Everything everywhere all at once: lottare con gentilezza
Everything Everywhere All at Once è uno dei film candidati agli Oscar 2023 per la sezione Miglior Film. È il secondo prodotto cinematografico dei Daniels, pseudonimo dei due registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert.
Everything Everywhere All At Once è tante cose. Mai titolo più adatto e ringraziamo il fatto che non ci sia stata una traduzione italiana di quest’ultimo che avrebbe sicuramente fatto perdere la sua importanza, come spesso capita.
L’attrice protagonista è Michelle Yeoh che presta il suo corpo, la sua voce e la sua agilità nelle arti marziali a Evelyn Wang.
Evelyn è una donna cino-americana, proprietaria di una lavanderia a gettoni gestita insieme al marito Waymond. È fuggita negli Stati Uniti andando contro ogni idea della famiglia per sposarsi e vivere con Waymond, mettendo da parte ogni sua aspirazione futura per amore.
Ma forse questo ormai dopo tanti anni di matrimonio inizia un po’ a pesare e l’idea del divorzio comincia a concretizzarsi; si aggiunge a questo un rapporto contrastante che non riesce a gestire, con la figlia adolescente e come se non bastasse una pedante impiegata dell’agenzia delle entrate che sta per portarle via l’unico scopo della sua vita: la lavanderia. Everything Everywhere All at Once si presenta dunque come un classico dramma familiare.
Sembra un film dalla fine quasi scontata quando invece i Daniels ( Daniel Kwan e Daniel Scheinert) ci aggiungono un pizzico di fantascienza e lo fanno discutendo del multiverso. Non c’è da aspettarsi un film super dettagliato che spiega quanto poco si sappia del multiverso, risultando magari per coloro che non sono entusiasti della questione, noioso e assai scientifico; al contrario Everything Everywhere All at Once è un film che intrattiene, sa far ridere, fa piangere, fa riflettere. Come detto prima, il film è tante cose.
Ritornando alla trama, Evelyn la protagonista, nel recarsi all’ufficio dell’agenzia delle entrate, si ritrova davanti ad un’epifania che svolterà la sua vita. Evelyn nasce nell’Alphaverso, un universo diverso da quello in cui si trova a vivere ora: lì era una famosa scienziata che studiava, insieme ai suoi ricercatori, come dimostrare l’esistenza di altri universi. Ma una delle sue più brave ricercatrici, così come accadde a Dio con il suo più fidato angelo, le volta le spalle diventando il suo peggior nemico. Evelyn viene dunque chiamata a salvare tutti i possibili universi creati da lei, che sono sotto minaccia del suo nemico.
Il film ha la capacità di disorientare lo spettatore, lasciandolo dunque a fine spettacolo con sentimenti contrastanti. Come già detto, EEAAO fa ridere con l’elemento sci-fi in cui troviamo universi con mani a forma di hot dog o ancora la possibilità di passare da un universo ad un altro solo attraverso tappeti elastici su cui devi farti la pipì addosso, spezzarsi un braccio, cantare un Ave Maria, o combattere con armi a forma di peni. Fa meditare sulla vita, sulle scelte intraprese e su quali avremo potuto intraprendere: “Le più piccole decisioni possono creare differenze significative nel corso della nostra vita. Ogni minuscola decisione crea un altro universo divergente”; una metafora pronunciata da Waymond ad Evelyn.
E fa capire quanto è importante l’amore per sé e per gli altri, e pi in generale l’amore in ogni sua forma; fa riflettere sul fatto che nulla di tutto quello che facciamo o che ci accade è davvero importante da farci mettere sempre in discussione e a portarci a vivere male la vita con odio.
I Daniels hanno saputo creare con Everything Everywhere All at Once un film che unisce il cinema delle arti marziali, il multiverso, la comicità illogica, il dramma familiare, l’amore, i conflitti di generazione, i rimpianti, creando un mix sorprendente. Tutto sempre dando importanza ad ogni singolo tema. Attraverso la storia di Evelyn, lo spettatore arriva alla consapevolezza che essere gentili, soprattutto nelle divergenze o nel caos, è l’unica cosa che può salvarci.
Arianna D’Angelo
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