6000 bambini ucraini deportati in Russia: arriva la conferma
Un’inchiesta dell’università di Yale ha rivelato che oltre 6000 bambini ucraini sono stati deportati in Russia con lo scopo di rieducarli, eliminando la loro identità nazionale.
Deportazione, rieducazione, adozione, detenzione: queste le parole al centro dei racconti riportati dai ricercatori di Yale secondo cui la Russia avrebbe trasferito oltre 6000 bambini ucraini in 43 centri “ricreativi”.
Il sospetto che minori ucraini fossero coinvolti in operazioni di rieducazione russa era già piuttosto diffuso, ma la conferma è arrivata solo adesso. Nathaniel Raymond, direttore esecutivo dello Yale Humanitarian Research Lab ha denunciato un “programma sistematico della Russia per la rieducazione e l’adozione dei bambini ucraini”.
I bambini coinvolti hanno dai 4 mesi ai 17 anni e da ormai un anno vengono allontanati dalle loro famiglie ucraine per essere portati in Russia, in strutture situate in una zona che va dai territori occupati del Donbass alla Siberia.
Un ospedale psichiatrico e una casa famiglia sarebbero stati convertiti in luoghi pensati per la deportazione degli orfani ucraini: da qui i bambini vengo indirizzati verso le varie famiglie russe a cui sono destinati. Secondo il report, già 350 minori sono stati adottati da genitori russi.
L’ambasciata russa si è giustificata sostenendo che: «la Russia ha accettato i bambini che sono stati costretti a fuggire con le loro famiglie dai bombardamenti. Mosca fa del suo meglio per mantenere i minorenni nelle famiglie e, in caso di assenza o morte di genitori e parenti, per trasferire gli orfani sotto tutela». Ma i dati che emergono dalle indagini illustrano una situazione ben diversa da quella che dovrebbe essere la messa in salvo di minori dal conflitto.
Ciò che viene messo in dubbio è il consenso delle famiglie ucraine rispetto all’allontanamento dei loro figli, un consenso che sembra essere del tutto assente oppure estorto tramite false promesse. La bugia più grande è quella del ricongiungimento: da almeno quattro campi russi i ritorni dei bambini sono stati sospesi.
Nel rapporto si parla di “istruzione russocentrica” che avrebbe l’obiettivo di integrare i nuovi arrivati nel paese. Il piano educativo consisterebbe nel fornire ai ragazzi un punto di vista favorevole rispetto al nuovo paese ospitante, attraverso specifici programmi scolastici, gite in siti patriottici e discorsi di veterani. Caitlin Howarth, ricercatrice di Yale, sostiene che i bambini ucraini siano sottoposti ad un addestramento militare che li vede coinvolti nell’uso di armi da fuoco in percorsi ad ostacoli e nella guida di veicoli da guerra.
Questa situazione ha generato indignazione e preoccupazione a livello mondiale. È certo che le azioni della Russia nei confronti dei minori ucraini sono classificabili come crimini di guerra e contro l’umanità, motivo per cui il report di Yale ha richiesto di fermare le adozioni e di consentire l’accesso ai campi a un organismo neutrale.
Maria Paola Buonomo
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