La vita lenta di Gianvito
C’è chi, sulla sua pagina Instagram, da circa tre anni, si prende una pausa per raccontare, descrivere e soprattutto condividere brevi frammenti di quotidianità.
I suoi amici e parenti lo conoscono come Gianvito, ma per molti di noi è semplicemente vita lenta. Vi viene in mente qualcosa?
Il suo nome è Gianvito Fanelli e la sua volontà quella di catturare attimi. Ecco come è nata Vita lenta e in che modo mi ha permesso di sbirciare nel suo mondo.
Prima di tutto, una breve parentesi sul perché del nome scelto: “vita lenta”. Non calma, né tranquilla, ma semplicemente lenta, senza accezioni positive o negative. Si tratta della scelta di un aggettivo apparentemente neutro. Cosa c’è dietro questa parola?
«C’è il tempo» ha detto. «I momenti che mi hanno portato a coniare questa definizione, che non è per nulla innovativa (eppure, si preferisce spesso usare l’aggettivo inglese slow, come il movimento delle “città slow”), erano proprio caratterizzati dallo scorrere lento del tempo. La calma e la tranquillità sono sicuramente caratteristiche ed emozioni che fanno parte di questo immaginario… E poi, suonava semplicemente bene!»
Negli ultimi mesi la pagina, da molti percepita quasi come terapeutica, ha aumentato notevolmente il suo seguito: «Sapevo che il concetto potesse piacere, perché lo sperimentavo da anni nelle stories del mio profilo Instagram, ma da lì ad aspettarmi questo tipo di reazioni, ce ne passa».
Il merito, secondo Gianvito, va soprattutto a chi ha condiviso con lui video e istanti di vita straordinari. «Sono stato molto fortunato» e non è mai stato lasciato solo, tanto da aver avuto contatti, in questo percorso, con creator di simile stile, come Nicolò Leone, Ciro Pipoli, Francesco Cortese.
Nelle pubblicazioni della pagina ricorrono spesso il mare e il vento. Non è mai un caso, ma una risposta.
«Il mare è il luogo di contemplazione per eccellenza. Il vento rende manifesto lo scorrere del tempo. In più, entrambi creano scene esteticamente belle. Perché, alla fine, ricordiamoci che siamo su Instagram, il regno dell’estetica».
L’idea alla base di ogni video è il movimento, quasi impercettibile, dei soggetti immortalati. Generalmente nei post sono presenti persone anziane, anche se negli ultimi mesi si può notare l’intenzione di dare certa varietà ai protagonisti e al feed.
Probabilmente gli anziani diventano i soggetti perfetti per i video per il semplice fatto di avere «più tempo da spendere all’aperto, più tempo “vuoto”, apparentemente noioso» che non si affrettano a riempire.
E così ci sono video di persone che preparano l’attrezzatura da pesca su uno scoglio, che riposano sedute sulla panchina di un parco, che prendono il sole su una vecchia sedia lasciata in cortile o che trascinano un carrellino della spesa, piano.
La pagina si pone l’obiettivo di rappresentare l’essenza dell’Italia intera, nota per il suo tempo quasi “fermo” e privo di fretta. Faccio riferimento, in particolare, al pensiero diffuso che vede il Sud Italia come un luogo privo di agitazione, in cui le cose si fanno sempre con tranquillità, quasi, appunto, con lentezza.
Gianvito, come buona parte delle persone che sono nate e cresciute nel Sud, me compresa, sembra essere cosciente di ciò che “potrebbe andare meglio”, ma ama casa sua, ne apprezza i ritmi e li difende, non senza un accenno di senso critico.
«Dillo ai napoletani che la vita al Sud è lenta! La vita lenta si può trovare ovunque, in realtà. Anche a Milano, città in cui ho vissuto per dieci anni. Chiaramente, la città e i suoi ritmi lo rendono un evento più raro.
Molto dipende anche dal lavoro che si fa. La possibilità di lavorare da casa, per esempio, è un ottimo incentivo a godersi di più determinati momenti: fare una passeggiata al parco è più facile se non devi correre ogni mattina dall’altra parte della città» e se per arrivarci non ci si impiega un’ora di traffico e tre cambi di mezzi pubblici, aggiungerei.
«Non nego, poi, che al Sud ci sia uno stile di vita più lento, in generale. Molto dipende anche da questioni che possono essere lette in modo negativo, ammesso che siano effettivamente punti negativi: penso allo spopolamento dei piccoli borghi o alla mancanza di luoghi d’aggregazione che non siano piazze e panchine.
Spesso la lentezza delle cose al Sud mi ha fatto soffrire e incazzare, ma ho capito che incazzarmi e basta serviva a poco. Perciò, nel mio privato, faccio tutto il possibile per cambiare le cose in positivo: la mia vita è tutt’altro che lenta da quando mi sono ri-trasferito a Conversano, la mia città d’origine».
Nel pubblico, invece, quell’apparente lentezza Gianvito se la tiene stretta, tanto da averne voluto rappresentare ogni sfumatura.
Che abbia influito l’impronta lasciata dalla pandemia o che sia dovuto agli strascichi delle crisi, economiche e sociali, degli ultimi anni, sono in molti quelli che sembrano essere stanchi della frenesia quotidiana e cercano conforto, anche solo in un video della durata di qualche secondo, che gli permette di riprendere fiato, tanto che la “vita lenta” è diventata una vera e propria tendenza.
«Gianvito, credi che continuerà?» Lui è titubante, non lo sa. Io neanche, ma mi piace, spero proprio di sì.
Stefania Malerba
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