Wanna, la docu-serie sulla regina della truffa
Wanna, la docu-serie scritta da Alessandro Garramone e Davide Bandiera, diretta da Nicola Prosatore e incentrata sulla discutibile figura della più famosa televenditrice italiana, Wanna Marchi, è finalmente disponibile su Netflix.
Composta da soli quattro episodi, la docu-serie ripercorre, tramite interviste e filmati, la storia di Wanna Marchi che, dopo aver scontato la pena di nove anni e sei mesi di carcere per le accuse di bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e associazione a delinquere, torna più fiera che mai sotto i riflettori.
Tutti gli italiani conoscono Wanna Marchi, una donna che ha costruito un impero solo grazie alle sue abilità di vendita. La docu-serie ripercorre la sua storia dall’inizio: Wanna, intervistata, narra le sue origini modestissime, il suo primo matrimonio infelice, la sua voglia di riscatto, il suo desiderio di diventare qualcuno e di dimostrare di potercela fare da sola.
È il 1974 quando Wanna Marchi inizia la sua carriera di televenditrice, comprando in un primo momento spazi pubblicitari in TV.
I primi due spot non vanno molto bene: vende pochissimo, ma lei non si arrende, dimostrando per la prima volta di aver capito benissimo come farsi strada nel mondo dello spettacolo. Infatti, la terza volta si presenta davanti le telecamere senza nessun prodotto e mettendo in scena un vero e proprio atto teatrale: «Vorrei dirvi tante cose, ma il mio tempo non me lo permette più e la mia emozione nemmeno…», annuncia, in lacrime, agli spettatori. «Sono venuta a chiedere scusa a lei in prima persona e a tutto il pubblico per il disturbo, ma non verrò più, perché non ho i soldi e devo dar da vivere ai miei figli».
E così il centralino impazzisce.
Dalla regia le chiedono di rimanere in onda oltre il limite dei tre minuti perché il numero di telefonate che stavano ricevendo aveva dell’incredibile. Più di duemiladuecento persone avevano chiamato per acquistare un prodotto qualsiasi.
Scoppia, dunque, il fenomeno Wanna Marchi imprenditrice e in un certo senso, maestra. Infatti, la sua tecnica è stata ripresa, diversi anni dopo, da molti youtuber che, per attirare commenti e visualizzazioni, piangevano davanti la telecamera e intitolavano i loro video “chiudo il canale”.
Wanna Marchi inizia così a vendere creme e prodotti dimagranti e, con tecniche diverse, dovute alla differenza dei tempi e dei mezzi di comunicazione, non si comporta troppo diversamente da alcune influencer contemporanee che su Instagram sponsorizzano beveroni e creme proteiche. Come loro, Wanna non fa altro che vendere (vana) speranza, facendo leva sulle insicurezze delle persone.
I suoi metodi sono bruschi: urla e insulta donne in sovrappeso, convincendole che il loro corpo va cambiato e che solo comprando i suoi prodotti riusciranno a eliminare le loro imperfezioni. Addirittura, inizia a pubblicizzare un articolo prima ancora che esista: lo Scioglipancia.
«Noi vendiamolo, prima o poi qualcuno lo farà!», racconta di aver detto, ai tempi, sua figlia Stefania Nobile.
Inculcando sempre nuove insicurezze nella mente del suo pubblico, Wanna Marchi si arricchisce promuovendo modelli di perfezione inarrivabili e fomentando un sistema che ancora oggi non siamo in grado di scardinare.
La sua fortuna inizia a sgretolarsi all’inizio degli anni Novanta, quando il suo stile di vita improntato al lusso la porta sul lastrico. Ma Wanna non si arrende e, per la prima volta, si reinventa. Lascia perdere i cosmetici e i prodotti dimagranti e, insieme a sua figlia e al Maestro di vita Do Nascimento, inizia a lucrare su nuove insicurezze. Promette numeri fortunati al lotto, oroscopi accurati, intrugli anti-malocchio e talismani “magici”. Insomma, questa volta Wanna Marchi riesce davvero a vendere il nulla.
Che si tratti di una truffa oggi è evidente, ma sono tantissime le persone che, ammaliate dal suo fascino, hanno speso cifre inverosimili per amuleti o manufatti assolutamente privi di poteri magici.
È quando una delle sue vittime si rivolge a “Striscia la Notizia” che il pubblico inizia a dubitare dell’irreprensibilità di Wanna, che viene portata in tribunale e infine condannata a dieci anni di carcere.
La tensione creata alternando interviste e vecchi filmati aumenta man mano che ci si addentra nella storia, e l’atmosfera si fa sempre più cupa e misteriosa.
Nonostante il finale non sia un mistero, la docu-serie riesce comunque a tenere lo spettatore inchiodato allo schermo fino all’ultimo istante.
La Wanna Marchi di oggi, sebbene abbia scontato la sua pena, sotto i riflettori non mostra alcun rimorso. Racconta la sua storia con orgoglio, se non con arroganza; si mostra fiera di sé e dichiara di ritenere la sua incarcerazione un’ingiustizia.
Insomma, Wanna è ancora un personaggio decisamente fuori dagli schemi. Una donna senza scrupoli, ambiziosa fino al midollo e ancora capace di vendere qualsiasi cosa, soprattutto se stessa.
Ma siamo sicuri che sia l’unica?
Nadia Rosato
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