Maometto: l’ultimo dei profeti
“L’Islam è che tu testimoni che non c’è altro dio che Allah e che Muhammad è il messaggero di Allah; che tu compia la preghiera rituale, versi la zakat, digiuni nel mese di ramadan e faccia il pellegrinaggio alla Casa, se ne hai la possibilità”.
-ḥadīth di Gabriele
Un uomo, un profeta, un intellettuale, un rivoluzionario.
Probabilmente penserete a Gesù, ma un’altra figura altrettanto importante è esistita nella storia.
Sto parlando di Maometto, personaggio fondamentale nella fede islamica.
Nato a La Mecca, è stato profeta e fondatore dell’Islam e tutti i musulmani lo riconoscono come figura essenziale per tale religione.
Anche detto “Messaggero di Dio” o “Sigillo dei profeti”, Maometto avrebbe ricevuto l’incarico della Rivelazione da parte dell’arcangelo Gabriele.
Viene subito da pensare al Cristianesimo vero? Ma vediamo la vita di questo straordinario personaggio.
Nato nel 570 circa, apparteneva alla tribù dei Quraysh che abitavano a La Mecca, città sacra dove i pellegrini arrivavano da ogni luogo per adorare le divinità.
Sì avete letto bene. Le popolazioni arabe antiche praticavano il politeismo, ma erano già entrate in contatto con religioni monoteiste, cristianesimo e ebraismo.
Orfano di padre, la madre lo chiamò Muhammad, ovvero “il più lodato”. Alla morte di quest’ultima, fu affidato allo zio commerciante e, insieme a lui girò per molto tempo visitando vari luoghi.
Maometto fu assunto come capo carovaniere da una vedova, Khadjia, presa poi in moglie.
I suoi viaggi lo portarono anche in Siria dove si trovavano comunità ebree e cristiane. A contatto con esse, quindi con il monoteismo, elaborò l’idea che tale fede poteva unire le tribù arabe in un solo popolo.
Nel 612 d.C. ebbe una grande rivelazione. Si narra che l’arcangelo Gabriele lo scelse come profeta di Allah e la sua missione sarebbe stata quella di predicare il nome di un unico dio a cui tutti dovevano sottomettersi. Fondò, infatti, l’Islam.
Così iniziò la sua missione, molto ostacolata dalle famiglie più ricche della città.
Il profeta fu isolato dal clan perché non condividevano ciò che egli proclamava, ma non si diede per vinto.
Nel 622 d.C., insieme ai discepoli, si diresse verso Medina per rifugiarsi e edificò la prima moschea. La comunità islamica crebbe in quella città e Maometto combatté con altri clan per compiere la missione che gli era stata affidata.
Tale anno è detto dell’egira (della fuga) e i musulmani contano gli anni da questa data.
Torniamo al profeta.
Molti furono anche i consensi all’Islam ed egli divenne capo politico e militare con lo scopo di convertire le tribù sotto una sola religione e un unico dio.
Ritornò a La Mecca nel 630 d.C. insieme a 10000 fedeli. Morì nel 632 lasciando il Corano come testimonianza del compito affidatogli.
Maometto era una figura con proprietà eccezionali. Profeta, politico, condottiero e fondatore di una delle religioni principali in tutto il mondo.
Insomma, che tu sia fedele o meno, bisogna riconoscere il ruolo fondamentale dell’ultimo profeta nel corso della storia.
Martina Maiorano
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