L’Indice dei libri proibiti: la censura secolare voluta dalla Chiesa
Una lista redatta nel 1559 e abolita soltanto mezzo secolo fa: il catalogo delle opere letterarie disapprovate dalla Chiesa cattolica aveva lo scopo di controllare la circolazione di idee definite “erronee”. Tra i tanti censurati, anche Alberto Moravia e Giacomo Leopardi.
Il potere temporale della Chiesa è, ironicamente, molto più potente di quello spirituale. Molte manifestazioni della repressione tipicamente religiosa le ritroviamo in aspetti di ogni giorno.
C’è un mezzo, però, che è da sempre ritenuto il pericolo più grande da alcuni tipi di istituzioni: la parola scritta, i libri. D’altronde verba volant, scripta manent.
Fino all’introduzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg nel 1450, il controllo della Chiesa su quello che andava letto era limitato, e per molte ragioni. Innanzitutto, l’alto tasso di analfabetismo; in secondo luogo, i libri erano pochi: quasi tutto veniva ricordato a memoria e tramandato oralmente.
Esistevano le pergamene, che però erano costosissime e richiedevano mesi, se non anni, di produzione. Quindi, quando veniva scritto qualcosa di generalmente ritenuto sbagliato per le più svariate ragioni, era molto facile bloccarne la condivisione.
L’invenzione di Gutenberg rese tutto molto più difficile: i libri venivano stampati in gran numero e in molti potevano ormai permettersi di farsi produrre copie di novelle, poesie, romanzi e scritti di ogni genere. Come controllare l’incontrollabile?
Papa Paolo IV ci riuscì: nel 1559 ordinò alla Santa Inquisizione di redigere un indice di libri proibiti, l’Index librorum prohibitorum. L’Indice Paolino conteneva i nomi di circa 600 autori non cattolici e altri 500 libri di generi vari, come Il Principe di Niccolò Machiavelli e il Decameron di Giovanni Boccaccio. La pena inflitta a chi si concedeva una di queste letture era, ovviamente, la scomunica.
L’Indice continuò a crescere di papa in papa, includendo altre pietre miliari della letteratura di sempre: era proibita la lettura di Torquato Tasso, Dante Alighieri, Immanuel Kant, Spinoza, Voltaire. Presenti anche i nomi di autori più vicini a noi: Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Alberto Moravia.
In più di 400 anni la lista ha seriamente penalizzato l’accesso alla cultura di migliaia di persone. In seguito alle riforme del Concilio Vaticano II, l’Indice dei libri proibiti è stato abolito nel 1966 per volere di papa Paolo VI. La Chiesa ha tuttavia scelto di avvalersi del diritto di avere un indice “interno” che non prevede sanzioni.
Il fenomeno non soltanto condannò la divulgazione della libertà di espressione (preservata dall’Articolo 19 della Dichiarazione dei diritti umani), ma costrinse molti autori ad autocensurarsi, temendo di non essere pubblicati o letti.
Alessia Capasso
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