L’inquietante storia di abuso sui minori che sta rovinando Balenciaga
Nuovo anno, nuovi trend. Parigi è pronta ad ospitare la sua prima fashion week del 2023, in programma a fine gennaio. Eppure, tra le maison attese spicca una grande assenza: quella di Balenciaga. Sarà per caso colpa delle ultime polemiche?
Balenciaga è indubbiamente uno dei brand più chiacchierati al mondo. Il merito è, quasi sicuramente, da attribuire al suo direttore creativo, Demna Gvasalia. La sua scalata al successo è a dir poco scintillante, poiché all’inizio della sua carriera ha lavorato per brand come Louis Vuitton e Margiela.
Successivamente, precisamente nel 2014, ha fondato un proprio marchio, Vetements, che si è subito imposto come un cult nel mondo dello streetwear. Dopo tanto successo, è approdato a capo di Balenciaga nel 2015, portando idee tanto innovative quanto divisive.
Nell’ormai lontano 2017, ad esempio, Balenciaga ha proposto in passerella una shopper blu, che ha subito scatenato l’ilarità del web, grazie alla sua somiglianza con l’iconica Tote Bag dell’Ikea. Solo tre anni dopo, in piena pandemia, Lidl ha preso spunto da ciò e ha rilasciato la sua (chiacchieratissima) linea di streetwear, andata letteralmente a ruba.
In questi anni, insomma, Balenciaga e l’inventiva di Demna ci hanno abituati a vedere questo brand come un autentico trendsetter. Ciò che viene proposto in passerella arriva presto a contaminare le strade cittadine ed i profili social di chiunque. Eppure, oggi non vogliamo parlarvi semplicemente della scalata al successo di Balenciaga, ma anche del suo recente declino.
A metà novembre, infatti, questo brand è finito in un polverone mediatico da cui sarà difficile uscire. Sono infatti stati pubblicati degli scatti promozionali per la campagna Gift Shop, in cui c’era l’intenzione di promuovere alcuni prodotti appartenenti alla linea di arredamento del brand. Il fotografo scelto per la campagna è Gabriele Galimberti, noto per i suoi scatti in cui ritrae bambini circondati dai propri giocattoli preferiti.
Tuttavia, ciò che ha fatto storcere il naso a tutti, dalle prime ore dalla pubblicazione degli scatti, è stata la scelta di associare dei modelli bambini ad oggetti inappropriati per la loro età. Infatti, nelle fotografie, si vedono bambini circondati da oggettistica fetish, usata nelle pratiche BDSM. I social sono immediatamente impazziti, richiamando l’attenzione su quanto il fatto sia problematico.
Gli osservatori maggiormente attenti, poi, hanno notato altri particolari strani ed inquietanti. Andando ad analizzare gli scatti di un’altra recente campagna del brand, intitolata Garde Robe ed ambientata in un ufficio, infatti, si notano dei dettagli a dir poco singolari. In una foto in cui c’è una pila di documenti, infatti, si può chiaramente leggere il testo di una sentenza riguardante la pedopornografia.
In un altro scatto, poi, sono presenti alcuni libri tra cui ne spicca uno su un pittore, noto per le sue opere che spesso hanno come temi il cannibalismo e figure di bambini nudi. In un’altra fotografia, poi, è chiaramente visibile un attestato appartenente ad un certo John Philip Fisher, accusato per abusi su minori.
Come se ciò non bastasse, con il passare dei giorni sono saltati fuori diversi altri collegamenti a dir poco inquietanti. Infatti, diversi utenti hanno scoperto che diverse persone che lavorano per Balenciaga e per queste campagne sono invischiate in vicende di pedopornografia e/o abuso di minori.
Questi dettagli, minuziosamente scandagliati e sottoposti ad indagine, hanno subito fatto partire hashtag di protesta e di boicottaggio nei confronti della maison di moda, colpevole di aver promosso la sessualizzazione di minori. Sono tanti i video di persone che bruciano e distruggono capi di abbigliamento di Balenciaga, seguendo perfettamente le regole della cancel culture, che detta la fine inesorabile di chiunque venga interessato da vicende controverse.
Non solo la clientela, ma anche diverse celebrities che hanno collaborato con Balenciaga hanno deciso di prendere pubblicamente le distanze da quanto accaduto. Tra gli altri spicca la posizione di Kim Kardashian, da anni ambasciatrice del brand, che ha dichiarato di essere “disgustata ed indignata dalle recenti campagne Balenciaga”. Inoltre, ha sottolineato come le sue future collaborazioni con la maison sono ad ora in dubbio.
Nelle successive ore, le immagini incriminate sono state prontamente cancellate da tutte le piattaforme in cui erano state pubblicate. Inoltre, il reparto comunicativo della maison ha prontamente rilasciato un comunicato stampa di scuse per l’accaduto, sottolineando come Balenciaga si schieri sempre contro qualsiasi forma di sessualizzazione dei minori.
Inoltre, il team direttivo del brand ha preso le distanze dalla campagna, sottolineando come gli oggetti di scena non fossero stati approvati. Per quanto riguarda i documenti presenti nella campagna Garde Robe, invece, Balenciaga ha dichiarato che avrebbero dovuto essere documenti fittizi, senza alcun riferimento alla realtà.
Anche il direttore artistico Demna ha deciso di dire la sua, pubblicando un messaggio in cui sottolinea come non fosse sua intenzione provocare un tale scandalo. Una notizia più recente, invece, ci dice che il direttivo di Balenciaga ha fatto causa all’agenzia di comunicazione North Six, per 25 milioni di dollari, colpevole di aver supervisionato ed approvato gli oggetti di scena dei servizi fotografici incriminati.
Questa storia, sicuramente tutt’altro che positiva, ci insegna quanto l’eticità e la credibilità di un brand siano fattori importantissimi, anzi fondamentali. Il pubblico, anche quello affezionato, ha il potere di distanziarsi da ciò che non rispecchia più i propri valori.
L’abuso sui minori e la loro sessualizzazione sono pratiche aberranti, da condannare senza ombra di dubbio. Proprio per questo è importante che l’immagine di Balenciaga si sganci il prima possibile da questa brutta vicenda, che servirà da monito per tutti, affinché su queste tematiche si faccia maggiore attenzione.
Stefania Berdei
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