DaDizioni-ripetizioni ai tempi della Dad: Dino Buzzati
S’incomincia con Bàrnabo delle Montagne (1933) e già Buzzati muta il romanzo novecentesco, di memorie e di cronache, e ha fatto le sue scelte definitive in tema di mistero letterario, di evasione metafisica, di interrogazione, di attenzione al crollo e al disfacimento della vecchia natura e alla decadenza dell’uomo.
Bonifazi Neuro, Dino Buzzati e la catastrofe, in Teoria del fantastico, 1982
- La vita e le opere di un autore fuori dal coro
Dino Buzzati nasce nel 1906 a Belluno in un contesto borghese e benestante per poi trasferirsi a Milano, dove il padre insegna diritto internazionale all’Università Bocconi.
Le sue vacanze estive le trascorrerà a San Pellegrino, nella villa appartenente alla sua famiglia: entrambi questi luoghi, la città e la montagna bellunese ritorneranno frequentemente nelle sue opere. Poco prima di terminare gli studi giuridici e dopo aver svolto il servizio militare, viene assunto come praticante al servizio di cronaca del Corriere della sera, prima come cronista poi come redattore e inviato. Inizia la sua attività di disegnatore e illustratore presso il settimanale Il popolo della Lombardia.
Nel 1933 esce il suo primo romanzo Bàrnabo delle montagne, positivamente salutato dalla critica che però non sa bene come piazzare lo scrittore nel panorama letterario. Quel libro non aveva niente a che vedere con l’idea di letteratura teorizzata dalla rivista Solaria. È infatti un romanzo d’iniziazione, una parabola sulla dignità dell’uomo e sulla sua esistenza.
Nel 1935 esce il suo secondo romanzo, Il segreto del bosco vecchio ma non ottiene altrettanto successo.
Nel 1940 è la volta de Il deserto dei Tartari che inizialmente aveva intitolato La Fortezza ma che cambia per evitare ogni allusione alla guerra imminente. In quell’anno, l’Italia entra in guerra con l’Etiopia e il clima bellico e razzista dell’Italia fascista e della Germania hitleriana cominciano ad appestare l’aria, ad appesantire l’esistenza. Proprio in questa atmosfera frustrante viene concepito il romanzo che appare un progetto isolato rispetto al panorama letterario circostante e che segna il vero e proprio avvento dell’assurdo, del fatale e dell’inevitabile, rendendo le tensioni esistenziali amare e tragiche.
Si tratta di una storia essenziale capace di suggestionare il lettore, soggiogato dall’atmosfera magica e metafisica che avvolge il protagonista, il tenente Giovanni Drogo. L’attesa dell’evento conduce tutta la narrazione e provoca una tensione snervante.
Mentre in Italia si afferma la letteratura del neorealismo e il focus è puntato sui drammi della vita reale, Buzzati va controcorrente e pubblica nel 1945 La famosa invasione degli orsi in Sicilia destinata ai bambini e illustrata dallo stesso autore. Il fantastico in questo periodo è visto come riprovevole evasione ma Buzzati continua su questa scia e pubblica nel 1942 la raccolta di racconti I sette messaggeri, a cui seguono Paura alla scala (1949) e Il crollo della baliverna (1945).
Se le prime raccolte lo inquadrano nell’area del fantastico, la raccolta Sessanta Racconti (con cui vince il Premio Strega) conferma questa teoria, ponendo Kafka come modello della sua narrativa.
Nel 1963 esce il controverso romanzo Un amore con cui si distacca dal fantastico vero e proprio lasciando però quella patina di realismo magico a impreziosire la struttura interna dei fatti narrati. Questo libro giudicato erotico e scandaloso disorientò la critica. Nel 1966 sposa Almerina Antoniazzi la donna che, seppur alla lontana, sembra aver ispirato il tormentato romanzo.
Negli ultimi anni della sua vita intensifica la sua attività di pittore che da sempre è connessa a quella di scrittore. Anche nelle sue tavole trasforma il reale e lo incrocia con l’inverosimile, tra presenza e assenza, metafisica e surrealismo. Esce nel 1969 Poema a fumetti romanzo a fumetti, considerato la prima graphic novel italiana in cui rielabora in chiave moderna e magica il mito di Orfeo ed Euridice.
Nel 1970 esce I miracoli di via Morel il libro dei propri dipinti con l’aggiunta di didascalie che raccoglie finti miracoli attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare,
Presso Mondadori esce il volume di racconti ed elzeviri Le notti difficili e in questo stesso anno cominciano i sintomi della malattia, tumore al pancreas, di cui morirà l’anno successivo.
- Una nuova concezione del fantastico
L’autore crede davvero nel fantastico, nel mistero che avvolge la vita del borghese medio e pragmatico – il classico protagonista dei suoi racconti – che così diventa stregato. La metafisica è qualcosa a cui aderire mentre il reale in senso stretto è una menzogna, un codice militare che rende la vita di tutti i giorni monotona, triste, assoggettata alla cognizione del tempo che passa e invecchia tutto. La verità è da cercare altrove, oltre la realtà, ma per conoscerla c’è bisogno di coraggio e pazienza, qualità che mancano all’uomo moderno.
Buzzati non vuole indagare i segreti del proprio io ma i misteri che aleggiano intorno all’individuo, a partire dalle situazioni oniriche – come insegna il Surrealismo – fino ai miracoli e giungendo alla morte che rappresenta il ponte tra il mondo fisico e metafisico, la fine dell’attesa e la rivelazione di tutto.
Maria Cristiana Grimaldi
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