La pittura è femmina – Sofonisba Anguissola
Talentuosa ritrattista di fama europea, Sofonisba Anguissola fu apprezzata dai grandi nomi del suo tempo, come Giorgio Vasari e Michelangelo.
Caravaggio, invece, si ispirò ad un suo disegno per creare uno dei suoi più noti capolavori.
La vita
Primogenita della famiglia aristocratica degli Anguissola, Sofonisba nasce nel 1532 a Cremona. Dal padre viene avviata all’apprendimento delle arti. Intenzionata a rendere la passione una professione, l’artista si impegna fin da bambina nella ritrattistica, che diventerà in seguito la sua specializzazione.
Nel 1549 Sofonisba si trasferisce a Milano per proseguire la propria formazione. In questi anni produce alcune delle sue opere più famose, che le concederanno presto la notorietà. Un anziano Michelangelo Buonarroti si accorge del talento della pittrice, restando particolarmente colpito da un disegno a carboncino intitolato Fanciullo morso da un gambero.
Prima di compiere trent’anni, Sofonisba si è già affermata come una delle più importanti pittrici italiane. Dipinge i volti e la vita di esponenti delle grandi corti: i Gonzaga e i Soncino a Milano, gli Este a Ferrara e i Farnese a Piacenza. Nel 1560 la pittrice parte per la Spagna, dove ricopre il ruolo di ritrattista della famiglia reale e insegnante di pittura della regina Elisabetta, moglie di re Filippo II, per più di un decennio.
Raggiunta la fama europea (forse la prima donna a riuscirci in campo artistico), Sofonisba ritorna in Italia e si sposa a trentanove anni, età insolita all’epoca per un matrimonio. Si trasferisce a Paternò, in provincia di Catania.
Resta purtroppo vedova dopo pochi anni, ma anche nella città sicula avrà modo di mostrare il suo talento. Si risposa nel 1579 e, per seguire il secondo marito che è un capitano di marina, si sposta a Genova, dove vivrà e lavorerà per quasi quattro decenni.
Ormai anziana e quasi cieca, torna a Palermo con la famiglia, dove avrà modo di conoscere un giovane artista promettente che ha preso il suo posto alla corte spagnola: è il pittore fiammingo Antoon Van Dyck, grande ammiratore di Sofonisba, che approfitterà dell’occasione per dipingere un ritratto della pittrice da anziana. Sofonisba si spegne a Palermo nel 1625.
Le opere
La carriera di Sofonisba parte da un disegno a carboncino del 1554, Fanciullo morso da un gambero: l’opera ritrae il fratellino di Sofonisba, Asdrubale, che piange in braccio alla sorella Europa dopo essere stato morso sulla mano da un gambero.
Il disegno colpì i critici dell’epoca per lo studio accurato dell’espressione del bambino, incredibilmente accurata e primissima rappresentazione emotiva in un dipinto. Qualche anno più tardi, Caravaggio si ispirerà al disegno per l’espressione del suo Ragazzo morso da un ramarro.
Dopo i primi esperimenti di ritrattistica, a poco più di vent’anni Sofonisba dipinge Partita a scacchi. In questa celebre opera, le sorelle di casa Anguissola sono in giardino a giocare a scacchi. L’opera attirò immediatamente l’attenzione di Giorgio Vasari per l’incredibile riproduzione delle espressioni facciali delle ragazze, così realistiche da farle risultare “vive”.
A partire dal 1559, la carriera di Sofonisba decolla anche in Europa con i ritratti che farà dei personaggi politici più importanti dell’epoca: tra le opere più note ci sono Ritratto di Elisabetta di Valois e Ritratto di Alessandro Farnese.
Elementi importanti della collezione di Anguissola sono i suoi autoritratti. Nel corso della sua carriera ne dipingerà più di una decina, molti dei quali con intenti promozionali o significati allegorici.
In età matura si dedica anche ad alcuni soggetti sacri, ma l’esempio più celebre è quello della Madonna dell’Itria, una pala d’altare della Chiesa di Maria Santissima Annunziata a Paternò.
L’opera, nella quale Sofonisba si ritrae nei panni di Maria, viene progettata in memoria del primo marito della pittrice, morto annegato in mare. Nonostante sia una peculiarità nella produzione di Sofonisba, la sua importanza artistica è di grande valore, soprattutto perché è l’unica opera certa del periodo siciliano ad essere giunta a noi.
Alessia Capasso
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