Emma. Se Jane ti vedesse, piangerebbe!
La vita di un lettore è difficile. L’aumento costante dei prezzi, le ultime uscite imperdibili che si rivelano pallide rivisitazioni di cose già viste, le edizioni fuori catalogo irreperibili… potrei andare avanti all’infinito. Ma la vita di un lettore appassionato anche di film è una vera tragedia perché trovare un buon adattamento cinematografico è un’Utopia.
Cresci cinico e disilluso, non ti aspetti nulla di bello dalla vita. “Mai una gioia” è il motto di noi Millennial cresciuti con Harry Potter e quelle ciofeche di film che hanno stravolto tutto. Non puoi dirmi che la saga è valida se me la stravolgi!
Eppure a volte qualcuno si impegna. Ogni tanto un regista legge davvero il libro da adattare allo schermo, o uno sceneggiatore viene affiancato dall’autore stesso e ne esce qualcosa di buono.
Ogni tanto si adatta Jane Austen e ne viene fuori la vera essenza dell’autrice.
Fermi tutti. Non cominciate a dirmi quanto sia meraviglioso l’Orgoglio e Pregiudizio del 2005 con la brava e bella Keira Knightley, e non cominciate la solita discussione su chi sia il miglior Darcy di sempre, se Matthew Macfadyen o Colin Firth. Staremmo qua a parlarne fino al Natale 2025.
Posso dirvi con assoluta certezza di aver visto praticamente qualsiasi trasposizione di qualsiasi libro di Jane Austen. Viste tutte, amate tutte – alcune più di altre – perché a conti fatti se una storia è buona la apprezzi sempre, non importa quanti zombie ci infili dentro, se la ambienti in India o in un campeggio per gay.
Che si tratti di Elizabeth Bennet o Bridget Jones, di Emma Woodhouse o Cher Horowitz, le eroine di Jane Austen sono iconiche e sempre attuali, non importa quanti secoli siano passati, continueremo ad ammirarle e a voler essere loro. E non soltanto per i partner che si scelgono!
La scrittura di Jane Austen crea dipendenza. Più la leggi, più ti appare un nuovo significato, un dissing che sulle prime non avevi notato. Non si parla mai “solo” di amore e matrimoni. Ci metti anni a capirlo, e più di una lettura, ma alla fine ci arrivi: si parla di soldi, di società e patriarcato.
E il modo in cui l’autrice ne scrive! Ah, è quella la parte più affascinante. Il sarcasmo e l’ironia di Jane Austen sono seducenti, moderni oltretutto. Non me ne stanco mai.
Per questo, nonostante mi sia innamorata molte volte di un qualche adattamento delle sue opere, non ho mai provato fino in fondo quella fascinazione che avverto ogni volta leggendo, quella risata che mi viene sempre da condividere con l’autrice, come fosse un segreto solo tra noi.
Una fascinazione che per la prima volta ho ritrovato in Emma., film del 2020 diretto da Autumn de Wilde. Anzi, ve lo devo confessare, è stata la pellicola che per prima me l’ha fatta provare.
«Farò un’eroina che non piacerà a nessuno tranne a me» scrisse una volta Jane Austen e mai frase fu più autentica per me. Alla prima lettura dell’opera mi fermai a pagina 100, incapace di sopportare oltre la viziata, arrogante e sfacciata Emma Woodhouse. Nemmeno quella palla di film con Gwyneth Paltrow e gli altri numerosi adattamenti riuscirono a farmi cambiare idea.
Ci è voluta la trasposizione del 2020, con l’eterea Anya Taylor Joy nei panni della protagonista, per capire quanto avessi male interpretato il romanzo e quanto fosse necessario rileggerlo per andare in profondità e cogliere il sarcasmo dell’autrice in ogni singola frase.
Jane Austen percula Emma alla grande per il modo in cui si sente migliore di tutti gli altri, ma prova anche pena per lei perché è cresciuta senza una madre, viziata e senza amiche fino ai vent’anni. Il piedistallo su cui si eleva è altissimo perché la sua caduta possa fare più male.
Ed Emma a un certo punto cade. Eccome se cade!
Ma da buona eroina austeniana, Emma si rialza e impara dai propri errori, anche grazie alle parole dure del Signor Knightley, amico, confidente e futuro innamorato. Ho una cotta per lui, lo ammetto. E al novanta percento è merito di Johnny Flynn, che nel film lo interpreta in maniera splendidamente umana e goffa.
Basta con questi uomini chiusi e compassati che non si mostrano mai vulnerabili (Darcy, ti amo, però a volte vorrei prenderti a sberle e farti il solletico per smuoverti un po’)! La regista Autumn de Wilde l’ha capito e ci ha dato esattamente questo, un uomo tenero e paziente che non ha vergogna a gettarsi in terra a piangere per il suo amore non corrisposto, ma che non evita il confronto quando ce n’è bisogno. Le eroine austeniane amano chi le affronta a muso duro. Le affabulazioni sono per i Churchill e i Wickham, nascondono sempre qualcosa sotto.
In questo film c’è tutta Jane Austen, il lato critico, il lato femminista, ma soprattutto il lato beffardo, che nelle trasposizioni viene così dolorosamente messo in secondo piano per dare spazio all’amore.
Non che sia un male, eh, anche Shakespeare scriveva d’amore e matrimoni, ma nessuno gliene fa mai una colpa perché è un uomo. E vi vedo alzare gli occhi al cielo, darmi della femminista polemica, ma sotto sotto sapete che ho ragione. A quale scrittore si è mai rinfacciato di far convolare i suoi personaggi a nozze?
Talvolta mi domando cosa direbbe Jane se potesse vedere i suoi romanzi, così complessi e sfaccettati, ridotti a questo. Mi chiedo se sarebbe turbata nell’accorgersi che ancora, nel XXI secolo, le donne sono associate innanzitutto all’amore. E mi chiedo se la sua penna acuminata e sagace si sentirebbe violata nel vedersi ridotta a una qualsiasi commedia romantica, per quanto splendida, senza dubbio.
Al cospetto di film come Emma mi trovo a desiderare che i viaggi nel tempo esistessero per far sedere Jane Austen sul mio divano, accedere al mio account Amazon Prime e mostrarle come la sua sagace ironia sia straordinaria sullo schermo come sulla carta.
Claudia Moschetti
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