Scherzi e burle. Qual è l’origine del Carnevale?
“A Carnevale ogni scherzo vale”. Quante volte abbiamo sentito questa frase mentre eravamo vittime di burle da parte di amici.
Ebbene sì gente, il Carnevale è alle porte e, come sempre, le maschere e gli scherzi saranno protagonisti.
Da dove deriva questa festa? E soprattutto, chi ha deciso tali travestimenti?
Adesso ve lo spiego.
La parola Carnevale deriva (forse) dal latino carnem levare, ovvero “eliminare la carne”. Questo termine indicava il banchetto dell’ultimo giorno di tale festa, appunto martedì grasso, prima del digiuno di Quaresima.
Qualcuno afferma che la parola derivi da carnulia, “giochi campagnoli” oppure da carrus navalis, “nave su ruote” proprio per indicare i carri carnevaleschi.
I festeggiamenti del Carnevale sono molto antichi, addirittura risalgono alle festività dionisiache greche e saturnalia romani.
Durante questi giorni c’era un rovesciamento degli ordini sociali e una grande dissolutezza. Rappresentavano il caos nell’ordine consueto, il quale riemergeva alla fine rinnovato.
Per celebrare tale disordine e restauro finale, passava il carro di colui che aveva l’arduo compito di ristabilire l’ordine.
A Babilonia, per esempio, le processioni dei festeggiamenti avevano come protagoniste le forze del caos che contrastavano il salvatore Marduk.
In questi momenti ci si abbandonava agli istinti primordiali sconvolgendo regole sociali e morali.
Insomma, veri e propri festeggiamenti liberatori.
Dal saggio “Il Mito dell’Eterno Ritorno” dello storico Micea Eliade si legge: “Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi, sono anche il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità. In questo intervallo paradossale fra due tempi, diventa possibile la comunicazione tra vivi e morti, cioè fra forme realizzate e il preformale, il larvale.”
Il Carnevale, quindi, è trasportato in una dimensione metafisica dove si incontrano spiriti di cielo, terra e inferi.
E cosa c’entrano le maschere?
Bene, secondo le credenze, tale festa apre un passaggio tra spiriti degli inferi e abitanti della terra. Per onorare le anime e non farle arrabbiare, gli uomini indossano delle maschere per assumere le caratteristiche soprannaturali delle anime.
Come una sorta di modo per scacciare il malocchio.
Le maschere hanno carattere infernale, proprio come Arlecchino o Pulcinella, ma quelle più spaventose sono senza dubbio i mamuthones della Sardegna.
Una volta terminato questo periodo si deve ritornare all’ordine iniziale e quindi procedere con un rito purificatorio. Alla fine di esso viene bruciato il “Re carnevale”, un pupazzo simbolico.
Questa festa si è mantenuta tutt’oggi, con tradizioni tipiche relative ad ogni paese.
In Italia
In Italia conosciamo benissimo il Carnevale di Venezia, uno dei più importanti d’Europa. Di origini antichissime, risalirebbe addirittura al 1094, dove si legge in un documento del Doge Vitale Falier di tale evento pubblico.
In realtà, il primo atto ufficiale del Carnevale di Venezia come festa pubblica è del 1296.
Negli anni si è deciso per un tema annuale. Oggi è un grande evento che attira turisti da tutto il mondo.
Il Carnevale di Viareggio è uno dei più famosi nella penisola. Risale al 1873 e, secondo la tradizione, l’idea è nata al Caffè del Casinò. Si decise che, il martedì grasso, carri enormi e trionfali avrebbero sfilato. Con la prima guerra mondiale ci fu una pausa, con una successiva ripresa nel 1921.
È caratterizzato da carri allegorici dove si possono ammirare personaggi in cartapesta della cultura tradizionale, spettacolo o politica.
Il Carnevale di Arcireale, tipico siciliano, è molto antico. Ogni anno sfilano carri allegorici, spesso di notte, dove lampade e luci danno vita ad esibizioni favolose.
Ultimo quello di Ivrea, famoso per la Battaglia delle Arance. Il Carnevale è improntato sulla rivolta dei cittadini contro il tiranno, forse Ranieri di Biandrate, ucciso dalla Mugnaia mentre esercitava lo ius primae noctis.
Da quell’evento ebbe inizio la guerra civile che culminò proprio nel Carnevale. In tale giorno il popolo lanciò delle arance contro gli arcieri reali. Alla sfilata odierna partecipa anche la Mugnaia che regala dolci ai cittadini.
Maschere
Le maschere più famose del periodo carnevalesco sono sicuramente Arlecchino e Pulcinella.
Le origini del primo sono frutto di una contaminazione tra due tradizioni. Zanni bergamasco e personaggi diabolici farseschi francesi.
Arlecchino è famosissimo nelle commedie fin dal 1500, ma le origini del suo personaggio risalgono ai riti agricoli.
Il suo nome si riferisce ad un demone ctonio, ovvero sotterraneo.
In realtà, l’etimologia è di origine germanica. Hölle König, “re dell’inferno”, da cui poi si sarebbe generato Harlequin fino all’odierno Arlecchino.
Ricordiamo anche l’Alichino dantesco che si trova nell’Inferno della Divina Commedia insieme ad un gruppo di diavoli.
Insomma, tutti nomi che indicano origini diaboliche e malefiche. Ve lo aspettavate da un personaggio tanto giocoso?
Pulcinella invece è la tipica maschera napoletana. Inventata ad Acerra da Silvio Fiorillo all’inizio del 600, è stata modificata nell’800 da Antonio Petito.
Probabilmente le origini sono più antiche. C’è chi dice che discenda da Pulciniello, un piccolo pulcino, proprio per la protuberanza della maschera. Chi afferma che sia un’invenzione di Puccio D’Aniello, contadino di Acerra. Altri sostengono che sia nato nel IV secolo a.C. da Maccus, un personaggio delle Atellane, spettacoli popolari a Roma.
Il suo significato però non è cambiato. Incarna il tipico napoletano che riesce sempre a cavarsela in ogni situazione burlandosi di tutti.
Insomma, questa magnifica festa, a tratti un po’ strana, ha una lunga storia alle spalle. Origini, tradizione e cultura si fondono insieme per dare vita al Carnevale, un periodo ricco di divertimento e ambiguità.
Martina Maiorano
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