La politica è donna? Sì, ma di destra
Sono trascorsi pochi giorni dalle elezioni politiche che hanno visto vincere Giorgia Meloni, con il partito Fratelli d’Italia, così come ci si aspettava dai sondaggi, e le sorti rimangono adesso sospese.
Ad attendere non è solo l’Italia, la nazione o la patria, così come piace ribadire alla leader di FdI, ma l’Europa intera e, ampliando ancora lo sguardo, il mondo.
Non vogliamo essere presuntuosi. Le sorti dell’Unione Europea non dipendono dal governo italiano, fortunatamente, e questo rimane chiaro; ma, dato che l’Italia è stata tra gli stati fondatori dell’Unione, fin dai suoi primi passi, dagli inizi degli anni cinquanta e poi tra i sei paesi a dar vita alla Comunità economica europea, con la firma del Trattato di Roma del 1957, è normale che ciò che accade nella penisola si allarghi anche oltre i confini nazionali.
Il destino italiano non può lasciare indifferenti e le ultime svolte politiche allertano i più.
La vittoria del partito di estrema destra, erede ideale della tradizione politica del Movimento Sociale Italiano, di ispirazione neofascista, non è stata una novità. C’è chi ha sperato fino all’ultimo che i dati non rispecchiassero la realtà, ma così non è stato e, più che stupore, a questo punto c’è timore, soprattutto da parte dell’opposizione che, forse, fino a oggi, non si è opposta poi così tanto.
Meloni, capelli biondi, occhi chiari, toni tutt’altro che pacati, si prepara a essere la prima donna Presidente del Consiglio, in Italia.
Quello di Giorgia Meloni, come ha sottolineato la stampa internazionale, sarà il primo governo di estrema destra che si instaura in Italia dopo la caduta di Mussolini, il cui operato, è bene ribadirlo, non si è concluso nel migliore dei modi. Non so se qualcuno ricorda la storia della bonifica delle paludi, la famiglia numerosa, i giovani balilla, le leggi razziali e il ventennio fascista. Chi non le ricorda può recuperare, prendendo un libro di storia.
L’Italia, comunque, non è l’unico paese europeo in cui un partito di estrema destra – chiamarlo centro-destra non sarebbe coerente con l’ideologia che lo stesso proclama – si fa strada sulla scena politica, ricevendo numerosi consensi da parte della popolazione.
Basta pensare al partito politico Vox in Spagna, di cui Meloni è aperta sostenitrice e al grande successo dei Democratici svedesi (Sverigedemokraterna) nelle ultime elezioni.
Che sia una donna a ricoprire un ruolo di rilievo sulla scena politica nazionale, e dunque europea, non è una novità. Che si proclami di destra, o estrema, nemmeno.
Un esempio è il consenso ottenuto, negli anni passati, da Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (traducibile con Fronte Nazionale) e deputata all’Assemblea nazionale francese dal giugno 2017.
Diverse ma non troppo, Meloni e Le Pen sono assimilabili, secondo quanto riporta la rivista The Atlantic, per essere leader donne di movimenti estremisti che sfruttano il loro essere donne e un camuffato modo di fare rassicurante, per ingannare sul loro estremismo.
Le posizioni di Le Pen, infatti, non sono mai state moderate: ha usato toni molto accesi per dichiarare il suo dissenso sulla legge che, dal 2013, estende il diritto di matrimonio a persone dello stesso sesso nonché su temi come l’eutanasia o l’aborto.
Si è dichiarata, d’altra parte, apertamente favorevole alla pena di morte per i delitti considerati particolarmente gravi e a una politica finalizzata ad aumentare il tasso di natalità del paese.
Un noto Benito, se non erro, diceva qualcosa di simile.
La stessa Meloni, da parte sua, si è paragonata niente meno che a Margaret Thatcher, per anni leader del Partito conservatore britannico, e Primo Ministro del Regno Unito dal maggio 1979 al novembre 1990, nonché prima donna ad aver ricoperto tale incarico.
Se si parla di donne in politica, è d’obbligo citare chi, con i suoi tailleur più o meno colorati e la sua serietà ha segnato profondamente la storia recente del suo paese natale e dell’UE: Angela Merkel, politica tedesca, cancelliere federale della Germania dal novembre 2005 al dicembre 2021, e nel 2007 Presidente del Consiglio europeo e del G8.
Considerata fra le donne più potenti del mondo, Merkel è stata politica di un partito di centro-destra e scienziata. Anche il suo modo di fare, questa volta suo malgrado, è stato paragonato a quello della Thatcher, con cui condivide la formazione scientifica e il fatto di portare il cognome del marito, tanto da guadagnarsi come lei, in alcune occasioni, il soprannome di Lady di ferro.
Superficialmente qualcosa in comune c’è, ma il paragone non è dei più felici. Dato che, invece, Meloni ci tiene a ribadire la sua vicinanza all’ex primo ministro britannico, torniamo a quest’ultima.
Conosciuta anche come The Iron Lady, o Lady di ferro, Thatcher è stata una figura controversa, lodata per la sua influenza nella storia politica degli anni Ottanta e Novanta e criticata per la sua mancanza di attenzione ed empatia per le fasce più deboli.
Viene descritta come una donna dalla forte personalità, decisa a raggiungere gli obiettivi prefissati e a non farsi ostacolare. I suoi mandati furono improntati a un forte senso patriottico, che ha sempre fatto grande presa in Gran Bretagna, e macchiati da accuse di antieuropeismo, antifemminismo e, non meno, razzismo.
Insomma, gli ultimi erano ultimi e con lei non sarebbero diventati primi, ma neanche secondi.
Donne sì, ma tradizionaliste, conservatrici, nazionaliste e con poca voglia di cambiamento, o adattamento, ma comunque, donne senza paura di esporsi, su temi caldi e controversi, e senza mezzi termini.
Non è edificante dirlo ma, in politica, le urla fanno più eco dei silenzi e il radicalismo, nel malcontento generale, fa più presa della diplomazia.
Oscar Wilde lo fece dire al suo Dorian Gray: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. In Italia, e negli altri paesi, se ne sta parlando. Ora, cosa ci aspetta?
Stefania Malerba
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