Palmira, Sposa del deserto
Palmira, il cui antico nome in aramaico era Tadmor, palma, fu una florida città situata in un’oasi in Siria, tra la città di Damasco e di Deir ez -Zor sul fiume Eufrate.
La prima menzione della città avviene in epoca assira in una tavoletta cuneiforme, il nome Tadmor è infatti presente in alcuni documenti negli archivi assiri nel XIX secolo a.C, comparendo anche altre volte fino al secolo XI a.C.
Dopo un lungo silenzio la città viene citata nuovamente nel I secolo a.C con il nuovo nome di Palmyra cambiato in epoca Seleucide.
Sfruttando la sua posizione tra il mediterraneo e l’Oriente la città fu punto di snodo dei traffici commerciali. Ricca di sorgenti, grazie ad un complesso sistema idraulico che convogliava le acque dalle colline vicine verso la pianura, riuscì a sviluppare anche una fiorente agricoltura.
Dopo la conquista della regione da parte dei Seleucidi nel 323 a.C la città di Palmira mantenne una certa indipendenza che le permise di svilupparsi e di creare anche un proprio alfabeto, indipendenza che manterrà anche dopo la conquista dei romani nel 64 a. C.
Nel 19 d. C divenne ufficialmente parte della provincia romana di Siria, sotto l’imperatore Tiberio, e tra il I ed il III secolo a. C ebbe uno sviluppo intenso che la rese una città estremamente ricca, tappa fondamentale delle carovane del deserto, viaggiatori e mercanti a cui era concesso di non pagare i pedaggi, che le valsero l’appellativo di Sposa del deserto.
In questo periodo sorsero magnifici monumenti e santuari come quello dedicato a Baal, l’anfiteatro, la via colonnata.
L’imperatore Adriano visitò Palmira e concesse nel 129 d.C alla città lo statuto di città libera chiamandola Palmira Hadriana.
Dopo alterne vicende nel 268 d.C. prese il potere Zenobia moglie di Odenato, figlio di un ricco senatore che sotto Settimio Severo e Gallieno, fu nominato governatore della provincia di Siria ed in seguito ottenne il titolo di dux romanorum per poi autoproclamarsi re.
Molte leggende circondano la figura di Zenobia, sicuramente resse il regno in nome del figlio Vaballato e si proclamò Augusta staccandosi dall’impero romano.
Sotto il suo regno Palmira raggiunse l’apice della bellezza e della ricchezza, venne intrapresa una politica di espansione che portò alla conquista dell’Arabia, della Palestina, dell’Egitto e a nord della Bitinia e infine della Cappadocia.
Nel 272 d.C inizia la parabola discendente di Palmira, Aureliano nominato imperatore infligge dure sconfitte all’esercito palmirense ed infine si impadronì della città. Zenobia ed il figlio furono catturati.
Ribellioni successive portarono ad azioni di violenza da parte di Roma per placare le rivolte e le mura della città furono distrutte, ridotta ad un villaggio divenne un accampamento per le legioni romane.
Diocleziano e Giustiniano per l’importanza strategica della zona alzarono nuovamente le mura della città ma cioè non impedì nel 634 agli Arabi di conquistare Palmira.
Oggi i resti monumentali di Palmira sono visibili ma danneggiati dalla distruzione operata dallo Stato islamico nel 2015.
Beatrice Gargiulo
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