Harvey Weinstein passerà il resto della sua vita in prigione
Il 23 Febbraio 2023 Harvey Weinstein è stato condannato a 16 anni di prigione per stupro e molestie. Dal 2020 sta già scontando altri 23 anni di reclusione per reati simili. Come si è arrivati fino a qui?
Lo scorso febbraio, un tribunale di Los Angeles ha confermato la sentenza a 16 anni di prigione per l’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein.
La condanna si riferisce allo stupro nei confronti di una attrice, avvenuto a Los Angeles nel 2013. Nel 2020 era già stato condannato a New York per un altro stupro, per cui deve scontare 23 anni di carcere. Eppure, queste due condanne si riferiscono solamente a due dei tantissimi casi di violenze sessuali di cui si è reso protagonista questo produttore. Decine di altre donne hanno mantenuto il silenzio per anni, avendo paura di accusare un uomo tanto potente. Alcune vittime, tuttavia, negli anni scorsi hanno coraggiosamente parlato, non venendo però ascoltate e credute. Questo fino al 2017, quando la bomba è irrimediabilmente esplosa, portando a galla tutta la verità.
Per chi non lo conoscesse, Harvey Weinstein è un famosissimo produttore statunitense. Negli anni 70, insieme a suo fratello, ha fondato la Miramax, che ha prodotto tantissimi film di successo, tra cui Pulp Fiction e Will Hunting. Nel 2005, poi, i due fratelli hanno fondato la The Weinstein Company, che tra gli altri ha prodotto anche gli ultimi film di Tarantino. Il successo incontrastato delle sue produzioni ha però conosciuto un crollo nell’ottobre del 2017. Il prestigioso New York Times, infatti, rilasciò un’inchiesta che sarebbe entrata nella storia. In essa, decine di donne accusavano pubblicamente Weinstein di molestie sessuali. Da quel momento in poi, tutto è cambiato. Con il passare dei giorni, infatti, tantissime attrici hanno deciso di parlare, raccontando di essere state vittime di molestie da parte del produttore cinematografico. Secondo le fonti, in totale sarebbero 93 le donne ad averlo accusato. Tra di esse troviamo: Asia Argento, Kate Beckinsale, Cara Delevingne, Eva Green, Salma Hayek, Angelina Jolie, Courtney Love, Rose McGowan, Gwyneth Paltrow, Uma Thurman e Cate Blanchett.
Le modalità sarebbero state sempre le stesse: Weinstein approfittava della sua importante posizione lavorativa, promettendo ruoli cinematografici alle giovani attrici in cambio di favori sessuali. La maggior parte delle vittime, inoltre, dichiara che la molestia è avvenuta in camere d’albergo o in uffici, dove le attrici venivano convocate per discutere della propria carriera. Inoltre, le vittime che decidevano di denunciare l’accaduto venivano messe a tacere, tramite ricatti ed accordi economici.
Gli abusi sono iniziati, sembrerebbe, già negli anni 70. Giravano da tempo numerose voci riguardo al comportamento inappropriato di Weinstein. Tanto che l’attrice Gwyneth Paltrow, durante un’intervista del 1998, dichiarò apertamente che “Weinstein potrebbe obbligarti a fare diverse cose”. Nel 2015, poi, lo stesso New York Times pubblicò un articolo in cui Weinstein veniva accusato di aver palpeggiato una giovane modella. La testimonianza di questa ragazza, tuttavia, non portò a nessun procedimento giudiziario, pur avendo presentato una registrazione audio come prova. Anzi, questa modella venne accusata di essere alla ricerca di attenzioni e di notorietà.
Purtroppo, questo apparente “segreto” venne custodito all’interno dell’industria hollywoodiana per anni. Weinstein ha continuato a perpetrare abusi su abusi, mentre le sue produzioni ricevevano premi e successo. Tanto che, per anni, sul palco degli Oscar molti attori e registi lo hanno ringraziato pubblicamente.
La verità, tuttavia, prima o poi viene sempre a galla. A niente sono valsi i decenni di insabbiamenti, anche perché la figura pubblica di Harvey Weinstein è (giustamente) irrimediabilmente macchiata. Da quell’ottobre 2017 ha perso ogni cosa. La sua casa di produzione ha dichiarato bancarotta, sua moglie lo ha lasciato e tutti i suoi collaboratori hanno preso le distanze da lui. Il vaso di Pandora è stato aperto e, da quel momento in poi, il movimento #MeToo è diventato virale.
Donne di tutte le età e nazionalità hanno raccontato la propria esperienza, sottolineando come le molestie sessuali siano drammaticamente diffuse, soprattutto sul posto di lavoro. In diversi ambiti, alle donne viene impedito di raggiungere il successo lavorativo, qualora non si prestino a favori sessuali. Inoltre, mostrano reticenza nel denunciare, poiché vengono spesso accusate di essere delle arrampicatrici sociali. Dal movimento #MeToo è nato inoltre il film Anche io, prodotto da Brad Pitt, che racconta il lodevole lavoro delle due reporter che hanno portato alla luce questo caso sulle pagine del New York Times.
Stefania Berdei
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