La Befana vien di notte… la vera storia della vecchietta più dolce di tutte
Se la mattina del 25 dicembre si scartano i regali che Babbo Natale ha portato sotto l’albero, il 6 gennaio si mangiano le leccornie portate in dono dalla Befana.
Ma qual è la vera storia della Befana?
La Befana è una figura folcloristica tradizionalmente rappresentata come una donna in là con gli anni, con il naso adunco e le vesti stracciate, che vola a cavallo di una scopa per fare visita ai bambini nella notte dell’Epifania e riempire le calze, lasciate appese sul camino o vicino a una finestra, con dolciumi e giocattoli per i bimbi che durante l’anno si sono comportati bene, con carbone per i “monelli”.
Il 6 gennaio per l’ecumene cattolica è una di quelle date che, cascasse il mondo, si è sempre vista cerchiata di rosso sul calendario. Le origini di questa tradizione si perdono nella notte dei tempi e si legano a doppio filo con le vicende bibliche della nascita di Gesù Cristo.
Come raccontato nel Vangelo, Gesù sarebbe nato in una grotta a Betlemme nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. I Re Magi, ricchi e potenti signori di un qualche regno di Oriente, spinti da una forza divina, avrebbero osservato in cielo un’insolita cometa che li avrebbe condotti dritti dritti dal promesso salvatore.
Fu così che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre si misero in marcia, alla volta della misera spelonca in cui il bambin Gesù aveva avuto i suoi natali. I tre portavano con sé oro, incenso e mirra, doni degni di un re.
Questo mitico trio, in realtà, è ancora avvolto nel mistero. Nel Nuovo Testamento si parla ben poco di chi fossero questi Magi e c’è addirittura chi dubita del loro numero.
Ma al di là della lezione di fondamenti di teologia, che cosa c’entrano i Re Magi con la Befana? Ebbene, stando ai “conti” che ci sono stati tramandati, questi personaggi sono collegati.
I Magi non avrebbero avuto vita facile nel raggiungere la loro destinazione. La stella cometa non era ovviamente dotata della precisione millimetrica degli odierni navigatori GPS e con ciò i tre sarebbero stati obbligati a fermarsi spesso per chiedere informazioni.
Ed è qui che entra in gioco lei, la Befana.
Secondo la leggenda, i Magi sarebbero stati guidati in una delle ultime fasi del loro pellegrinaggio dalle indicazioni di una vecchietta di umilissime origini. Commossi dall’aiuto ricevuto, le avrebbero offerto di unirsi al loro viaggio, ma l’anziana donna avrebbe rifiutato.
Tuttavia, dopo non molto tempo dalla partenza del trio, la vecchietta si sarebbe pentita amaramente della sua scelta e avrebbe deciso di preparare armi e bagagli per mettersi a sua volta in marcia, facendo bisaccia dei suoi pochi averi e di qualche dolciume da offrire al piccolo messia.
La vecchina, non riuscendo a rintracciare i Magi, avrebbe optato per bussare alle porte di tutte le famiglie che incontrava sul suo cammino, distribuendo ai più piccoli caramelle e altre prelibatezze.
Sebbene la futura Befana non sarebbe riuscita nel suo intento di aggregarsi ai Re Magi, si sarebbe conquistata l’affetto di giovani e bambini grazie al suo filantropico gesto.
In ambito cristiano l’Epifania non concede grande spazio al personaggio della Befana, piuttosto celebra il disvelamento di Cristo agli occhi del mondo, coincidente con l’arrivo nella grotta dei Magi.
Questa, però, non è l’unica storia esistente sulla Befana. Attorno alla sua figura ruotano diverse leggende.
Andando a indagare il folklore di alcune regioni italiane, soprattutto nel Lazio e in Toscana, si trovano numerosi racconti più affini alla versione che conosciamo oggi: nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, una certa vecchietta – agghindata con un fazzoletto sul capo, uno sciarpone di lana per ripararsi dalle inevitabili correnti gelide da fronteggiare in volo, un grembiulone sormontato da uno scialle, un gonnellone scuro e un paio di stivali mezzi rotti – si libra in cielo in sella a una scopa volante e va in vista nelle case, calandosi attraverso il camino, per dispensare presenti e cibarie zuccherine ai bambini.
Alle spalle di questa variante magica e più “laica”, ci sarebbero antichi riti e credenze pagani risalenti al X-VI secolo a.C. e legati a culti per la fertilità dei campi, praticati dai seguaci del mitraismo e delle ancestrali fedi celtiche.
Secondo un’ennesima alternativa, la Befana, nel suo aspetto logoro e malandato, rappresenterebbe l’anno appena superato, sfatto e consunto, ma desideroso di non essere dimenticato e per questo pronto a elargire doni come forma di “captatio benevolentiae”.
Nel corso del tempo, le caratteristiche della Befana si sono uniformate nell’immaginario collettivo, così come le operazioni da effettuare per accoglierla al meglio, facendole trovare al suo arrivo un frutto, un biscotto o un bicchiere di vino, ai quali ricambierà con una calza piena di doni e primizie.
Va detto infatti che, prima dell’avvento della figura più pop di Babbo Natale, la Befana si occupava anche del reparto regali, ricalcando la tradizione religiosa di Santa Lucia.
Queste sono solo alcune delle teorie più in voga sulla vera storia della Befana, ma il mondo dei miti e delle leggende è un bacino sempre aperto a nuove e fantasiose rivisitazioni. Basti pensare alla schiera di canzonette e filastrocche sorte sul suo conto.
Ed è proprio con una delle più famose che vi lasciamo a godervi il bottino delle calze ricevute:
«La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, il vestito alla romana, viva viva la Befana!»
Giusy D’Elia
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