Giornata Internazionale della felicità: un tesoro da condividere
La Giornata internazionale della felicità, conosciuta come International Day of Happiness, fu proposta dal consigliere Jayme Illien.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) accolse positivamente il progetto: la felicità è uno dei tanti diritti fondamentali dell’ essere umano e in quanto tale è da tutelare e salvaguardare.
Così, il 28 luglio del 2012 nasce la giornata internazionale della felicità con cadenza 20 marzo di ogni anno stabilendo, attraverso la risoluzione A/RES/66/281, quanto segue:
“L’Assemblea generale […] consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità (International Day of Happiness), invita tutti gli Stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica”.
La scelta della data non fu casuale. Il 20 marzo coincide con l’equinozio di primavera, motivo di gioia e rinascita per l’intero pianeta.
Inoltre ogni anno l’ONU pubblica sul suo sito il World Happiness Report, una classifica che stabilisce i Paesi più felici del mondo. Tra questi spiccano Paesi del Nord Europa con in vetta la Finlandia seguita da Danimarca e Islanda.
L’Italia invece è solo al trentunesimo posto. L’anno prima occupava il venticinquesimo. Ma purtroppo la pandemia da Covid-19, come ben sappiamo, ha sconvolto il mondo intero.
Raggiungere la felicità in un mondo piegato dalle guerre e dalla fame, dalla crisi climatica e dalle malattie, dalla precarietà salariale e dalla discriminazione in ogni sua forma, è davvero difficile. Ma per esserlo, almeno quanto basta, è necessario aggrapparsi a quello che di più caro abbiamo. Sarà necessario scavarsi dentro e, in certi casi, chiedere aiuto a professionisti perché le suddette “cose care” a cui aggrapparsi, sembrano non esistere.
La felicità è qualcosa che non va cercata al di fuori ma dentro di noi. Una volta estratta, è come un tesoro, da condividere con chi vogliamo.
Enza Galiano
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