Solar Opposites: tra satira e fantascienza alla scoperta dell’umanità
Sitcom animata, nata dall’idea del co-creatore di Rick and Morty, Solar Opposites approda su Disney+ nel febbraio del 2021 come Star Original.
Justin Roiland, affiancato da Mike McMahan, attraverso una serie di elementi fantascientifici inseriti in chiave parodica, dà vita ad una profonda riflessione sull’umanità.
Diversamente da Rick and Morty, Roiland non porta i suoi spettatori ad esplorare l’Universo, ma alla scoperta dell’umanità in tutti i suoi pregi e difetti, vizi e virtù.
La serie, infatti, ha come protagonisti un gruppo di alieni che fuggendo dal loro pianeta distrutto da un meteorite si ritrovano in una piccola cittadina statunitense in seguito a un atterraggio di fortuna.
Sono quattro gli alieni sbarcati sul nostro pianeta: Korvo e Terry e i loro rispettivi replicanti, Yumyulack e Jesse, con il compito di proteggere la Pupa, una sorta di lumaca spaziale dotata di poteri straordinari che dovrebbero consentirle di evolversi distruggendo la Terra e ricreando Shlorp, il loro pianeta natale.
Per Korvo e Yumyulack la Terra è un posto terribile, all’insegna del consumismo e dell’inquinamento, a differenza di Terry e Jesse che, invece, restano affascinati dagli umani e dalla loro cultura.
L’arrivo alieno viene sfruttato per poter porre in evidenza una serie di abitudini e stili di vita che caratterizzano l’essere umano del nuovo millennio. Dal confronto tra le due specie emerge chiaramente la critica e la satira ai terrestri e in particolar modo alla società americana.
Ogni episodio, infatti, si pone l’obiettivo di ironizzare o criticare aspetti legati alla vita umana: dal lavoro e il sistema scolastico all’intrattenimento.
Gli alieni diventano simbolo di qualunque popolazione non-americana che finisca a vivere sul suolo degli Stati Uniti, ma non solo: la conformazione di questa strana famiglia diventa specchio di tutte le famiglie non “tradizionali”.
Non a caso il tema dell’integrazione razziale e della diversità emerge con chiarezza fin dal primo episodio, richiamando il difficile periodo storico della società statunitense. La comunicazione tra gli umani e i protagonisti alieni, infatti, sfocia spesso in equivoci, e anche quando si parte con buone intenzioni le differenze culturali portano irrimediabilmente al degenerare di ogni situazione.
Molto spesso questa degenerazione unita alla totale mancanza di comunicazione sfocia nella violenza fisica, rappresentata in maniera estremamente macabra e dettagliata, con frequenti amputazioni, decapitazioni ed evidente fuoriuscita di fluidi corporei.
Il contesto in cui tutto questo si svolge è molto simile a quello in cui Roiland ha coinvolto gli spettatori di Rick and Morty.
Pur rimanendo sulla Terra, si assiste a un susseguirsi di eventi nonsense e di carattere fantascientifico che generano un intrattenimento senza limiti dato anche da uno stile visivo particolarmente riconoscibile e curato, da esplosioni di forme e colori, animazioni espressive e dialoghi brillanti.
Inoltre, parallelamente a una forte narrazione verticale, va avanti anche una linea orizzontale che permette di presentare una serie di elementi che avranno particolare importanza nel futuro della storia.
In tal senso un ruolo importante è rivestito da un terrario che Yumyulack nasconde nella sua stanza, abitato da umani rimpiccioliti e che nutre esclusivamente di avanzi e dolciumi.
Viene dedicato ampio spazio ad alcuni personaggi prigionieri del terrario, dove si crea una società spietata in cui il più forte sovrasta il più debole. Un micromondo dotato di grande fascino e che si pone come un ulteriore strumento di satira sociale.
Justin Roiland ha di sicuro dato vita a un prodotto promettente, originale e visivamente curato, che potrà assumere nel corso del tempo un’identità e un’unicità sempre più distintiva, come già dimostra l’imminente uscita di una terza stagione e l’annuncio di una quarta stagione.
Maddalena D’Angelo
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