Colombo e il cibo del Nuovo Mondo
Il ragù, la pasta e patate, il peperone ‘mbuttunato.
Vi ho fatto venire fame?
Beh, come si suol dire, il lettore va preso per la gola…forse non era questo il detto giusto.
In ogni caso, non siamo qui per parlare di ricette culinarie, ma delle materie prime di questi cibi prelibati.
Se fosse vissuti prima del 1492 non avreste neanche idea di queste squisitezze. Perché? Ve lo spiego subito.
Cristoforo Colombo partì da Palos alla ricerca delle Indie, in realtà scoprì il Nuovo Mondo, insieme alle sue caratteristiche e al cibo.
Dai primi del ‘500 si iniziarono ad importare in Europa una varietà di alimenti mai visti prima, che però i nativi americani conoscevano bene.
Pomodoro
Tra questi proprio il re dei nostri piatti, il pomodoro.
Il suo nome deriva da Pietro Andrea Mattioli, botanico di Siena che lo definì “pomo d’oro” per via del suo colore giallo acceso della maturazione.
La sua storia risale all’America Centrale e Sud America. Gli Aztechi lo chiamavano xitomatl e veniva utilizzato come salsa in molte ricette.
Era ritenuto un cibo afrodisiaco e quindi anche detto “pomo d’amore”.
Fu proprio Cortés a portarlo in Europa per la prima volta, ma non per uso alimentare. Il pomodoro, infatti, veniva donato come regalo perché si pensava fosse velenoso, per via di una somiglianza ad una pianta detta erba morella.
Verso la fine del ‘500 si iniziò ad utilizzare in cucina, anche se il suo uso in questo ambito era davvero scarso.
La salsa di pomodoro era maggiormente consumata al sud Italia a partire dal 1600.
Il ragù ovviamente ne è la prova schiacciante.
Patata
Arrivò poi la patata, cucinata in ogni modo possibile.
Il tubero è originario delle Ande e veniva consumato come alimento dagli Inca che svilupparono diverse ricette.
Gli spagnoli che conquistarono il Perù entrarono per primi in contatto con questa verdura, che arrivò in Europa nella seconda metà del ‘500.
Prima la Spagna, poi Inghilterra, Paesi Bassi e Germania. Tutti furono attratti da questo particolare tubero.
Come il pomodoro, anche la patata non era vista di buon occhio in cucina. Venne usata maggiormente per uso ornamentale, ma per la sua figura strana e irregolare spesso veniva associata al demonio.
Con l’aumento della popolazione europea si sentì la necessità di incrementare il cibo e le coltivazioni. La patata riusciva a dare molte calorie in più rispetto al frumento e all’avena.
Tra ‘700 e ‘800 la sua diffusione fu massima. Alimento a basso costo e molto calorico, riusciva a saziare famiglie numerose.
Oggi viene usata moltissimo in cucina e in tantissimi modi diversi, anche per il gourmet.
Cioccolato
Chi può resistere davanti ad una dolce tavoletta di cioccolato? Sicuramente non io.
Ebbene, anche il cacao arriva dal Nuovo Mondo.
I Maya sono stati i primi a coltivarlo e, secondo gli Aztechi, la pianta fu donata da un dio per aiutare gli umani e sostenerli nel duro lavoro. Non era accessibile a tutti, infatti veniva considerato cibo lussuoso e bevuta solo dai nobili o sacerdoti aztechi.
Cristoforo Colombo ricevette in dono qualche seme di cacao durante il suo viaggio.
Nel 1528 Cortés portò la pianta in Europa e aggiunse anche zucchero e vaniglia alla bevanda.
Dal ‘600 si produsse cioccolato in Italia con la nascita di varie scuole ad esso dedicate.
Dal fondente si è passati a gianduia, latte, bianco e poi tutte le varietà che oggi conosciamo.
Perché, in fondo, la cioccolata è come il colore nero nella moda, sta bene su tutto.
Peperoncino
I peperoncini sono la tappa finale di questo nostro viaggio culinario nei cibi delle Americhe.
Odiati e amati per il loro gusto molto piccante, hanno origine in Perù e Messico, utilizzati come spezie in ambito gastronomico.
Veniva coltivato dalle civiltà precolombiane già 5000 anni prima di Cristo ed era una pianta ritenuta sacra da Inca e Maya, talmente tanto da essere usata anche come moneta di scambio.
I suoi utilizzi erano tantissimi: medicina, magia, tortura e, ovviamente come pietanza.
Si diffuse subito in tutta la Spagna e in Italia, che veniva chiamato “pepe d’India”, ma il successo durò poco.
Il peperoncino non era molto amato dai nobili e la sua facilità di coltivazione non portava necessità di compiere altri viaggi per portarlo in Europa.
Fu comunque utilizzato e il suo nome variò nel tempo, fino ad arrivare a quello attuale nel 1900 come diminutivo del peperone.
In ambito gastronomico si sviluppò a partire dal 1800, soprattutto al sud Italia tra le famiglie più povere perché rendeva saporito ogni piatto.
Ai giorni nostri, la sua massima diffusione è in Calabria, regione del “No peperoncino no party”.
Insomma, Colombo, oltre a scoprire una nuova terra, fece anche assaporare agli europei prodotti di cui oggi non possiamo più farne a meno.
Martina Maiorano
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