Il lato oscuro dei Mondiali di calcio 2022 in Qatar
I Mondiali di calcio in Qatar sono iniziati il 20 novembre e termineranno il 18 dicembre, e sono i Mondiali più chiacchierati degli ultimi tempi.
Quando i Mondiali di calcio 2022 vennero assegnati al Qatar era il 2010, e già ai tempi iniziarono le prime perplessità sull’evento.
Questo perché, ancora oggi, la giustizia francese sta ancora cercando di capire se questa attribuzione è il frutto di corruzione tra la Francia e il Qatar.
Il sospetto principale è dato da una colazione organizzata all’Eliseo il 23 novembre 2010, 9 giorni prima del voto del paese.
Ai tempi, al tavolo, vi erano: l’allora Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, Michel Platini – Presidente dell’Associazione Europea di Calcio – e i qatarini Tamin Ben Hamad Al Thani, che in quell’anno era il principe ereditario del Qatar, e Hamad Ben Jassem al Thani, primo ministro del paese.
Lo scopo principale di questa colazione, secondo alcuni documenti ritrovati a casa di un consigliere di Nicolas Sarkozy, è stato che l’ex presidente ha cercato di convincere Michel Platini a cambiare il suo voto.
Difatti, Platini è stata una figura di particolare importanza nel mondo calcistico di quegli anni; non a caso, non rappresenta un voto ma bensì 4 dei 22 voti totali.
Prima di arrivare a questa colazione, nonostante egli ancora oggi lo nega, lui era spinto a votare per gli Stati Uniti ma cambiò idea all’ultimo minuto, facendo ribaltare il voto e facendo vincere il Qatar.
Nonostante siano passati più di 10 anni, una nota interna ritrovata all’Eliseo dimostra che ai tempi la Francia ha cercato di vendere armi al Qatar; per questo motivo l’appoggio del paese, più in particolare di Platini a concedere l’organizzazione della Coppa del Mondo al Qatar, era molto importante – anzi, fondamentale.
Inoltre, c’era in gioco anche l’acquisto della squadra francese del PSG, che all’epoca era in gravi difficoltà finanziarie, ed era guidato da Sébastien Bazin, un amico di Sarkozy.
Il club parigino venne acquistano proprio dal Qatar nel 2012.
Infine, Laurent Platini – figlio di Michel Platini – nel 2011 assume la direzione dell’impresa Qatarina di attrezzature sportive Burrda Sport, partner di numerosi club e squadre calcistiche sia in Europa che in Medio Oriente.
Una questione difficile da stabilire per il sistema giudiziario è ciò che fa parte della negoziazione e ciò che, invece, fa parte della corruzione e ad oggi la magistratura francese sta ancora indagando.
Altra accusa che il Qatar ha subito è quella del greenwashing.
Ma di cosa si tratta questo fenomeno?
Si parla di greenwashing quando le imprese, organizzazioni o istituzioni sostengono messaggi pubblicitari o iniziative sociali per “coprire” un forte impatto ambientale dei propri servizi o prodotti.
In italiano si traduce come “ecologismo di facciata”, e tende a trasmettere un’immagine positiva e green del proprio operato tramite tecniche di comunicazione e marketing, affinché si distolga l’attenzione dalla realtà dei fatti, che tutto è tranne che sostenibile.
Il Qatar aveva annunciato che il Mondiale sarebbe stato a zero emissioni nette di CO2, dichiarazione che risulta essere un vero e proprio rischio quando si ha una risonanza così grande.
Infatti, per un evento sportivo c’è la necessita di gestire costi elevati e costruire nuove infrastrutture e il Qatar, avendo precedentemente avuto un solo stadio, non è stato esente da queste nuove costruzioni – non a caso sono stati costruiti ben otto impianti sportivi, posizionati tra loro fino a un massimo di 75 chilometri.
Inoltre, questo paese è conosciuto per essere estremamente dipendente dai combustibili fossili; quindi, l’affermazione sopra citata ha avuto un impatto non indifferente.
La breve distanza tra uno stadio e l’altro è stata pensata per usufruire la metropolitana o bus elettrici ed evitare dei mezzi fortemente inquinanti come l’aereo.
Per di più, è stato anche costruito un impianto fotovoltaico di 10 chilometri quadrati, che funzionerà anche quando la competizione sarà terminata, in modo da fornire sempre energia pulita al paese.
Nonostante ciò, la strategia attuata dal Qatar per minimizzare le emissioni ha suscitato un forte dibattito.
L’organizzazione Carbon Market Watch ha effettuato un’indagine in cui ha stimato la carbon footprint degli stadi costruiti per questi mondiali Qatar 2022.
L’indagine, oltre ad aver fatto accrescere i dubbi sull’utilizzo futuro di stadi concentrati in uno spazio limitato, ha constatato che la modalità di calcolo delle emissioni è scorretta e fuorviante.
Difatti, la valutazione ambientale corretta in termini di emissioni di CO2 potrà essere annunciata solo al termine dell’evento.
Secondo le stime, il torneo produrrà 3,6 milioni di tonnellate di CO2, ma secondo il report l’impatto reale sarà otto volte maggiore.
Bisogna anche prendere in considerazione che il Qatar è uno stato di piccole dimensioni, che ha dovuto sostenere investimenti in nuovi stadi e alloggi, con importazioni necessarie che hanno causato un impatto ambientale tutt’altro che trascurabile.
Un’altra questione molto importante e grave è lo sfruttamento che molti lavoratori hanno subito mentre il Mondiale era ancora in lavorazione.
Secondo l’inchiesta del 2021 del Guardian, sono circa 6.500 i lavoratori provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka morti affinché i Mondiali iniziassero.
La cifra non considera gli infortuni sul lavoro, le malattie, le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui i lavoratori versavano.
Lo stesso quotidiano britannico andò a visitare l’hotel che ospita la squadra inglese, e trovò una situazione “di squallore”, con “condizioni di lavoro prossime alla schiavitù”.
Non sono mancate le proteste da parte di calciatori, tifosi e non solo per come il Qatar sta gestendo i Mondiali 2022.
Ad esempio, la Norvegia, nella partita contro la Gibilterra per le qualificazioni, si era presentata con una maglia con su scritto “DIRITTI UMANI. Dentro e fuori dal campo”.
Oppure la Francia ha adottato delle sanzioni nei confronti dell’evento: niente maxischermi, fan-zone o adunate nelle piazze di Parigi, Nancy, Reims, Strasburgo, Marsiglia e Lille.
Il sindaco di Marsiglia, Benoit Payan, ha inoltre affermato che “la competizione si è gradualmente trasformata in un disastro umano e ambientale”.
Irene Ippolito
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