Port’Alba: prima della magia libri c’era la magia della strega
Dal Seicento ad oggi poco è cambiato, Napoli resta in quell’alone di dicerie, maldicenze e superstizioni che la caratterizzano da sempre.
In particolare alla zona di Port’Alba è legata la leggenda di una donna innamorata che, come accadeva spesso, dopo aver perso il suo amore, venne considerata una strega.
Siamo all’antica porta delle Sciuscelle: qui troviamo generazioni di librai, lettori appassionati, bibliografi e studenti.
Port’Alba raccoglie la memoria del mondo e la restituisce a chi voglia lasciarsene travolgere. Luogo incantato, cittadella magica dove si condensa quello che Sartre definiva “l’universo assimilato, classificato e pensato”.
Dal barone Ferdinando Bideri che nell’Ottocento fondò l’omonima casa editrice specializzandosi nella pubblicazione di canzoni, a Riccardo Ricciardi che, incoraggiato da Croce, diventò un punto di riferimento per gli scrittori anche fuori Napoli. E poi la saletta rossa che nel Novecento divenne luogo di culto per grandi intellettuali quali Benedetto Croce, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Umberto Eco e, perfino, Jack Kerouac.
Un po’ di storia
La Porta fu edificata nel 1625 da don Antonio Alvarez de Toledo. L’apertura di quel varco si rese necessaria poiché gli abitanti del Largo del Mercatello – oggi piazza Dante – vi avevano praticato, a mo’ di scorciatoia, un pertuso, sufficiente a far passare una persona.
Il Tribunale di Fortificazione, a seguito di quella indecenza, ordinò subito di farla tappare. Ma era abbastanza inutile, tempo due giorni, il popolo tornava a praticare il foro. Finché il duca d’Alba decise di risolvere la faccenda una volta e per tutte. Commissionò a Pompeo Lauria l’incarico di aprire nel torrione un passaggio degno delle importanti mura angioine. Divenne a tutti gli effetti Port’Alba.
La porta delle Sciuscelle, invece, è chiamata così perché nel Seicento, nel giardino del vicino convento di San Sebastiano, cresceva un grande albero, il carrubo, i cui frutti si chiamavano sciuscelle. Era cibo per i poveri, ancora oggi dire che una cosa “è fatta con le sciuscelle” indica che è debole, si romperà subito.
Ma veniamo al nostro fatto misterioso: secondo un’antica leggenda, a Port’Alba, durante gli anni dell’Inquisizione, abitava una donna, si chiamava Maria, aveva 20 anni, lunghi capelli rossi e la pelle chiara, era bellissima, venivano apposta diversi uomini dall’Anticaglia (altra strada di Napoli) solo per guardarla. Ma Maria era innamoratissima di Michele.
Una sera, i due innamorati facevano ritorno a casa dopo una passeggiata, quando all’improvviso sentirono un tuono. Il ragazzo si immobilizzò vicino all’albero di carrubo, Maria cercò di trascinarlo fino a casa, ma i suoi sforzi furono vani, non ci riuscì.
La ragazza si dannò per giorni, fino a quando si arrese per sempre alla perdita del suo amato. Purtroppo, la vicenda la trasformò col tempo, in una orribile megera, divenne cupa e torva, i vecchi amici cominciarono ad evitarla e a toglierle il saluto. I suoi capelli divennero bianchi, il volto pieno di rughe. Maria era diventata una strega. La strega di Port’Alba.
Ai tempi dell’Inquisizione si faceva presto a creare storie non veritiere, e al largo Sciuscelle anche Maria la rossa fu condannata ad una morte atroce: chiusa in gabbia, a penzolare proprio sotto Port’Alba, lasciata morire di fame e di sete.
Per giorni chiese pietà, alla fine tacque. Solo un attimo prima di spirare lanciò la sua maledizione: “La pagherete, la pagherete tutti. Voi, i vostri figli, i vostri nipoti. Tutti.”
Da allora, secondo la leggenda, un’ombra si aggira durante la notte tra le librerie e le botteghe di una strada sospesa nel tempo.
Lucia Russo
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