Come il Medioevo ci ha insegnato ad essere superstiziosi
L’essere umano non può fare a meno di credere alle superstizioni nonostante le loro origini risalgano alla notte dei tempi.
Le superstizioni sono sopravvissute al trascorrere dei secoli e ancora oggi la potenza di queste credenze, scuotono ed intimoriscono l’uomo.
Le loro radici sono talmente radicate nella mente di ognuno che molto spesso si obbedisce e si rispetta la superstizione inconsapevolmente. Come quando comprate un nuovo ombrello ma resistete ad aprirlo in casa perchè, proprio mentre state per farlo vi compare l’immagine di vostra nonna che vi dice:
“Non aprire l’ombrello in casa che porta sfortuna!”
Sicuramente le generazioni precedenti risentono maggiormente di queste credenze e tendono ad obbedire alle loro regole adottando azioni scaramantiche.
Ma cos’è la superstizione?
La superstizione è una credenza irrazionale che condiziona le scelte dell’essere umano. Il potere profetico di questi credi, seppur infondato, appare talmente forte tanto che l’uomo, nell’evenienza che il peggio possa avverarsi, ha stillato una lista di “atti scaramantici”. Questi si basano su delle frasi da pronunciare o su gesti da compiere. A volte entrano in gioco oggetti dotati della capacità di allontanare il demonio e la sfortuna generate dalla superstizione.
Ma come già detto, le superstizioni hanno origini remote. La maggior parte di esse si sono diffuse in periodi storici critici, nate come rimedio per poter scongiurare il male e scacciare la sfiga.
Ma vediamo nel dettaglio quelle più diffuse e le loro origini.
Rompere uno specchio, che sia accidentale o voluto, comporta secondo la superstizione ben sette anni di sfortuna.
Ma il motivo? La profezia sembra avere origini medievali, periodo in cui si credeva che gli specchi catturassero le anime degli esseri umani. Infatti quando qualcuno moriva, tutti gli specchi presenti in casa venivano coperti. Si temeva che l’anima del defunto potesse rimanere intrappolata nello specchio, cosa che le impediva di raggiungere l’aldilà. Questa pratica scaramantica è ancora oggi molto diffusa.
Secondo un’altra credenza anche incrociare un carro funebre vuoto porta male. Il motivo è ugualmente remoto, risale alla peste del 1300. Durante quel periodo di forte pestilenza era solito incrociare dei monatti che, con i loro carretti, giravano per le strade della città recuperando i malati e i corpi di chi non era riuscito a sopravvivere alla malattia.
Ma la credenza più diffusa è legata ai gatti neri. Questa aveva preso piede durante la caccia alle streghe. Infatti il motivo che vede i gatti neri portatori di male era legato alla convinzione che le streghe tramutassero il loro aspetto in gatto. Quest’ultimo di conseguenza rappresentava il ritratto del demonio sotto forma di felino.
Quello che la credenza scatenò fu un’ uccisione di massa di poveri gatti neri.
Ancora oggi se un gatto nero ci taglia la strada molti cambiano rotta o al massimo compiono il gesto della croce, capace di scongiurare l’avverarsi di qualcosa di brutto.
Enza Galiano
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