#ANCHEAME: stop alla violenza ostetrica
Gravidanza e parto non sono sempre un’esperienza facile da affrontare.
Contrariamente alla visione romantica portata avanti dai media e dalla Società patriarcale, dare alla luce un figlio è il più delle volte traumatico, non soltanto per il dolore naturale dato dal travaglio ma per una serie di violenze – più o meno gravi, fisiche e/o mentali – che le partorienti subiscono da sempre tra le mura ospedaliere.
Se ne parla troppo poco, ma la violenza ostetrica esiste. In Italia, in particolare, ogni anno la subiscono decine di migliaia di persone sia durante il travaglio sia nel post-partum. Non si tratta unicamente di pratiche invasive di cui spesso non vengono svelate implicazioni e rischi, ma anche di commenti denigratori da parte dello staff medico nei confronti delle pazienti che non rientrano nella visione stereotipata della madre perfetta.
Rifiutare l’epidurale a una paziente perché il parto “deve far male”, incolparla perché non le esce il latte o il bimbo non si attacca al seno, aspettare l’ultimo momento per un cesareo d’emergenza nel timore che la madre non stia spingendo abbastanza, schernire una ragazza-madre perché “hai voluto la bicicletta…”: sono solo alcuni degli esempi di violenza ostetrica di cui nessuno parla pubblicamente con la dovuta gravità.
Nessuno tranne un gruppo di donne – attiviste, giornaliste, avvocate, comunicatrici, mediche e madri – che si è stancato di tacere e ha deciso di portare il problema all’attenzione dei social. L’hashtag #ANCHEAME riunisce le vittime di violenza ostetrica e ginecologica e chi vi ha assistito senza sapere cosa fare o rendersi pienamente conto dell’abuso in atto.
L’obiettivo è dare voce a chi ha subìto simili traumi e ha visto compromessa la propria salute mentale, fisica e riproduttiva, creando occasioni di dibattito, di studio ed educazione dentro e fuori dal web per poter presentare a tempo debito una proposta di legge che regoli gli ambienti destinati alla maternità, alla genitorialità e alla salute intima, nonché un’adeguata formazione del personale medico-sanitario nel suo rapportarsi con i pazienti.
Le donne fondatrici di #ANCHEAME, tra cui figura la content creator Iris Babilonia, ideatrice della terrificante ma informativa rubrica su YouTube “Orrori in sala parto”, si mettono al servizio di chi si è visto negare il diritto all’autodeterminazione da un camice bianco, di chi è stato investito da un forte senso di inadeguatezza nei confronti della maternità dopo commenti e gesti non richiesti da parte del personale medico.
Condividere il trauma, imparare a riconoscere la violazione di un diritto, capire come agire prima che sia troppo tardi: è questa la chiave per un’esperienza di parto il più felice possibile, e queste donne lo sanno.
Claudia Moschetti
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