Amore fino all’osso, Bones and All
Dal 23 novembre nelle sale cinematografiche è uscito il primo film americano di Luca Guadagnino Bones and all, il film è stato presentato al 79° Festival del Cinema di Venezia e ha vinto il Leone d’argento per la migliore regia.
La pellicola, adattamento cinematografico del romanzo di Camille DeAngelis Fino all’osso, delinea la nuova collaborazione artistica tra il regista Luca Guadagnino e l’attore Timothèe Chalamet, pupillo lanciato nel lontano 2017 con lo struggente film Chiamami col tuo nome.
L’attore newyorkese viene accompagnato dalla star di Waves, Taylor Russel, in questa tenebrosa storia d’amore che si articola lungo le strade dell’America degli anni ‘80.
Una delle prime scene del film Bones and all inquadra una copia di Dubliners di Joyce. Il tema cardine del romanzo è il binomio paralisi/fuga. La paralisi, quella morale dettata dal mondo e dalla mentalità in cui vivono i personaggi e la fuga, è il disperato tentativo di liberarsi dalla paralisi stessa. Questo stesso binomio contraddistingue il percorso di Marvin (Taylor Russel) e Lee (Timothèè Chalamet) che fuggono alla ricerca della loro identità, provano a prendersi il proprio posto nel mondo che non riesce a tollerare la loro natura.
Giovani e dannati legati ad un inesorabile destino dal quale non possono sfuggire: l’interesse vorace per la carne umana, ma non è una storia di cannibalismo. Guadagnino utilizza il cannibalismo metaforicamente per parlare di appartenenza, del riconoscersi con i propri simili e imparare ad accettarsi.
Maren e Lee si incontrano per la prima volta in un mini market, qui si “fiutano” – i cannibali di Bones and all si riconoscono attraverso l’odore.
Lee e Maren sono sostanzialmente due outsider: lui classico ragazzino di paese, capelli tinti, atteggiamento da ribelle, lei è una giovane donna che è dovuta crescere in fretta dopo esser stata abbandonata dalla madre. Tra i due nasce un amore e così quasi come Bonnie and Clyde, soli contro tutti e ossessionati dalle stesse domande, fuggono alla ricerca di un posto in un mondo che non li comprende; combattono per sopravvivere ad un destino che non avevano scelto.
“Solo l’amore ti può salvare” così sentenzia uno dei loro simili incontrati durante la fuga, ed è così che Maren e Lee provano a salvarsi. È davvero l’amore, che ci permette di ritrovarci e riconoscerci con l’altro, e di sentirsi al sicuro. Sapere di aver trovato quel sollievo che alleggerisce la fatica dell’esser stati emarginati dal mondo, per una natura che non possono controllare. È questo quello che provano i protagonisti.
Bones and all è eccessivo nella grafica – tanto horror- il regista Guadagnino non si è risparmiato nel mostrare l’atto della masticazione, la violenza sin dalla prima scena e così sempre più avanti non cerca escamotage. E con la stessa intensità ci mostra l’amore tra Marvin e Lee: le mani che si toccano, gli occhi che si cercano così da non mostrarceli come dei veri e propri mostri, ma semplicemente come due ragazzini alla ricerca di una loro identità.
Guadagnino vuole che lo spettatore possa entrare in sintonia con Marvin e Lee, rappresentando in Bones and all coloro che vivono ai margini della società, che riflettono su loro stessi e sul perché si sentono distanti. È un film di crescita, porta a farci domande sul perché desideriamo appartenere ad un tessuto sociale, perché e in che modo vogliamo farci riconoscere. Allo stesso modo dimostra quanto invece fa male e influisce il non essere accettati ed apprezzarti per quello che si è, il bisogno costante di sentirsi in sintonia con l’altro.
È un film di appartenenza, di condivisione, di sangue, di carne, del “sentirsi” come odore. Non è un caso dunque che i cannibali di Bones and all si riconoscano tra loro attraverso l’olfatto, uno dei cinque sensi conosciuto come quello che ci permette di percepire le emozioni dell’altro, perché collegato al sistema limbico, area del cervello dove vengono elaborate le emozioni.
Bones and all, letteralmente tradotto in ossa e tutto, Maren e Lee amano tutto l’uno dell’altro, ossa e tutto, amano persino il loro essere due anime in pena, che convivono con il senso di colpa perenne. In una delle scene finali Lee chiede a Maren “pensi che sia una persona orribile?” e lei risponde “penso soltanto che ti amo”. I due amanti vanno oltre i pregiudizi, le anomalie, i difetti e si amano così come sono. L’ambientazione del film, il Midwest americano degli anni ‘80, non è una scelta a caso, spazi aperti dove poter sviluppare la loro natura ed essere costantemente liberi.
Amore fino all’osso. Per l’appunto Maren mangia Lee nella scena finale, lo mangia “fino all’osso” in modo che Lee rimanga per sempre dentro di sé, così da sentirsi pienamente legati, seppur solo metaforicamente.
Non vi resta che farvi mangiare dalla mostruosa bellezza del film Bones and All.
Arianna D’Angelo
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