così come era stato teorizzato in precedenza, ma si parla di “vuoto quantistico”: la dicotomia particelle-vuoto è scomparsa, perché il Vuoto è anch’esso vivo e contiene Energia. Sarebbe proprio da una condizione di vuoto quantistico ad essersi generata la vita (il Big Bang). Questa idea è incredibilmente vicina alla Sunyata (Vacuità) descritta nel Buddhismo e anche al Tao dei cieli nel Taoismo, che ha un potenziale creativo infinito. È un Vuoto sostanzialmente Vivo e dà origine a tutte le forme del mondo.
Questi che ho elencato sono solo alcuni degli argomenti affrontati da Capra nel suo libro. Nonostante le scoperte fatte anche in anni più recenti rispetto alla pubblicazione del libro, è ancora complesso accettare la relatività delle leggi classiche della fisica, metterle in discussione: per farlo, dovremmo separarci dal nostro ego e accettare la sua appartenenza a qualcosa di più grande, un tipo di visione che va controcorrente rispetto a quella occidentale.
“Lascio inerte il corpo e bandisco l’intelletto. Abbandono la forma e respingendo la conoscenza faccio parte del gran Tutto.” (Chuang-tzu)
Non ci resta che aspettare che anche altre menti comprendano questo tipo esistenzialismo così attuale e preciso anche da un punto di vista scientifico, che non vuole definire più i confini tra gli Esseri, ma decretarne la scomparsa in un Nulla rigenerante e aggregante al resto dell’universo.
Elena Di Girolamo
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