I borghi fantasma della Campania: la Valle dei Mulini (Gragnano)
Diversamente dai 2 episodi precedenti di “I borghi fantasma della Campania” quello di oggi sarà un viaggio anche all’insegna dei miei ricordi.
Da piccola, io ed i miei familiari, andavamo spesso alla Valle dei Mulini, con la scusante di riempire le damigiane d’acqua di montagna (si, era un’abitudine a casa mia ancor prima delle c.d. “casette dell’acqua”).
Nessuna condizione meteo era sufficientemente avversa per non andare: ricordo, una volta, fosse pieno inverno e l’acqua attorno alle fontane fosse completamente ghiacciata. Per non tirarla per le lunghe, scivolammo e ci ritrovammo a pancia in giù “lunghi lunghi” (per dire “distesi”) a ridere l’uno dell’altro.
Anche in estate lì l’acqua è sempre fresca e non è insolito trovare branchi di cavalli e muli, che scendono seguendo le mulattiere, carichi di legname.
Ora però vi lascio qualche nozione appresa leggendo e seguendo qualche comitato che negli anni ha organizzato mostre, convegni per la rinascita e riqualificazione della Valle dei Mulini; importante è da ricordare il lavoro fatto dai volontari del Centro Storia e Cultura dei Monti Lattari “Alfonso Maria Di Nola”.
Innanzitutto, dove ci troviamo? La Valle dei Mulini è una valle dei Monti Lattari, nel comune di Gragnano in provincia di Napoli.
I Mulini di Gragnano furono costruiti nell’ultimo trentennio del 1200: fu scelta quella zona per la costruzione di essi perché lungo la valle scorreva, e tuttora scorre, il torrente Vernotico, alimentato dalle sorgenti della Forma.
Il torrente non ha un flusso costante ed è per questo che l’acqua veniva canalizzata e accumulata in una torre, un serbatoio.
I Mulini di Gragnano si distinguono da quelli su fiume per un’unica caratteristica: hanno ruote verticali e non orizzontali.
Per decenni furono il fulcro della produzione di grano: la loro posizione strategica a ridosso del porto di Castellammare di Stabia era ottima, siccome era lì che arrivava il grano ed era da lì che veniva esportato il prodotto finito.
Fu al centro della produzione per la città di Napoli e la sua provincia e fu anche coinvolta nella rivolta di Masaniello.
Excursus sulla rivolta di Masaniello
“Finalmente la divina bontà, per mostrare quanto sia immensa una scintilla della sua provvidenza, ha mandato il Davide per liberare un popolo così fedele, dalle troppo crudeli et inhumane tirannidi della Saulitiva relatione”.
Autore anonimo, Succinta Relatione
Tommaso Aniello, detto Masaniello, all’età di 27 anni divenne guida di una vera e propria rivolta civile contro il governo spagnolo e la sua crescente pressione fiscale.
Il popolo venne sollevato e nella notte tra il 6 ed il 7 giugno 1647 fu incendiata Piazza del Mercato; il 7 luglio Masaniello e i suoi “Lazzari” entrarono nel Palazzo Reale.
Il resto è leggenda… o quasi.
I Mulini cominciarono a scorgere il proprio tramonto quando nel corso del 19° secolo la nuova industria della pasta cominciò ad utilizzare il grano duro e non più il grano tenero; il colpo di grazia si ebbe nel 1869 quando venne introdotta un’imposta che prevedeva il pagamento di una quota per i giri della macina.
Il mito dei Mulini di Gragnano cessò nel 1900. I mulini abbandonati ora sono coperti da vegetazione; la loro singolare architettura ne fa una grande testimonianza di archeologia industriale, e a partire dagli anni 2000 la Valle dei Mulini è divenuta un’area naturale meta di visite turistiche.
“Gli storici dell’economia affermano concordemente che lo sviluppo delle tecnologie rese possibile il grande balzo dall’Età Medievale all’Età Moderna e creò le premesse per la Rivoluzione industriale, sia da collocare agli inizi del XVII secolo. Questa tesi si basa sulla considerazione, peraltro corretta, che lo sviluppo tecnologico esplose solo dopo la rivoluzione scientifica con la quale Copernico, Keplero, Galileo Galilei, Cartesio, Boyle, Newton e molti altri cervelli inquieti demolirono le vecchie credenze e le sostituirono con conoscenze rigorosamente basate sull’osservazione della realtà. I mulini di Gragnano costituiscono una rarissima prova del fatto che, anche prima di quella svolta, l’ingegno umano aveva dato vita a cambiamenti tecnici di enorme portata per l’economia di quei tempi”.
Sergio Troiano
La Valle dei Mulini è caratterizzata anche dal presepe artistico.
Aperto alla visita dal 25 dicembre al 2 febbraio, il presepe artistico di Gragnano nella Valle dei Mulini, è un presepe parlante: racconta storie, stili di vita e arte.
Nato dalla passione dei maestri Pasquale Cesarano e Giuseppe Somma, in esso è possibile vedere non solo le classiche scene quotidiane del ‘700 napoletano, ma anche luoghi della città di Gragnano: il mulino del Monacano, Piazza Trivione, San Sebastiano (Santo patrono della città della pasta), San Gennaro.
Come il dio Giano Bifronte, Gragnano ha due volti: vive in equilibrio tra sacro e profano.
Antonietta Della Femina
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