San Gennaro: non è vero, ma ci credo
“Io ho avuto la fortuna di frequentare le case di tolleranza prima che venissero chiuse. L’ultimo giorno piangevano tutti: piangevano le prostitute, piangevano i clienti e piangeva la signora Gianna, la tenutaria. Era il 20 settembre del 1958. Il giorno prima, san Gennaro non aveva fatto il miracolo, e questo già la dice lunga”.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005
In un’epoca di ateismo e lontananza dalla religione, Napoli e il suo legame con il santo Gennaro, sono una vera eccezione alla regola. San Gennaro, affiancato da Maradona, sono l’essenza della napoletanità; non ci può essere un napoletano senza la statua “votiva” o l’immaginetta di uno dei due.
Ma perché Napoli ed i napoletani sono così legati al santo martire?
Ripercorriamo insieme alcune tappe del santo faccia gialla – il busto che viene portato in processione è d’oro, quindi giallo -:
Gennaro nasce a Benevento il 21 aprile 272; da subito si evince il suo amore per Dio ed il mondo cristiano ed è la sua grande fede a renderlo vescovo di Benevento. Ed è da vescovo, all’età di 33 anni, che conosce e vive il suo martirio: in visita ad alcuni fedeli cristiani di Pozzuoli, viene arrestato dall’allora governatore della Campania, Dragonzio. Viene condannato ad essere sbranato dai leoni nell’anfiteatro di Pozzuoli, ma la leggenda vuole che essi si inginocchiarono ai piedi del giovane Gennaro dopo che quest’ultimo li investì di una benedizione. Il governatore decide di condannare Gennaro ed i suoi seguaci alla decapitazione.
Ed è proprio quello il sangue, secondo la tradizione, contenuto all’interno delle ampolle conosciute in tutte il mondo per il c.d. “Miracolo di San Gennaro“.
Sono due le ampolle, una semivuota – Carlo III di Borbone ne sottrasse il contenuto per portarlo in Spagna – ed un’altra piena al 60%.
I due recipienti sono contenuti in una teca dietro l’altare del Duomo; durante 3 giornate le ampolle vengono esposte pubblicamente e lo scioglimento o meno del sangue anticipa periodi di luce o eventi nefasti: il 19 settembre festa in onore del Santo, il sabato prima della prima domenica di maggio e il 16 dicembre, giornata che ricorda l’anno 1631 quando il sangue si sciolse e fermò la colata di lava del Vesuvio, che aveva già percorso Torre Annunziata, Ercolano e Portici.
La prima volta, tuttavia non è escluso che sia avvenuto anche in precedenza, che è stata data notizia della liquefazione del sangue di San Gennaro è il 17 agosto 1389 da parte di un autore siciliano.
Pseudo spiegazioni scientifiche ve ne sono? Nessun dato fondato, solo ipotesi, siccome il Vaticano non permette l’apertura delle ampolle, pur rinnegando il miracolo, e definendo esso un mero “prodigio“.
Molti, infatti, non sanno che dal Concilio Vaticano il Santo napoletano fu declassato: il santo venne escluso dai calendari, venne “annullato” il suo festeggiamento; i napoletani, però, restandogli fedeli, tappezzarono la città dell’emblematica frase “San Gennà, futtatenne” e cioè “San Gennaro, fregatene“.
“E se se ne fotte il furbo santo, non possono fottersene anche gli stupidi fedeli?”.
Piergiorgio Odifreddi, Dizionario della stupidità, 2016
E come direbbe Peppino De Filippo, “Non è vero, ma ci credo”.
Antonietta Della Femina
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