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Come la muffa melmosa ti (ri)progetta la rete metropolitana di Tokyo in 26 ore

Immagina di essere il Giappone: ingaggi i migliori ingegneri urbanistici e civili, architetti, santoni, tutti insieme per lavorare sinergicamente alla colossale impresa della realizzazione della linea metropolitana di Tokyo per quasi un secolo… e poi scopri che una muffa melmosa poteva farlo gratis in sole 24 ore.

Cos’è una muffa melmosa?

La muffa melmosa, per gli amici Physarum polycephalum, è un particolare tipo di muffa unicellulare melmosa che, come ha spiegato Atushi Tero, autore dello studio che tra qualche riga vi chiariremo, “… crescono sottoforma di una rete interconnessa, una strategia per trovare e sfruttare nuove fonti di cibo”, e ancora, “Physarum è uno di questi … una grande muffa ameboide che si muove alla ricerca di fonti di cibo distribuite nello spazio. La sua particolarità sta nel trovare quasi sempre il percorso più breve attraverso un labirinto, e a connettere differenti fonti di cibo tra loro in maniera molto efficiente, spendendo la minore quantità di energia possibile”.

E cosa c’entra con la rete metropolitana di Tokyo?
Come detto qualche riga fa, questo organismo unicellulare ha la specialità di risolvere avanzati problemi di network analysis raggiungendo determinati obbiettivi (cibo, nel suo caso) con il minimo dispendio energetico e massima efficienza. Questo come può tornarci utile, nel pratico?


La linea metropolitana di Tokyo è una mastodontica opera costruita e affinata dal 1927 fino ad oggi (l’ultima estensione risale al 2008) e, come abbiamo accennato nell’introduzione dell’articolo, ha impiegato i migliori ingegneri specializzati in urbanistica et similia per quasi un secolo; come potrete immaginare, una delle sfide più ardue era proprio quella di collegare il maggior numero di città con la spesa minore e costruendo un labirinto quanto più efficiente possibile. E chi meglio della nostra cara amica muffa sa risolvere problemi che coinvolgono labirinti?


La muffa in azione: l’esperimento

L’esperimento, descritto in un articolo pubblicato nel 2010 dall’American Association for the Advancement of Science condotto da un pool di ricercatori di tre università (Hokkaido e Hiroshima, dal Giappone, e Oxford, dall’Inghilterra).


Collocando un nucleo centrale di muffa su un vetrino per esperimenti e ponendo intorno ad esso dei fiocchi di farina d’avena disposti nel modello delle città giapponesi intorno a Tokyo (quindi i nostri punti da raggiungere), l’organismo costruisce una fitta rete (labirinto) per trarre nutrienti dalle varie fonti di cibo disposte intorno a lui in una composizione che ricorda incredibilmente la mappa della rete ferroviaria attualmente esistente di Tokyo, a riconferma che l’attuale disposizione è una delle migliori combinazioni possibili. La cosa straordinaria? Che mentre il Giappone ci ha messo quasi un secolo per affinarla … la muffa l’ha fatto il 26 ore.

Quindi… ora sostituiamo la giunta comunale di Acerra con tre nuclei di muffa?
No (forse). Un secolo di progettazioni hanno fatto sì che la metropolitana di Tokyo diventasse una delle reti più precise, efficienti e all’avanguardia non solo dell’Oriente ma globalmente perché il “tocco umano”, in una serie di decisioni che coinvolgono – contemporaneamente – politica, economia, urbanistica e sociale, è ancora necessario.


Come possiamo usare la muffa? Banalmente, per risolvere una serie di problemi di networking che normalmente richiedono costosi specialisti e software di progettazione complessi a cui la muffa potrebbe fare strenua concorrenza per la sua semplicità, basso costo e velocità di esecuzione.

Non male per uno schifo senza cervello!

Antonio Alaia

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Antonio Alaia

Antonio Alaia, o semplicemente ALAIA, nasce contro la sua volontà intorno al 1998. Da allora si trascina tra licei, università e uffici in attesa della fine; nel frattempo scrive di cinema, sociale, politica e tutto ciò che ritiene sia interessante e che possa avere anche il minimo impatto sulla società che lo circonda.
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