“Kyz ala kachuu”, le spose rapite
Kyz ala kachuu significa “prendere una giovane donna e scappare” e consiste nel rapimento di una ragazza da parte di un uomo per forzarla al matrimonio.
Succede in Kirghizistan, Asia Centrale: con l’aiuto di amici e parenti, l’uomo rapisce la donna con l’obiettivo di renderla sua sposa.
Dopo il sequestro la vittima viene portata nella casa del futuro marito, dove i membri della famiglia si impegnano nel convincere la donna ad accettare l’unione, mettendo in atto violenze psicologiche e fisiche. Un velo bianco (“jooluk”), poggiato sul capo della giovane sposa indica la sua resa.
Poche resistono, poiché questo determina perdita dell’onore, caduta in disgrazia e impossibilità di trovare un altro marito.
Qualcuna sceglie la via fuga del suicidio.
Ben l’84% delle donne catturate sposa il proprio sequestratore. Le cifre non sono esatte, ma si stima che siano circa 12.000 le kirghise che ogni anno sono costrette al matrimonio. Secondo l’UNICEF la portata del fenomeno sarebbe addirittura maggiore e i numeri risulterebbero inferiori a causa della mancanza di denunce e di segnalazioni alle autorità. La pratica coinvolge adolescenti di ogni età, incluse ragazze minorenni.
L’ala kachuu nasce, in realtà, come una fuga consensuale dei futuri sposi, ed è solo a partire dagli anni ’50 del secolo scorso che si trasformata nei reati a cui assistiamo oggi. Le cause del cambiamento sono ancora oggetto di indagine da parte degli studiosi che si interrogano sulle cause scatenanti del sequestro, una delle quali sembra essere la povertà.
Il governo ha adottato delle misure per contrastare il “rapimento della sposa”, che è stato reso illegale nel 2013, pena dieci anni di carcere: un divieto che stando ai dati viene completamente ignorato.
In particolare, è la parlamentare e giornalista Aida Kasymalieva a battersi con forza contro quella che viene tristemente considerata un’antica tradizione nazionale, protetta dall’atteggiamento complice della società.
Anche il Kyz Korgon Institute lotta per l’eliminazione dell’ala kachuu. Il fondatore dell’ong Gazbubu Babayarova dichiara che circa il 70% dei matrimoni in Kyrgyzstan avvengono in seguito al sequestro della sposa.
Purtroppo i tentativi sinora adoperati per risolvere il problema non hanno dato risultati positivi, ma la difesa dei diritti umani continua senza sosta.
Maria Paola Buonomo
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