Quando il potere fa rumore: Anatoly Levin-Utkin
Anatoly Levin-Utkin è il giornalista russo ucciso nell’agosto 1998, molto probabilmente per le sue ricerche sulla figura di Vladimir Putin.
San Pietroburgo, 1998. Il clima politico, sociale ed economico dell’ex Unione Sovietica era in grande fermento. Le vecchie istituzioni sovietiche dovevano essere riformate secondo le nuove esigenze politiche della neonata Federazione Russa: uno su tutti, il servizio segreto russo.
Nel luglio di quell’anno Boris El’cin, presidente della Federazione Russa, nomina a capo della FSB, organo di sicurezza interna che sostituisce il KGB, Vladimir Putin, una ex spia proprio del KGB diventato poi uomo politico.
Un paio di settimane dopo la nomina, un giornale settimanale di San Pietroburgo (città natale di Putin), il Yuridichesky Petersburg segodnya, pubblicò un articolo con il titolo Il tenente colonnello Putin dirige illegalmente l’FSB, dove vennero esposte alcune relazioni del nuovo capo FSB con alti dirigenti politici e dei servizi segreti russi, ricostruendo una vera e propria scalata al potere.
Dietro queste meticolose ricerche c’era soprattutto un uomo, il vicedirettore del settimanale, Anatoly Levin-Utkin. Descritto dai suoi collaboratori come un grande bibliofilo e scrupoloso ricercatore, fu una delle menti che aiutò la redazione a scavare nel profondo passato di Vladimir Putin. Questo, probabilmente, non piacque molto, tanto che dopo la pubblicazione dell’articolo ci furono vari segnali di ostilità verso il giornale.
Otto giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, di ritorno dal lavoro, il giornalista Levin-Utkin viene selvaggiamente picchiato con spranghe di metallo davanti all’ascensore del proprio condominio. Quattro giorni dopo morirà in ospedale, senza più prendere coscienza, il 24 agosto 1998, ad appena 41 anni.
Gli assaltatori lo derubarono dei suoi documenti d’identità, dei soldi e, soprattutto, di una valigetta da lavoro contenente informazioni giornalistiche.
La polizia derubricò il caso come un tentativo di rapina finito male, ma i colleghi russi ed internazionali chiaramente non furono della stessa idea e da subito pensarono che la sua morte fosse da ricondurre alle sue attività di ricerca giornalistiche.
In ogni caso, quello di Anatoly Levin-Utkin rimarrà un omicidio irrisolto senza nessun colpevole dietro le sbarre e Vladimir Putin diventerà Presidente della Federazione Russa, conscio del fatto che l’informazione libera è un’arma che necessita uno stretto controllo, ieri come oggi.
Uno dei tantissimi misteri che avvolge da sempre la relazione tra informazione e potere.
Luca Grassi
Illustrazione di Luca Grassi
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