Veronica Franco, illustre poetessa del ‘500
Negli splendori della Venezia del 1500 grande importanza ebbero le cortigiane.
Donne colte e raffinate che allietavano con la loro bellezza e cultura gli uomini più influenti del tempo.
Le cortigiane a differenza delle semplici meretrici erano donne di particolare intelligenza, intessevano stretti legami con i personaggi più illustri del tempo come poeti, scrittori, cardinali e principi, frequentavano le corti ed erano spesso molto ricche.
Tra le molte cortigiane veneziane una in particolare è passata alla storia, Veronica Franco.
Nata a Venezia nel 1546, fu indirizzata dalla madre alla professione di cortigiana, mestiere praticato anche dalla madre stessa.
Sposò in giovane età un medico dal quale si separerà poco dopo e per tutta la sua esistenza praticò il mestiere di cortigiana, come ci risulta dal Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia del 1565.
Quando Enrico III di Valois si fermò a Venezia nel 1574 durante il suo viaggio verso la Francia, la scelse tra le tante cortigiane, molto probabilmente perché già godeva di ottima fama, celebrità che la scelta di Enrico III contribuì ad aumentare.
La Franco fu eccellente poetessa, in contatto con gli ambienti colti veneziani, sappiamo che frequentò i più importanti poeti e scrittori come Martinengo, Zacco, e i Venier che furono anche suoi protettori, in particolare Marco Venier, con cui ebbe una fitta corrispondenza amorosa.
Legame quello con Marco Venier raccontato anche nel film del 2009 Dangerous Beauty, liberamente ispirato alla sua vita.
Fu in corrispondenza anche con il pittore Tintoretto, che dipinse un suo ritratto poi andato perduto per un lungo periodo e di recente ritrovato, ora esposto al Worcester Museum, che porta il suo nome sulla tela.
I suoi componimenti poetici furono pubblicati nel 1575 nella raccolta intitolata Terze Rime, che conteneva 18 sonetti scritti da lei e 7 che a lei furono dedicati da altri autori suoi corrispondenti, sotto il nome di “ incerto autore”. La raccolta fu da lei dedicata al duca di Mantova e Monferrato Guglielmo Gonzaga.
Nel 1580 pubblicò il suo epistolario dedicato al cardinale di Ferrara Luigi d’Este, intitolato Lettere familiari a diversi dalla s. Veronica Franco. Le lettere sono 51 e solo due presentano il destinatario. La raccolta è di notevole importanza, ci rivela molti dettagli della sua vita, i suoi tanti interessi, la sua notevole cultura, le molte persone con cui fu in amicizia.
L’Epistolario è stato oggetto di interesse di molti letterati e fu anche accuratamente studiato da Benedetto Croce.
Nel 1580 comincia un periodo di difficoltà per la Franco, subisce un furto in casa che le arreca molti danni e poco tempo dopo fu denunciata per immoralità dei costumi e stregoneria al Tribunale dell’Inquisizione, affrontando un processo dal quale si salverà anche grazie alle sue potenti amicizie.
Dopo questo processo la sua fama comincia a calare e le notizie sono poche. Verso i 35 anni forse si ritirò dalla professione di cortigiana. Molto probabilmente partecipò per creare un ricovero per prostitute anziane ed indigenti.
Morì giovane, all’età di 45 anni per febbre, come riportano i documenti.
La sua fama è rimasta nel tempo e sebbene non sempre apprezzata e capita, le sue opere sono state ristampate ed inserite in molti codici contenenti le opere di poeti veneziani. Rivalutata soprattutto dalla critica moderna, oggi la sua opera occupa un posto di rilievo per originalità nel panorama della poesia del Cinquecento.
Beatrice Gargiulo
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