Filippo Zamboni e la luna attraverso i suoi occhi
La luna è l’astro che, più di ogni altro, ha ispirato e ispira sogni e romanticismo. Ha affascinato poeti e scrittori che nel tempo ne hanno dato le più svariate interpretazioni e rappresentazioni.
Tra di essi, si afferma, così, sul panorama romantico italiano il poeta triestino Filippo Zamboni che ha scritto un’opera intitolata “Il bacio nella Luna, pandemonio, ricordi e Bizzarrie”, pubblicata qualche anno dopo la sua morte, ossia nel 1912.
Tra queste bizzarrie scorge prepotentemente una rappresentazione romantica generatasi sulla superficie della luna.
Si tratta di un’immagine che si lascia ammirare in una luminosa notte di plenilunio.
Tale rappresentazione emerse dalla fantasia del poeta durante un suo soggiorno a Napoli insieme a sua moglie Emilia Dagnen de Fichtenhain. Lì Zamboni dà vita alla sua sognante visione de “Il bacio nella Luna!”.
Erano i suoi ultimi giorni di permanenza in questa città, e non gli rimaneva altro che far visita alla Villa di Capodimonte, dal quale era possibile raggiungere il terrazzo che affacciava sul golfo di Napoli.
Il loro sguardo concentrato ad osservare le bellezze partenopee, si spostò verso il cono del Vesuvio, presso cui il cielo veniva rischiarato dalla luna piena.
Ecco che il poeta triestino dà spazio alla sua suggestiva interpretazione dicendo di delineare sulla sua superficie la figura di due amanti, di un uomo ed una donna, coinvolti in un dolce bacio.
Si può leggere con un passo tratto dal saggio sopraindicato, come Filippo Zamboni indica di fare affinché si riuscisse a dividere le due teste: «Dividendo egualmente il tondo della luna dall’alto in basso, voi senza grande lavorio della fantasia, coglierete nel mezzo campo alla vostra diritta il vasto profilo della testa capelluta dell’uomo, rivolto a sinistra; il suo collo possente, parte del gran petto e sovresso quella lucentissima stella. Il tutto tiene e riempie mezza la luna a destra. All’opposto semicerchio rileverete la rotonda testina della donna, ricoperta per metà dal profilo dell’altro. Essa è di faccia, un po’ inclinata, perduta in un mar di capelli. Di lei si scorge l’occhio, la guancia e un filo de’ labbri avvicinati ai labbri di lui».
Secondo gli studiosi, questo è un caso di pareidolia, cioè l’illusione dell’uomo ad associare figure familiari ad oggetti dalla forma astratta.
D’altronde, questa immagine percepita da Zamboni non è altro che il prodotto di un gioco di chiaroscuro causato dalle luci e dalle ombre della crosta lunare.
La morfologia del nostro satellite in realtà si discosta abbastanza dalla fantasia dei poeti che, ciononostante, non ne conoscono il limite e di fronte alla luna sono sempre pronti a valicarne il mistero.
Questa visione lascia campo libero ai sognatori di guardare la luna con uno sguardo diverso, ricercando nella bellezza il modo di rispecchiare il proprio desiderio interiore: essere creature di quell’incanto che si ripropone ogni volta che la fantasia, unita ad uno spiccato romanticismo, consente di distaccarsi dal cinismo che spesso prosciuga la realtà.
Alessandra Lima